Considerato dalla critica “uno dei film di guerra più belli degli ultimi decenni”, arriva oggi al cinema l’atteso Fury scritto, sceneggiato e diretto da David Ayer con protagonista un grande Brad Pitt, co-produttore del progetto insieme al regista. A completare il cast: Shia LaBeouf, Logan Lerman, Michael Pena e Jon Bernthal.
Aprile 1945. Mentre gli alleati sferrano l’attacco decisivo in Europa, il sergente dell’esercito americano Don Collier, da tutti chiamato “Wardaddy” (Brad Pitt), guida un’unità di cinque soldati in una missione mortale dietro le linee nemiche a bordo di un carro armato Sherman (chiamato, appunto, Fury).
Una missione temeraria ed eroica nel cuore della Germania nazista, ormai al collasso. In inferiorità numerica, disarmati e con una recluta giovane e inesperta nel plotone, Wardaddy e i suoi uomini dovranno ricorrere a tutto il proprio coraggio e alla propria arguzia per sopravvivere agli orrori della guerra.
A guidare la compagnia è Don Collier, meglio conosciuto con il suo nomignolo di guerra, Wardaddy: “rappresenta la colonna portante dell’esercito in un’epoca in cui sergenti e sottufficiali imbracciavano davvero insieme le armi – dice Ayer – è un uomo molto pratico e pragmatico e l’unica cosa che gli interessa è portare a termine la propria missione”.
Ma Wardaddy è anche un uomo con un passato nascosto: “sta cercando di redimersi attraverso questo incredibile atto di penitenza che consiste nel combattere per liberare l’Europa” continua il regista. Don Collier ha “un suo codice morale, ma si tratta di una moralità molto diversa da quella di un civile qualsiasi. È lo specchio di quell’epoca. È stoico, ma pieno di vita e spiritoso. Un grande affetto lo lega ai suoi uomini e nutre un odio profondo per i nemici”.
Fury è ambientato nel 1945, nella Germania della fine della guerra. “La guerra è pressoché finita e questo ‘elefante morente’, l’impero nazista, è alle sue ultime battute”, spiega Ayer. “È un mondo diverso rispetto a quelli che siamo abituati a vedere nei comuni film di guerra, in cui si celebrano campagne vittoriose come l’invasione dell’ Europa, il D-Day, l’Offensiva delle Ardenne o altre famose battaglie cui le truppe americane hanno preso parte“.
Uno dei periodi maggiormente trascurati è proprio quello dell’ultimo sussulto dell’impero nazista, con l’esercito americano distrutto da anni di combattimenti e quasi a corto di manodopera: “i soldati erano esausti. Durante la seconda guerra mondiale si combatteva strenuamente fino alla vittoria o alla morte, o fino ad essere feriti così gravemente da essere rispediti a casa. Il fanatico regime era al collasso e in quel momento si viveva in un ambiente confuso in cui chiunque poteva essere il nemico. È una condizione che grava moltissimo sull’animo di un uomo che sta combattendo“.
È in questo particolare ambiente che Ayer crea il personaggio di Don “Wardaddy” Collier, interpretato da un ispirato Brad Pitt: “Wardaddy è il comandante del carro armato, la sua responsabilità è quella di proteggere la vita dei suoi uomini”, afferma l’attore. “Su di lui grava la responsabilità delle loro azioni, del loro morale e del rispetto ferreo delle regole. Sono le sue decisioni a determinare chi se la caverà e chi no. All’inizio del film il gruppo ha perso uno dei cinque commilitoni ed un nuovo ”ragazzino” viene catapultato nella nostra “famiglia”.
Il problema non è solo il fatto che sia nuovo, ma che non ha alcuna esperienza a bordo di un carro armato ed è quindi un serio rischio per la nostra sopravvivenza. Se non agisce nel modo migliore, tutta la squadra è in pericolo e degli uomini moriranno. Si inserisce tra noi con grande innocenza, ma il problema è: come puoi istruire un ragazzino in un giorno soltanto? Sarà compito di Wardaddy farlo diventare più duro e perfettamente addestrato per mettere al sicuro le vite di tutti gli altri.
Kevin Vance, uno dei consulenti di tecniche militari del film, è sicuro che l’impegno profuso nella ricerca del realismo ha portato alla realizzazione di un film potente e profondo diverso da tutti gli altri film finora prodotti sul secondo conflitto mondiale. “Nella maggior parte dei film sulla seconda guerra mondiale, si ha la percezione di essere di fronte ad una guerra “giusta”, ed effettivamente lo era”, dice, “ma in realtà morirono più di 60 milioni di persone. Questa dicotomia non è mai stata spiegata del tutto ed è proprio questo che David vuole dal suo film”.
L’unico modo per ottenere i giusti risultati era affidarsi ad alcuni veterani della seconda divisione corazzata che avevano combattuto durante la seconda guerra mondiale. Al fine di rendere ancora più autentica l’interpretazione, il cast ha incontrato diversi sopravvissuti della guerra: le loro testimonianze ed i loro ricordi si sono rivelati fondamentali e importanti perché hanno offerto una panoramica reale di ciò che accadeva.
Per girare sono stati usati cinque dei principali carri armati, tutti modelli diversi del M4 Sherman Tank che nel film sono stati soprannominati Fury, Matador, Lucy Sue, Old Phyllis e Murder Inc. Venivano sparati talmente tanti proiettili che il calore sprigionato poteva fondere la canna. La differenza tra l’artiglieria in entrata e quella in uscita si riconosceva dal fischio che emetteva. Un carro armato Sherman a corto di munizioni poteva sfruttare la sua eccezionale mobilità contro i possenti carri armati Tiger tedeschi. Sono questi dettagli, anche grazie ad un’immagine estremamente naturale, che hanno reso il film così veritiero.
“Quando senti che le raffiche di mitra rimbalzano intorno a te, al tuo carro armato, il solo sentirne il rumore ti scuote profondamente. Non hai nessun posto in cui nasconderti”