Lunedì 22 novembre, in prima visione su Rai1, andrà in onda la serie (in 6 puntate) Blanca, il crime drama diretto da Jan Maria Michelini liberamente tratto dall’omonimo romanzo di Patrizia Rinaldi, che racconta lo straordinario viaggio di una giovane donna non vedente che ha la possibilità di realizzare il sogno che aveva sin da bambina: diventare una consulente della polizia. La prima produzione al mondo ad aver utilizzato l’olofonia, una speciale tecnica di registrazione del suono che permette di riprodurlo in modo simile a come viene percepito dall’apparato uditivo dell’uomo.
La serie
Blanca (Maria Chiara Giannetta) è un personaggio vivace, solare e vitalistico, capace di sdrammatizzare tutto, a partire dalla sua condizione. Certo, per ora ha ottenuto solo uno stage di sei mesi. E in commissariato dovrà scontrarsi con la diffidenza dei nuovi capi e colleghi, in un ambiente di lavoro maschilista e un po’ retrogrado. Dovrà relazionarsi con il commissario Bacigalupo (Enzo Paci), interessato solo ad arrivare alla pensione senza troppi problemi, e con l’ispettore Liguori (Giuseppe Zeno), figlio di un nobile decaduto e di un’avvocatessa senza scrupoli. Per conquistare la fiducia di entrambi, Blanca dovrà dimostrare che può dare un contributo originale alle indagini, grazie alle sue capacità nel décodage, cioè la capacità di analizzare nelle telefonate e nelle intercettazioni suoni e rumori che sfuggono ad un udito meno sviluppato del suo. Blanca è riuscita a fare della sua mancanza la sua forza.
La prima serie olofonica
Oltre a essere innovativa per i contenuti, Blanca è anche la prima serie televisiva ad aver utilizzato una speciale tecnica di registrazione del suono, l’olofonia, che permette di riprodurlo in modo simile a come viene percepito dall’apparato uditivo umano: ascoltando la serie con semplici cuffiette, per lo spettatore sarà come essere al posto di Blanca, sentire come lei sente e ricostruisce il mondo. Una vera e propria novità nel panorama delle produzioni televisive.
Jan Maria Michelini racconta…
“L’idea di fondo era quella di raccontare non solo la peculiarità della condizione di un diversamente vedente, ma anche l’interiorità di un personaggio così particolare ed unico come Blanca. La scelta è stata da subito netta e credo coerente. Blanca doveva vivere in un mondo di colore, ed essere lei stessa portatrice di colore in un mondo grigio, veicolo di una nuova energia in un mondo stanco, di luce nel buio. Buio di cui ha imparato negli anni a non avere paura, facendolo diventare anzi un punto di forza: uno spazio interiore solo suo, grazie al quale lei può fare la differenza nelle indagini e nella vita…la sua e quella di chi le sta attorno“.
“Tutto questo ha influenzato fortemente la dimensione estetica e la regia. Blanca è insieme una ragazza, una bambina e una donna. Ha la forza del supereroe, e insieme la debolezza e l’imperfezione di un antieroe profondamente umano. E anche in questo sta la sua bellezza: quella di chi è passato per una grande prova e l’ha superata, con la fragilità e insieme la speranza di chi sa che c’è ancora molto da conquistare. L’indipendenza, l’amore, la giustizia“.
“Insieme a Blanca sono tornato un po’ bambino, alla riscoperta dei valori “primordiali”. Mi sono trovato ad indagare e a raccontare una condizione che abbracci solo quando hai sofferto, quando hai superato una grande sfida e lo sai, ma sai anche che non è finita lì perché la affronti ancora tutti i giorni. Ho voluto raccontare un personaggio che vive al massimo proprio perché consapevole, grazie alla sua storia, che tutto è dono. La serie, infatti, è innovativa perché permette allo spettatore di vivere in prima persona il “punto di vista” della protagonista, aumentato anche dalla tecnica di riproduzione sonora dell’olofonia, utilizzata anche in presa diretta. Blanca “vede” molto meglio di come vediamo noi che siamo distratti dalla vista stessa“.