Esce nelle sale giovedì 3 dicembre Il Gesto delle Mani, il film di Francesco Clerici, Premio Fipresci all’ultimo festival del cinema di Berlino. Produzione indipendente, il documentario, che in questi stessi giorni esce anche nelle sale inglesi, racconta il processo di creazione di una delle sculture dell’artista Velasco Vitali, dalla cera al bronzo, nella storica Fonderia Artistica Battaglia di Milano.
Il Gesto delle Mani è un’osservazione di una squadra di esperti artigiani all’opera, raccontati solo attraverso le loro espressioni e i loro movimenti. Il loro lavoro disvela un’immutata cultura tecnica: quella della fusione a cera persa, la cui tradizione risale al VI secolo a.C.
Nonostante le numerose innovazioni tecnologiche introdotte nel campo dell’arte nei secoli, ancora oggi per creare una scultura in bronzo si devono seguire gli stessi passaggi usati nel VI secolo a.C. per realizzare i bronzi di Riace. Questi passaggi non sono insegnati nelle scuole, ma ci sono stati tramandati dall’antica tradizione orale attraverso l’apprendistato e l’esperienza di generazioni di artigiani.
Questo documentario è una finestra contemplativa sul lavoro nella Fonderia Artistica Battaglia: un luogo in cui passato e presente condividono gli stessi gesti e in cui ognuno di questi gesti è se stesso una scultura. Un processo centenario è raccontato attraverso la nascita e rinascita di una scultura di cane realizzata dall’artista italiano Velasco Vitali: la storia di una trasformazione di una scultura da cera a bronzo va a svelare, anche attraverso l’uso filmati di repertorio, lo storico processo di una fusione in bronzo, di ieri come di oggi.
“Questo film dà corpo e immagine al rumore e al passare del tempo durante una giornata di lavoro in fonderia – spiega il regista Francesco Clerici – il mio vuole essere un omaggio al lavoro manuale, alla sua solenne umiltà”. La scultura di Velasco Vitali passa dal rosso della cera alla sua patina finale attraverso una sorta di sacro rituale eseguito in una chiesa antica, “un gospel laico, sulla vita e sulla nascita, per dirla in toni più ironicamente pomposi“.
Nella fase di montaggio si è cercato di dare una proporzione quasi matematica tra il tempo di lavoro e il tempo del film: a ogni minuto del film corrisponde circa un’ora di lavoro. Così da mantenere un riferimento forte tra la durata di una fase nel documentario e la durata di quella stessa fase nella realtà del procedimento. La durata del film è 77 minuti, il tempo necessario per completare la fusione e la rifinitura della scultura è di 77 ore circa.
Le sculture di cani di Velasco Vitali sono famose in Italia, e nel documentario diventano un mezzo perfetto attraverso il quale viaggiare lungo il percorso della loro stessa realizzazione, il perfetto protagonista di una fiaba: “una fiaba zen, capace –spero- di creare uno spazio di rilassamento e quasi meditazione, di un ritorno alle origini del lavoro manuale, dove le mani lavorano con acqua, terra, fuoco e aria“.
Questo viaggio è possibile grazie alla cultura e alla sapienza di questi artigiani. Come dice lo storico scultore italiano Giacomo Manzù:
«La scultura non è un concetto. La scultura è il gesto delle mani. Un gesto d’amore. Nella gestualità del corpo sta la relazione con il mondo, il modo in cui lo vedi, il modo in cui lo senti, il modo in cui lo possiedi».