Copyright Mario Tursi 1970

Björn Andrésen, “Il Ragazzo Più Bello Del Mondo” per Luchino Visconti

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Solo dal 13 al 15 settembre arriva nelle sale italiane Il Ragazzo Più bello del Mondo, un racconto intimo che attraverso immagini d’archivio e interviste inedite ripercorre la vita pubblica e privata de l’enfant prodige svedese Björn Andrésen, il ragazzino che appena quindicenne divenne un’icona a livello mondiale dopo aver prestato il suo volto al bellissimo Tadzio nel capolavoro di Luchino Visconti, Morte a Venezia. Il film è stato diretto da Kristina Lindström e Kristian Petri.

Il documentario

Nel 1970, il regista Luchino Visconti intraprende un lungo viaggio tra Polonia, Ungheria, Finlandia e Svezia andando alla ricerca dell’interprete perfetto per incarnare il suo ultimo lavoro, tratto dal romanzo di Thomas Mann, Morte a Venezia. A Stoccolma, il cineasta milanese scopre Björn Andrésen, un timido ragazzo 15enne, destinato, ben presto, a diventare una star internazionale. Sarà, per il giovane, l’inizio di una turbolenta adolescenza divisa tra Londra, Cannes, Venezia e perfino il Giappone. A distanza di 50 anni dalla premiere del film a Londra – occasione in cui Visconti definì pubblicamente Andrésen “il più bel ragazzo del mondo”, etichetta che gli si è cucita addosso per tutta la vita – questo documentario intimo e personale raccontano la storia di Björn fuori dal set. Morte a Venezia lo ha condizionato per sempre.

La produttrice Stina Gardell racconta…

Il Ragazzo Più Bello Del Mondo è un film che tratta l’oggettivazione e gli effetti che possono avere su una persona. La bellezza è sempre stata ammirata da tutti e può aprire tantissime porte. Ma, allo stesso tempo, può indebolire una persona. Come credevano i nativi americani, “per ogni foto scattata, se ne va un pezzo dell’anima”. Questa è la storia incredibile di un ragazzino diventato un’icona in tenera età, un enfant prodige, e di come questo privilegio lo abbia influenzato per tutta la vita. Björn Andrésen ha sedotto chiunque, donne e uomini, diventando una vera e propria icona gay“.

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Ero per lui carne da macello”. Così Björn descrive Luchino Visconti. Che sensazione può provocare essere visti come un oggetto a quell’età? A distanza di 50 anni, Björn Andrésen rivive ancora con soggezione i suoi 15 anni. Per tanto tempo ha continuato a fare carriera sotto i riflettori: cinema, moda e perfino la musica. Björn ha continuato ad essere attratto dalla vita, ma in qualche modo, ne è uscito sempre ferito. La vita di Andrésen è davvero affascinante. Ci ha riportato indietro nel tempo, dagli anni 70 italiani al mondo pubblicitario giapponese, fino alla Parigi bohemien. Incontriamo Björn oggi nel film, ma lo troviamo anche nei materiali d’archivio che lo ritraggono. La voglia di Björn per riconquistare la sua stima e il rispetto per se stesso è la base di questo film. È un processo di scoperta. Tornare indietro nel passato per ritrovare qualcosa che è andato perduto. È stato interessante raccontare una storia sull’oggettivazione maschile, un argomento spesso incentrato sulle donne, ma che, come abbiamo visto, ha riguardato e riguarda anche il sesso maschile“.

Kristina Lindström e Kristian Petri raccontano…

Questa è una storia sull’ossessione per la bellezza, sul desiderio e sul sacrificio di un ragazzo la cui vita è stata stravolta per sempre dopo che il regista Luchino Visconti lo proclamò “il più bel ragazzo del mondo”. Ma chi era in realtà Björn Andrésen? e cosa gli è successo? Questa è la storia del film che gli ha distrutto la vita, ma anche una storia di segreti di famiglia e della ricerca della verità. Abbiamo lavorato su questo documentario per più di 5 anni, seguendo le tracce di Andrésen dettagliatamente. Siamo stati a Parigi, Stoccolma, Budapest, Venezia e a Tokyo. Abbiamo cercato con lui di scoprire la verità riguardo la morte della madre e l’identità del padre, intervistando parenti stretti e consultando archivi”.

Copyright MantarayFilm 2018

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Siamo riusciti a rintracciare tutte le persone che hanno conosciuto o lavorato con lui nel corso di questi cinquant’anni. E’ stato difficile ma fortunatamente molti si sono resi disponibili a parlare e a concedersi per una intervista. Il materiale d’archivio a disposizione è stato fondamentale e si è rivelato essere una vera e propria chicca. La base di tutto è stata la fiducia, il coraggio e la voglia di Björn di raccontare la sua vita. Crediamo in domande interessanti più che in risposte semplici. Questa non è una vicenda facile. È una storia avvincente. Speriamo che Björn si presenti a voi come la persona complessa e intrigante che è. Questo è un documentario con molti strati, una sorta di scatola cinese. Il 2021 segna i 50 anni dalla prima mondiale di Morte a Venezia e ora, quel ragazzo è tornato!”.


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