Sono passati 15 anni da quel 20 Aprile 1999, quando Eric Harris e Dylan Klebold si introdussero nella Columbine High School, vicino a Denver e Littleton, nel Colorado. Erano armati di pistole e fucili a pompa, spararono a compagni di scuola e insegnanti uccidendo 13 persone, ferendone 24 e uccidendosi poi a loro volta. Una terribile storia che parla di un assurdo massacro e di morti innocenti. Una strage a scuola che purtroppo non è rimasta l’ultima (sul tema violenza guarda l’intervista a Fabrizio Fogliato).
Il regista Michael Moore nel 2002 ne fece un film, Bowling a Columbine, che vinse l’Oscar nel 2003 come Miglior Documentario. Un lavoro che presentò in concorso anche al Festival di Cannes, in cui ha ricevuto il Premio del 55° Anniversario (per chi vorrà vederlo, Studio Universal sul DTT, lo manderà in onda proprio il 20 aprile alle 21.15).
Questo è un film sull’America, maestra e vittima della violenza. E su quello che dobbiamo fare per cambiare tale situazione, perché sta facendo a pezzi le nostre famiglie, i nostri quartieri e il mondo in generale
Michael Moore
Il regista con questa storia ha approfondito il tema dell’uso delle armi negli Stati Uniti giungendo alla conclusione che non è l’arma in sé a creare il crimine, ma la paura del crimine stesso, portata dall’esasperazione dei contrasti sociali fino a forme di autodifesa eccessive. Ne nasce un fosco ma anche satirico ritratto del paese più potente del mondo.