La Cineteca di Bologna, nell’ambito del progetto Il Cinema Ritrovato, il prossimo 3 dicembr e riporterà in sale L’Appartamento, uno dei capolavori diretto da Billy Wilder con protagonisti Jack Lemmon, Shirley MacLaine e Fred MacMurray. La pellicola, che uscì nel 1960, si aggiudicò cinque premi Oscar, di cui tre andarono a Wilder per il Miglior Film, la Miglior Regia e la Miglior Sceneggiatura.
Il film
C.C. Baxter (Jack Lemmon) è un patetico e umile impiegato di un’enorme società di New York al quale viene data una promozione solo perché, non essendo sposato, può prestare il suo appartamento ai dirigenti per le loro scappatelle clandestine. Baxter è innamorato della dolce Fran Kubelick (Shirley MacLaine), un’addetta agli ascensori che è però l’amante del (odiosissimo) super direttore J.J. Sheldrake (Fred MacMurray).
Un momento struggente
La scena chiave del film, davvero struggente, si svolge il giorno di Natale quando, dopo un incontro con Sheldrake, Fran tenta il suicidio. Dal suo triste e buio appartamento Baxter telefona al capo il quale, alzata la cornetta nella sua elegante e grande casa di White Plains (e indossando una vestaglia con il prezzo ancora attaccato), è in imbarazzo nel parlare al telefono davanti ai figli che spacchettano i regali sotto l’albero e alla moglie che chiede chi c’è in linea. Nell’appartamento intanto Fran comincia a riprendersi e capisce che il suo amante non vuole avere niente a che fare con lei, almeno il giorno di Natale.
Un cocktail di commedia e dramma
Mescolare commedia e dramma è notoriamente difficile, ma L’Appartamento lo fa sembrare facile. Come un Martini perfettamente dosato, il film ha quel tanto di emozione che basta a compensare il suo paralizzante caustico cinismo. Il risultato è uno dei film più amati e appaganti di Billy Wilder. Tra satira spietata e fascino esuberante, L’Appartamento alterna momenti dolorosi come un pugno allo stomaco e scene esilaranti. Ispirandosi a un’idea scribacchiata dopo aver visto Breve Incontro (1945), Wilder prende la storia pruriginosa di un impiegato che per far carriera presta il suo appartamento ai superiori in vena di scappatelle e la trasforma in una sorprendente e sentita difesa della dignità umana.
Jack, Shirley e gli altri
Jack Lemmon, mai così divertente e così commovente, è un uomo che fa del suo meglio per conformarsi a una cultura volgare, superficiale e spudoratamente sessista. Shirley MacLaine infonde un brio corroborante in colei che è una vittima di tale cultura, una donna che sembra prendere le distanze da se stessa esprimendo commenti taglienti sul proprio pathos. Sono circondati da un cast di personaggi secondari disegnati con il tratto elastico ed esuberante delle caricature di Al Hirschfeld, cui Wilder e I.A.L. Diamond mettono in bocca battute gioiosamente chiassose e intelligenti. Le scenografie di Alexandre Trauner, valorizzate dall’incisiva fotografia in bianco e nero di Joseph LaShelle in formato widescreen, ricreano con ricchezza e verosimiglianza la New York degli anni Cinquanta.
Attacco diretto alla società americana
L’Appartamento, riuscendo anche a divertire, rappresenta il più caustico attacco di Wilder alla corruzione e all’avidità della società americana. Il sempre cinico regista aveva già messo alle strette la società statunitense con le precedenti pellicole da lui dirette, ma mai come in quest’opera è riuscito ad assestare un affondo così frontale all’establishment americano.