Diretto da Jennifer Baichwal, Edward Burtynsky e Nicholas de Pencier, giovedì 19 settembre arriva al cinema Antropocene – L’Epoca Umana, un documentario ed un progetto multidisciplinare che esplora il complesso ed indelebile impatto dell’Uomo sulla Terra. Le immagini – che mescolano fotografia, finzione, realtà virtuale, realtà aumentata – sono raccontate dalla voce di Alba Rohrwacher (nell’originale, narratrice è Alicia Vikander).
L’Antropocene, una nuova epoca
L’Epoca Olocenica iniziò 11.700 anni fa quando i ghiacciai dell’ultima era glaciale si sciolsero. Geologi e altri scienziati del gruppo di lavoro Anthropocene ritengono che dopo l’Olocene siamo entrati in una nuova epoca: l’Antropocene. La loro argomentazione è che gli esseri umani sono diventati la specie più forte al mondo e che le prove a sostegno di ciò sono schiaccianti. Il fatto di rendere la terra abitabile attraverso l’estrazione mineraria, l’urbanizzazione, l’industrializzazione e l’agricoltura; la proliferazione delle dighe e il dirottamento dei corsi d’acqua; CO2 e acidificazione degli oceani a causa dei cambiamenti climatici; la presenza invasiva in tutto il mondo di plastica, cemento e altri tecnofossili; tassi senza precedenti di deforestazione ed estinzione: queste incursioni umane, che perdureranno, sono di portata così vasta che sono già entrati e resistono al tempo geologico.
Il documentario
Meditazione cinematografica sulla massiccia ricostruzione del pianeta da parte dell’umanità, Antropocene – L’Epoca Umana è un film documentario che avuto una lavorazione di quattro anni ad opera del pluripremiato team composto da Jennifer Baichwal, Nicholas de Pencier e Edward Burtynsky. Terzo in una trilogia che include Manufactured Landscapes (2006) e Watermark (2013), il film segue la ricerca di un gruppo internazionale di scienziati, il gruppo di lavoro Anthropocene che, dopo quasi 10 anni di ricerca, sostiene la teoria secondo cui l’epoca dell’Olocene ha lasciato il posto all’epoca dell’Antropocene a metà del XX secolo in seguito a profondi e duraturi cambiamenti.
Un momento critico
Dalle pareti di cemento in Cina che ora coprono il 60% della costa continentale, alle più grandi macchine terrestri mai costruite in Germania, alle psichedeliche miniere di potassio negli Urali russi, alle fiere di metallo nella città di Norilsk, alla devastante Grande Barriera Corallina in Australia e surreali stagni di evaporazione del litio nel deserto di Atacama, i cineasti hanno attraversato il globo usando valori di produzione di fascia alta e tecniche fotografiche allo stato dell’arte per documentare le prove e l’esperienza del dominio dell’uomo sul pianeta. All’incrocio tra arte e scienza, Antropocene – L’Epoca Umana testimonia, attraverso l’esperienza e non la didattica, un momento critico nella storia geologica – portando un’esperienza provocatoria e indimenticabile dell’ampiezza e dell’impatto della nostra specie.
I registi raccontano…
“Sembra che i nostri film continuino a diventare sempre più grandi per ambizione. Non sono sicuro che ciò sia dovuto al fatto che invecchiando porti naturalmente a una prospettiva più globale o se l’urgenza dei problemi che affrontiamo lo richieda. Per Antropocene – L’Epoca Umana eravamo in sei dei sette continenti in 20 paesi e in 43 luoghi diversi. Ma questi soggetti per “grandi film”, per esperienza, rischiano di crollare se non hanno un adeguato bilanciamento su scala. A volte hai bisogno di andare in cielo trovare il tuo posto, ma se resti lassù tutto il tempo, ti allontani da ciò che è significativo. Penso che gli essere umani non siano destinati a rimanere a un livello onnisciente, anche se ci piace contemplare da lì e la tecnologia (elicotteri, droni, immagini satellitari) ci consente di farlo. È nella relazione tra scala e dettaglio in cui il nostro lavoro e Edward Burtynsky si incontrano”.
“Antropocene – L’Epoca Umana fa un passo indietro rispetto agli altri due film nella sua premessa, tratto dalla ricerca del gruppo di lavoro Anthropocene: che gli esseri umani cambiano la Terra e i suoi sistemi più di tutti i processi naturali. Il film ha richiesto una prospettiva globale per portare a casa il fatto che noi umani, che in realtà siamo attivi nella moderna civiltà da circa 10 mila anni, ora dominiamo completamente un pianeta che esiste da oltre 4,5 miliardi di anni”.