La fiaba de La Bella Addormentata nel Bosco, egregiamente analizzata e interpretata in chiave psicoanalitica da diversi studiosi (primo tra tutti Bruno Betthelaim), descrive la nascita e la crescita di una ragazza che, a prima vista, sembra molto lontana dalle adolescenti di oggi. La fiaba parla di una ragazza che per diventare adulta deve trovare, superando mille ostacoli, la sua identità di donna liberandosi dalla dipendenza infantile nei confronti dei genitori. Aurora, cresciuta nel bosco con le tre fatine buone per sottrarsi alla maledizione della fata cattiva, deve lottare contro i genitori che non vogliono che cresca pungendosi con il fuso perché rimanga per sempre la loro bambina. L’incontro con il fuso è denso di simbologia sessuale: la scaletta a chiocciola che sale, la piccola stanza dove la vecchina sta filando, il sangue che segna l’inizio del menarca e della sua maturazione fisica.
La maledizione della fata cattiva rappresenta il risveglio della sessualità e dei primi sentimenti adulti che renderanno Aurora diversa dalla bambina e dalla immagine che i genitori volevano mantenere di lei. Il lungo sonno la preparerà a diventare donna e a raggiungere la maturità emotiva scoprendo la propria identità attraverso la relazione d’amore viva e vera con il principe.
Prolungare il sonno rimanendo la bambina amata dai genitori è una tentazione che può attrarre chi vuole continuare ad essere la figlia che loro desideravano e non la persona che voleva e poteva essere. La paura che non la fa risvegliare è quella di non essere più amata se diventerà se stessa.
La favola si conclude con il matrimonio con il principe e con il consueto e rassicurante “vissero per sempre felici e contenti”. La nostra contemporaneità ci mette invece a confronto con persone – anche non più adolescenti – che non hanno ancora raggiunto una maturità tale da permettere loro di avviare e mantenere una relazione d’amore che duri, se non per tutta la vita (anche se sarebbe bello e auspicabile), almeno per una tratto significativo dell’esistenza.
Anche se la sessualità esibita, praticata, svilita, abusata non è più una conquista, e forse, proprio per questo, molte disinibite ragazze d’oggi, che giocano ad essere adulte, stanno ancora dormendo nel bosco di rovi e pochi principi si aggirano da quelle parti.
Claudia Sacchi