Presentato in anteprima al 72° Festival del Cinema di Berlino nella sezione Panorama, giovedì 24 marzo arriverà nelle sale Calcinculo, il film diretto da Chiara Bellosi ed interpretato da Gaia Di Pietro, Andrea Carpenzano e Barbara Chichiarelli. A completare il cast sono: Giandomenico Cupaiuolo, Francesca Antonelli, Claudia Salerno e Alessio Praticò. Nel 2018, la sceneggiatura del film – scritta da Maria Teresa Venditti e Luca De Bei – si è aggiudicata il Premio Franco Solinas Miglior Sceneggiatura 2018 e la Borsa di Studio Claudia Sbarigia 2018 dedicata a premiare il talento nel raccontare i personaggi e l’universo femminile.
Il film
Forse è vero che si cresce anche a calci in culo. Ed è vero che quando la giostra gira veloce ci sembra di volare e non vorremmo scendere mai. E’ questo che succede a Benedetta (Gaia Di Pietro) quando incontra Amanda (Andrea Carpenzano) e decide di seguirla nel suo mondo randagio.
“La mamma non faceva che dire al piccolo Bill cosa gli era permesso fare e cosa no. Ma tutte le cose permesse erano noiose e tutte le cose proibite erano affascinanti. Una delle cose assolutamente proibite, la più affascinante di tutte, era uscire da solo dal cancello del giardino per esplorare il mondo che si estendeva al di là di esso”.
Roal Dahl, da I Minipin
Chiara Bellosi racconta…
“Questa storia è una fiaba. Ovvero: del giocare con la realtà. Quando ero piccola mi raccontavano le storie e c’era una differenza tra fiaba e favola. Così per me la favola è sempre rimasta qualcosa di un po’ triste e asciutto e barboso, con la sua morale inesorabile in chiusura. La fiaba invece è come un universo che si espande e raccoglie tutto quello che trova per strada: oggetti insensati, personaggi strambi, posti pieni di fascino ma sempre un po’ inquietanti. La fiaba tiene tutto insieme e racconta, non spiega, no, non spiega proprio niente. È una scoperta continua e alla fine nessuno ti dice cosa hai scoperto, lo sai solo tu. Quando ho letto Calcinculo, il primo modo di vederlo è stato questo: una fiaba nera come il fitto della foresta, ma col sentiero seminato di paillettes“.