Oggi, 21 marzo 2020, sarebbe stato il 60° compleanno di Ayrton Senna, uno dei più grandi piloti della storia della Formula 1. La sua straordinaria storia, con le sue conquiste fisiche e spirituali sul tracciato e fuori, la sua ricerca della perfezione, e lo status di leggenda che si era aggiudicato, sono il soggetto di Senna, il film diretto da Asif Kapadia 10 anni fa, un documentario che racconta lo straordinario percorso sportivo del pilota di Formula Uno, dalla sua prima stagione nel 1984 fino alla sua morte, un decennio dopo. Senna racconta una storia speciale in modo speciale, abbandonando le tecniche documentaristiche in favore di un approccio più squisitamente cinematografico, utilizzando una grande quantità di filmati di repertorio, perlopiù recuperati dagli archivi della Formula Uno e mai mostrati prima.
Il film
Era una domenica del giugno 1984, al Gran Premio Automobilistico di Monaco. Sotto un diluvio torrenziale, sul circuito prendeva posizione una delle più straordinarie griglie di partenza nella storia delle gare automobilistiche. In pista quel giorno c’erano almeno sei futuri campioni del mondo, compresi il recente campione del mondo Keke Rosberg; uno stoico, impavido inglese di nome Nigel Mansell; l’austriaco Niki Lauda, due volte Campione del Mondo; il roboante Nelson Piquet, anche lui due volte Campione del Mondo; e l’uomo soprannominato ‘Il Professore’, il francese Alain Prost, che verrà di lì a poco considerato da molti il pilota più completo di tutti i tempi. In tredicesima posizione nella griglia di partenza, nel frattempo, lontano dalle attenzioni nella sua Toleman, c’era uno spigoloso e focoso giovane pilota, appena alla sua sesta gara di Formula 1.
Mentre i motori rombavano e i piloti sfrecciavano sulle strade della città, l’uomo in tredicesima posizione si faceva largo tra tutti, dimostrando una tecnica da virtuoso ed un coraggio fuori dal comune, mentre sorpassava ad una ad una tutte le vetture che lo precedevano, compresa quella di Prost al 23° giro. Quell’uomo era Ayrton Senna, che faceva il suo ingresso nel mondo della Formula Uno con una gara spettacolare. Come si sa, Senna non vinse la gara; perse perché fu sospesa per la pioggia e fu Prost ad aggiudicarsi il primo posto. Ma Senna non si amareggiò, si trattava comunque del suo primo fine gara sul podio, sebbene ciò che accadde quel giorno si sarebbe spesso ripetuto nella carriera del giovane brasiliano; avrebbe spesso vinto sul tracciato, ma alla fine la palma della vittoria sarebbe stata assegnata a qualcun’altro, e lui avrebbe spesso lottato contro quelle che considerava ingiustizie di uno sport altamente politicizzato.
Nonostante tutto, riuscì a superare molti ostacoli che gli avevano fatto incontrare, a vincere tre Mondiali — e durante gli anni con la McLaren a stabilire una vivace competitività con il rivale e membro della sua stessa scuderia, Prost — e a conseguire uno status da superstar in tutto il mondo. Agli occhi della stampa internazionale si rivelò un campione carismatico e ardito; mentre i media del nativo Brasile lo consideravano un uomo umile e religioso. Al vertice della carriera però, mentre affrontava il tracciato di Imola, a San Marino, avvenne il disastro. Era la terza gara della stagione del 1994 e durante i giri di qualificazione il protetto di Senna, Rubens Barrichello, ebbe un incidente e si fece male.
Il giorno dopo il pilota austriaco Roland Ratzenberger andò a sbattere contro un muro a 200 miglia all’ora, decedendo all’istante. Senna ne rimase profondamente colpito e si chiese se era il caso di continuare a correre. Il suo grande amico e medico della Formula Uno, il Professor Sid Watkins, suggerì a Senna di non correre quella domenica. Ma l’orgoglio di Senna, il suo senso di responsabilità nei confronti della sua squadra e dello sport, ed il suo bisogno assoluto di vincere la paura, lo spinsero ad andare avanti. La domenica della gara, Senna riuscì a fare appena due giri prima che la safety car si fermasse, schiantandosi subito dopo nella velocissima curva Tamburello, urtando un muro di cemento a più di 130 miglia orarie. Nel 1987, Nelson Piquet aveva avuto un incidente su quella stessa curva, uscendone appena contuso; nel 1989 Gerhard Berger era uscito dalla Tamburello con la vettura trasformata in una palla di fuoco. Rimase ferito ma sopravvisse. Nel 1994, quando Senna ebbe il fatale incidente, la sua vettura urtò il muro con un’angolazione diversa e parte delle sospensioni gli finirono addosso, bucandogli il casco e causandogli delle fratture al cranio che si rivelarono fatali. I medici trovarono una bandiera austriaca nella sua vettura: voleva rendere omaggio a Ratzenberger alla fine della gara.
Una storia straordinaria
La storia di Senna è un’innegabile tragedia, ma la sua passione era tale, come lo erano la sua tenacia e la sicurezza di se, che il dramma è circondato di luce. “Era una vera superstar – disse Asif Kapadia – ed era così intelligente da accorgersene prima di molti altri sportivi. Aveva un suo logo, un tema musicale, e persino un grattacielo. Era un uomo interessante e tranquillo che sapeva come mantenere un’immagine da star ed utilizzarla con coscienza. Solo di recente Federer e Ronaldo sono diventati dei marchi. Senna lo aveva già fatto negli anni Ottanta. Era un uomo sensazionale e la sua storia è veramente avvincente”.
“Ho capito subito che Senna era un pilota fuori dal comune, con questo lato spirituale del tutto speciale, una cosa assolutamente affascinante”.
Asif Kapadia