Dal 27 febbraio all’11 marzo al Teatro Quirino di Roma andrà in scena La Signora Delle Camelie, lo spettacolo tratto dal celebre romanzo di Alexandre Dumas fils qui adattato e diretto da Matteo Tarasco. Protagonista sarà Marianella Bargilli, affiancata da Ruben Rigillo, Carlo Greco e Silvia Siravo.
Il romanzo di Dumas fils, capolavoro della letteratura francese dell’Ottocento, è un viaggio nel profondo dell’animo umano, che, secondo le parole di Matteo Tarasco, “restituisce un’immagine del mondo vividamente controversa”. Metterlo in scena, oggi, vuole essere “un tentativo di riacquistare, attraverso la fascinazione del palcoscenico, i valori della parola poetica, con l’auspicio che riesca ad imporsi su altri linguaggi che dicono e spiegano, ma non insegnano il senso”.
Per il regista, La Signora Delle Camelie è “una storia cupa e disperata, che oscilla pericolosamente nell’incerto territorio in cui danzano avvinghiati Eros e Thanatos. È una storia assoluta, spietata, estrema, senza margini di riscatto, senza limiti”. Attraverso l’azione drammatica che avvinghia i personaggi della storia, s’intravede anche l’indissolubile legame economico, che costringe i personaggi a condividere un unico spazio vitale. “In questo mondo – continua Tarasco – il denaro trasforma la fedeltà in infedeltà, l’amore in odio, la virtù in vizio, il vizio in virtù, il servo in padrone, l’insensatezza in giudizio e il giudizio in insensatezza. Poiché il denaro, in quanto valore astratto, mescola e scambia tutte le cose, il denaro è in generale una mescolanza”.
Margherita Gautier è la più bella cortigiana della città conosciuta come ‘la signora delle camelie‘. Questi sono i fiori che lei teneva con sé quando si recava al teatro. Il personaggio è ispirato a Marie Duplessis, celebre cortigiana parigina divenuta contessa di Perrégaux. Ad interpretarla sarà Marianella Bargilli che abbiamo intervistato.
Arriva al Teatro Quirino di Roma La Signora delle Camelie, dal capolavoro di Alexandre Dumas Fils. Prima di tutto volevo chiederle cosa rappresenta per lei questo romanzo? Matteo Tarasco ha sottolineato l’importanza della parola…
Quando ho letto per la prima volta La Signora delle Camelie ho pianto. E molto. La forza dirompente di un amore assoluto che il romanzo di Dumas espone con lucidità e spietatezza mi ha coinvolto sin dai primi capitoli. Mi sono innamorata del personaggio di Margherita al primo sguardo.
Alla sua prima apparizione assoluta, questo testo sconvolse l’immaginario collettivo. Cosa significa portarlo in scena nel 2018? Che reazione deve suscitare nel pubblico?
Credo che i grandi classici siano sempre contemporanei, come i sentimenti. I sentimenti non mutano nel tempo della storia. L’amore è sempre amore, il dolore è sempre dolore. Cambiano le fogge degli abiti, cambiano gli aspetti esteriori della vita quotidiana, ma l’essenza profonda dell’essere umano rimane immutata. Pertanto credo che mettere in scena oggi La Signora delle Camelie, significhi restituire allo spettatore uno sguardo profondo, significa indurlo a guardare attraverso e oltre. Educazione sentimentale, ecco uno dei compiti del teatro contemporaneo. Restituire allo spettatore il piacere di emozionarsi. Questo cerchiamo di fare ogni sera quando si alza il sipario.
Lei interpreterà la protagonista. Ce la può rapidamente descrivere?
Margherita è una donna complessa. Ha cercato di farsi spazio nel mondo usando lo strumento del corpo. E’ diventata la cortigiana più ambita di Parigi, ma il suo corpo si è logorato. La tisi la sta uccidendo e ora che sa di avere pochi mesi di vita, vuole innamorarsi, perché sa che l’amore è l’unica medicina che può guarirla.
Come ha lavorato sull’interpretazione di questa donna?
Ho iniziato a studiare alcuni mesi prima dell’inizio delle prove, lavorando con Matteo Tarasco quotidianamente, come un atleta che si prepara per una gara. Del resto noi attori siamo atleti del cuore, dobbiamo addestraci non a fare, ma ad essere, rinvangare, scoprire disvleare, mondi interiori e territori inesplorati. Il viaggio che mi ha portato ad interpretare Margherita è iniziato molto tempo fa, probabilmente prima che io immaginassi di incarnarla in scena. E sicuramente è un viaggio che proseguirà anche dopo che avrò smesso di interpretarla sul palcoscenico, perché personaggi assoluti come Margherita Gautier ti restano addosso, di accompagnano e forse ti accudiscono e si prendono cura di te come buoni amici.
Teatro, spettacolo, ma anche vita. Mi ha colpito questa frase “Sono tutti ciechi perché non sanno amare”. Volevo che me la commentasse, sia in riferimento allo spettacolo che alla nostra società, forse sempre più in balia del caos che stiamo vivendo in questo momento storico.
L’amore è labirintico. A volte è una foresta oscura. Quando perdiamo la capacità di amare, perdiamo la luce, la luminescenza e la capacità di guardare al mondo e alle persone con gioia. Se non vogliamo esser ciechi dobbiamo sforzarci quotidianamente di amare, un essere umano, un progetto, una idea.
Intervista di Giacomo Aricò
Info spettacoli: https://www.teatroquirino.it/eventi/la-signora-delle-camelie-2018-02-27/