Si tiene mercoledì 24 febbraio a partire dalle ore 17:00 presso l’Aula Cardinali dell’Università LUMSA di Roma (Borgo S. Angelo, 13) la presentazione – aperta al pubblico e a ingresso gratuito – del libro Parole e Cartoons – Il Linguaggio delle Fiabe e il Cinema d’Animazione, di Maddalena Menza, edito da Arbor SapientiaE. Saranno presenti, oltre all’autrice, la dott.ssa Claudia Camicia, presidente del Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile e redattrice di Pagine giovani, il prof. Italo Spada, presidente del Centro Studi di Cinematografia per Ragazzi e il prof. Gennaro Colangelo, docente di Progettazione e organizzazione dello spettacolo alla Lumsa. Il volume è un viaggio nel mondo poco conosciuto del cartoon italiano. Un cinema che ha dato ottimi frutti, da La Rosa di Bagdad di Anton Gino Domeneghini, film a colori del 1949 ai personaggi delle Winx creati da Igino Straffi e visti in 150 Paesi del Mondo. Ma anche i capolavori di Bruno Bozzetto, primo fra tutti Allegro Non Ttroppo, che negli USA è un cult-movie, e i lavori di Enzo D’Alò, da La Freccia Azzurra, tratto da Rodari a Momo, al grande successo de La Gabbianella e il Gatto. Il libro contiene una intervista all’illustratore proprio de La Freccia Azzurra, Paolo Cardoni, ma grande spazio è dato anche al dimenticato pioniere dell’animazione, Stelio Passacantando, scomparso nel 2010, e creatore di personaggi ribelli quali Alice e Gian Burrasca, che ha lavorato con i grandi dell’animazione come George Dunning (collaborando al film sui Beatles Yellow submarine).
“Lo spunto del libro – sottolinea l’autrice, Maddalena Menza – arriva dalla mia esperienza di bambina riemersa dal profondo con il ricordo delle fiabe raccontate da mia madre napoletana, unita al mio personale vissuto di madre e maestra. Questo mi ha spinta a indagare la forza inalterata che conserva ancora oggi la fiaba per bambini, spesso di questi tempi iper-stimolati, che vivono la narrazione con la stessa profondità di sempre. La sua magia non sta tanto nel trasportarci in mondi lontani quanto di mostrarci la verità sulla vita, come diceva Schiller, più di quanto lo facciano le “verità” apprese da grandi”.