È senza dubbio il premio Oscar appena conquistato, come Miglior Attore Protagonista, il regalo più bello che Gary Oldman si è fatto per oggi, giorno del suo 60° compleanno. Una prova superba, tanto difficile quanto riuscita, quella di vestire i panni di Winston Churchill ne L’Ora Più Buia. L’Academy ha premiato la sua interpretazione consacrando definitivamente il suo immenso talento. Per festeggiarlo, abbiamo letto l’omonimo volume Gary Oldman scritto da Maria Laura Loiacono edito da Ag Book Publishing per la Collana “Cinema – I Grandi Protagonisti” (lo trovate QUI). Un testo che ripercorre tutta la carriera di Oldman, dagli esordi in teatro ai primi film, dalle pellicole-svolta al più recente successo internazionale. Grazie alla sua straordinaria capacità di trasformarsi fisicamente e di assumere accenti e movenze di ogni genere, possiamo definire Gary Oldman un attore eclettico e prorompente. Un vero e proprio artista capace di invadere con la propria umanità il personaggio da interpretare. Il libro, oltre a seguire passo dopo passo la sua carriera, racconta anche la sua infanzia (che ha influito fortemente sulle sue scelte) e le sue passioni: per la musica (è stato un grande amico di David Bowie), per la fotografia (condivisa con il figlio Gulliver e la moglie) e per il Manchester United, la sua squadre del cuore, da sempre. Dopo aver letto il libro ho deciso di chiacchierare l’autrice, Maria Laura Loiacono. Ecco l’intervista:
Oggi è il 60° compleanno di Gary Oldman, un grande interprete che festeggia con un Oscar da Protagonista appena conquistato. Partiamo subito da qui, da questo riconoscimento. Cosa pensi di questa vittoria? Come giudichi la sua interpretazione ne L’Ora Più Buia?
A mio parere, l’interpretazione di Gary Oldman è straordinaria, giocata sulle espressioni, sulla modulazione della voce e su un forte apporto emotivo. Il tutto reso possibile grazie anche ad un solido impianto narrativo e ad un trucco stupefacente. Credo che l’Oscar a Oldman sia meritatissimo e vada a coronare una carriera costellata di successi.
Gary Oldman, un attore che hai raccontato attraverso questo libro che hai scritto: dagli esordi in teatro al successo internazionale, hai descritto con precisione ogni suo lavoro e interpretazione, film dopo film. Cosa puoi dirci di questo “viaggio”, artistico e umano, di Oldman?
Oldman è un attore che non si è mai risparmiato, ha sempre dato il cento percento in scena e questo lo si può notare facilmente osservando ogni sua interpretazione. Sostanzialmente è una persona che concentra sempre tutte le energie possibili in quello che sta facendo, anche nella vita reale. Ciò che gli si tributa, oltre a tanto altro, è proprio la resa molto “reale” dei personaggi, molto “vera”, proprio perché egli coglie tantissimo dalla propria quotidianità. In un’intervista egli disse che per i propri personaggi traeva tanto dal proprio “bagaglio di dolore”, che poi è il bagaglio di vita che tutti noi ci portiamo dietro e che lui ha la grande capacità di mettere in scena. Ad Oldman, personalmente, tributo il fatto di essere molto “umano”, senza tanti grilli per la testa. È anche l’umiltà a rendere grande un attore.
Facciamo un passo indietro. Com’è stata l’infanzia e l’adolescenza di Gary? Quanto questi anni (per certi versi anche socialmente e culturalmente rivoluzionari) hanno inciso sulle scelte e sulla sua voglia di diventare un attore?
Sicuramente Oldman è stato un ragazzo abbastanza ribelle, ma non lo si può biasimare vista la sua situazione familiare poco felice. Il clima culturalmente rivoluzionario ha, infine, fatto il resto. Di certo, la sua scelta di diventare attore non può essere attribuita solo a questo. Credo sia stata più un’esigenza quasi inconsapevole di doversi esprimere, un anelito che va al di là della propria condizione giovanile.
Oldman ha vinto l’Oscar battendo la concorrenza di Daniel Day Lewis. Ironia della sorte, visto che il suo primo ruolo al cinema da protagonista l’ha avuto in Sid & Nancy (1986), il biopic di Alex Cox. Anche in quell’occasione ottenne la parte ai danni di Daniel Day Lewis…
Ed ebbe un successo straordinario nei panni del borderline Syd Vicious. Anche Day Lewis, però, ha avuto la sua rivincita con My Beautiful Laundrette e Camera Con Vista. Le carriere dei due, in ogni caso, si sono sempre sfiorate e ci sono numerosi elementi che li accomunano. Io li chiamo “strani parallelismi”.
1992, Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola. Arriva la consacrazione. Che prova fu quella per lui?
Oldman si è preparato duramente per la parte e non ha lasciato nulla al caso. Ha preso anche lezioni di Rumeno. Il regista gli ha anche fatto dono di una bara per prendere maggiore dimestichezza col ruolo. La sua minuziosità e precisione unite al desiderio di calarsi, al solito, completamente nella parte hanno reso il suo Dracula il migliore di sempre, a mio parere: costantemente in bilico tra passioni sfrenate e desiderio di vendetta.
Un capitolo a parte merita Niente Per Bocca (1997), la sua opera da regista. Cosa ha rappresentato per lui questo film?
È stato un punto di svolta. Ha chiarito definitivamente alcuni concetti fondamentali della sua vita e gli ha permesso di andare avanti. È senza dubbio uno dei film che più lo rappresenta.
Sid Vicious, Lee Harvey Oswald, Dracula, Ludwig van Beethoven, Ponzio Pilato, Winston Churchill. Gary Oldman eccelle nel genere biografico. Secondo te perché? Qual è la sua forza?
Perché, a mio parere, Oldman va alla ricerca del lato più umano di tutti questi personaggi ed, una volta compreso, riesce a portarlo in scena in modo eccellente. Una volta attuato questo lavoro, si concentra sull’aspetto mimico, vocale, gestuale e fisico.
Domanda difficile. Mi faresti un tuo personalissimo podio dei film con lui che preferisci? Per ciascuno dimmi anche il perché…
Non è facile, ma ci provo. Dracula, perché ha segnato il punto più alto della sua carriera, L’Ora Più Buia perché è il ruolo della maturità ormai acquisita e Leon perché interpreta egregiamente un personaggio cattivissimo.
Talento eclettico e prorompente, Oldman riesce a cambiare registro e genere come pochi altri. Tu, anche da ammiratrice, cosa ami della sua recitazione?
Io amo la verità dei personaggi che Oldman riesce ad esternare. Egli riesce a renderli terribilmente reali. Oldman è, più di ogni altro, un attore che fa vibrare le emozioni. In pochissimi ci riescono.
Intervista di Giacomo Aricò