Su Amazon Prime Video è disponibile alla visione on demand Atto Di Fede, il film diretto da Vittorio Antonacci che rappresenta una testimonianza diretta di una tradizione che ha radici antiche e che, a causa dell’emergenza COVID-19, potrebbe scomparire. Le feste patronali costruite intorno al senso di comunità, rischiano di finire nel dimenticatoio lasciando senza prospettive decine di migliaia di lavoratori.
Il film
Atto di Fede è il ritratto vibrante e poetico di un Sud così reale da passare spesso inosservato: sbirciando oltre il sipario delle feste patronali il mistero del sacro si sbriciola nei preparativi febbrili e gioiosi della gente comune, nei silenzi e nelle chiacchiere che riempiono l’attesa di Dio, della Madonna e dei Santi. Quadro dopo quadro, tutti i personaggi che popolano questa quotidianità profana, intrisa di senso pratico e semplicità, tessono a loro volta, e a loro insaputa, una partitura sacra di grande leggerezza, rivelandosi per quello che probabilmente sono: profeti di strada, mistici in pausa, santi dal dialetto spiccio che sbrigano allegramente le loro faccende prima di andare in scena. Una banda da giro si sposta verso la prossima festa di paese a bordo di un pullman che arriva sempre tre ore prima, nonostante parta tre ore dopo. Vituccia sfoglia rose, mette i petali in freezer e si siede ad aspettare la Madonna. Quando la vedrà arrivare dal fondo della via le andrà incontro spargendo i petali per indicarle la strada di casa. Raffaele, madonnaro donchisciottesco, lotta contro pedoni e macchine per difendere il suo San Rocco e contro il tempo per preservare il senso popolare della festa religiosa.
Vittorio Antonacci racconta…
“La partecipazione alla festa è un atto magico. Ritrovarsi immersi nelle varie dimensioni che la festa crea è qualcosa di unico, speciale, e ogni volta assume le sembianze di un’esperienza irripetibile anche se ogni anno la festa ritorna. A rendere unica la festa, oltre al sincretismo religioso e tutto ciò che ne consegue, ci sono delle figure fondamentali, esseri che definiremmo irreali nella vita di tutti i giorni, eppure durante la festa diventano l’essenza di quel giorno. Penso a bandisti, madonnari, giostrai, venditori ambulanti, a gli uomini delle illuminarie e ai fuochisti, lavoratori come tanti o forse meno tutelati, ma anche figure ancestrali di una tradizione che in tanti paesi crea ancora il senso della comunità. Dopo l’emergenza che abbiamo vissuto, tenere vivo l’aspetto comunitario è fondamentale per far ripartire la vita e far in modo che la Festa non finisca”.