Dopo il successo di Anime Nere di due anni fa, Francesco Munzi torna oggi alla Mostra Cinematografica di Venezia con Assalto al Cielo, un film – Fuori Concorso – che attraverso un’immersione in alcuni dei più importanti archivi d’Italia (Luce, Teche Rai, Archivio del Movimento operaio, Cineteca di Bologna…) mostra immagini, energie, immaginario, di un taglio di tempo eccezionale e complesso della nostra storia.
Costruito esclusivamente con materiale documentario di archivio, il film racconta la parabola di quei ragazzi che animarono le lotte politiche extraparlamentari negli anni compresi tra il 1967 e il 1977 e che tra slanci e sogni, ma anche tra violenze e delitti, inseguirono l’idea della rivoluzione, tentando l’Assalto al cielo. Diviso in tre movimenti come fosse una partitura musicale, il film esprime il sentimento che oggi conserviamo di quegli anni, mescolando nelle scelte del materiale e di montaggio memoria personale, storia, spunti di riflessione e desiderio di trasfigurazione.
“Mi sono avvicinato alla mole di materiale disponibile sulle lotte politiche di quegli anni con grande curiosità – spiega Francesco Munzi – ma anche con un certo timore, di dire troppo o di dire troppo poco, di avere da una parte troppa memoria e da un’altra troppa poca”. Il regista ha così instaurato una dialettica con i filmati che via via trovava, “non sempre quelli che mi sarei immaginato, con un percorso pieno di sorprese che mi costringeva continuamente a correggere la rotta, indicandomi possibili nuove strade”.
“Presto mi sono reso conto che mi avvicinavo istintivamente a quei materiali che più privilegiavano uno sguardo “interno” ai movimenti – continua Munzi – e scartavo i filmati più istituzionali, gli interventi dei leader politici di primo piano, il materiale più manipolato, ho provato a realizzare una storia dal basso”. Il regista ha pensato il film come una partitura musicale, “e, pur rispettando la cronologia storica, ho montato inseguendo il sentimento che provo oggi nel rievocare quegli anni e insieme un umore che ho percepito nei materiali, uno slancio ideale che muta, si frammenta e pian piano si dissolve”.