Presentato nella Selezione Ufficiale del Concorso alle Giornate degli Autori in occasione della 78esima Mostra del Cinema di Venezia, giovedì 21 aprile arriva al cinema Californie, il film diretto da Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman e con protagonista assoluta Khadija Jaafari.
Il film
Californie racconta cinque anni cruciali nella vita di Jamila, una giovane originaria del Marocco che vive con la sua famiglia a Torre Annunziata. All’età di nove anni Jamila (Khadija Jaafari) coltiva grandi sogni e guarda al futuro con occhi limpidi e fiduciosi. Ma il rapporto conflittuale coi suoi coetanei e l’assenza della famiglia la spingono ad isolarsi e a proteggersi dietro una corazza che si fa sempre più spessa. Il tempo passa e Jamila vive la propria solitudine come una medaglia di cui vantarsi. Risponde ai colpi, combatte e si prende ciò che vuole con una determinazione allo stesso tempo irritante e ammirevole. Ostenta sicurezza, ma l’enorme paura del rifiuto che cova nel profondo di sé, la tiene a distanza anche da chi vorrebbe darle una possibilità. Questo spinge la ragazza a rifugiarsi in un’esagerata idealizzazione del proprio paese d’origine e a dichiarare di volerci tornare al più presto.
Attraverso il racconto intimo e delicato di questa palpitante pre‐adolescenza, Californie, girato nell’arco di cinque anni, è la poetica ed avvincente rappresentazione di quante decisioni, apparentemente irrilevanti, determinino il futuro di un individuo, in bilico tra farcela e il soccombere di fronte alle difficoltà.
Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman raccontano…
“Un giorno, durante le riprese di Butterfly, una ragazzina di nove anni aveva “incrociato” le nostre videocamere, poi era sparita. Ci aveva donato degli sguardi intensi e una scena nella quale esprimeva, con forza e determinazione il suo desiderio di diventare una campionessa di pugilato. Durante il montaggio ci siamo soffermati spesso su quegli sguardi decisi, misteriosi: cosa stava osservando? Cosa pensava in quel momento? Dentro a quello sguardo c’era un mondo, una tensione, un mistero e, ne eravamo già convinti, una storia da raccontare […]. Quando abbiamo capito che era in grado di sostenere il peso di un film, abbiamo iniziato a lavorare a una storia che le si confacesse, che intrecciasse temi del suo vissuto ma che non fosse esattamente la sua, lasciandoci così la libertà dell’invenzione drammaturgica“.