Il tema della disabilità è al centro di Beautiful Minds, il film – dal 10 febbraio al cinema – diretto ed interpretato da Bernard Campan e Alexandre Jollien. Quest’ultimo è il primo e unico grande pensatore e maestro spirituale nella storia della filosofia ad essere nato con una paralisi cerebrale. La filosofia ha cambiato la sua vita per sempre, aiutandolo ad affrontare il suo destino, dotandolo di significato e trasformando la sua disabilità in una fonte di forza ed energia creativa.
Il film
Come dice Erasmo: “Non si nasce uomini, lo si diventa“. Il paradosso è che bisogna guardare i feriti o colore che hanno perso la vita, per imparare quest’arte di vivere, per diventare sempre più profondamente umani. Tutto inizia con un “banale” incidente. Un automobilista investe un triciclo che finisce in un fosso. Al volante, Louis (Bernard Campan), sulla cinquantina, un impresario di pompe funebri, che si occupa delle salme, dei funerali e della gestione delle pompe funebri di famiglia. Nel fosso, Igor (Alexandre Jollien), un disabile con paralisi cerebrale e appassionato di filosofia. Passa la sua vita a consegnare a domicilio verdure biologiche, tenendosi ben lontano dal mondo e da ogni tipo di vita sociale. I suoi compagni di viaggio sono Socrate, Spinoza e Nietzsche.
Dei suoi simili, uomini e donne, non sa nulla, ignorando tutto o quasi della sensualità, dell’amicizia, del sesso e degli incontri reali. Entrambi gli uomini stanno per imbarcarsi in un’avventura al di là di ciò che avrebbero mai potuto immaginare. In un viaggio decisivo, questi due uomini portano il corpo di Madeleine alla sua ultima dimora. Davanti a loro c’è un’amicizia, un’inaspettata perdita della verginità e alcune autentiche opportunità per eliminare i pregiudizi e praticare esercizi spirituali. I nostri due protagonisti avanzano, passo dopo passo, millimetro dopo millimetro, verso la vera libertà. Impareranno a spogliarsi di tutto ciò che li ha bloccati, ad andare oltre gli sguardi e l’individualismo degli altri.
Un”sì” all’esistenza
“Amor Fati“, diceva Nietzsche. Questa è l’ultima ricerca intrapresa da questi due uomini, che avanzano a passo lento lungo i sentieri di una saggezza colta nel cuore della vita quotidiana, nei suoi alti e bassi. Il film ripercorre il viaggio di questo “sì” all’esistenza, di questa gioia nel diventare ciò che siamo. La tragedia dell’esistenza, la morte, l’esperienza di una differenza inscritta nel cuore della carne, l’handicap, tutto diventa un trampolino di lancio, una chiamata alla gioia della solidarietà. Salite a bordo di questo carro funebre, unitevi a questi due viaggiatori, abbandonate le vostre preoccupazioni e riponete la vostra armatura. Igor imparerà tutto sulla vita e soprattutto imparerà a vivere.