Corre l’anno 1965, quando nella Swinging London, Mary Quant propone ufficialmente la prima minigonna. Appare la prima volta nella boutique Bazaar nella Kings Road ed è subito un successo tra le giovani dell’epoca, fino a diventare capo simbolo degli anni ‘60-’70. Spopolò a tal punto che la stessa Mary Quant che venne insignita del titolo di Ufficiale dell’Ordine dell’Impero Britannico per via dell’importanza (e rivoluzione?) che questo capo ebbe a Londra con ripercussione mondiale.
Eppure, non fu facile accettarla. Definita scabrosa e scandalosa, alla pari del bikini: lascia ben poco all’immaginazione, perché l’orlo si accorcia sempre di più. Attira gli sguardi delle più sbigottite mamme e nonne dell’epoca, ma cattura anche gli occhi piuttosto indiscreti degli uomini, che guardano il corpo femminile senza farsi tanti scrupoli. Si osservano con piacere le gambe e la loro bellezza. Per la prima volta in pubblico.
Prima grande icona della mini è Twiggy, musa di Andy Wharol. La giovane sedicenne, che pesa appena 45 chili, è chiamata la “modella grissino” e viene fotografata con indosso gonne cortissime che mettono in risalto le sue gambe sottili. Da questo momento in avanti il costume delle giovani donne di Londra non sarà più lo stesso: è la generazione dei Beatles che scuotono la capitale e il mondo con canzoni come Yellow Submarine e Help! La stessa Pattie Beyond, compagna di George Harrison (chitarrista del gruppo) e poi di Eric Clapton, è l’icona di stile della stessa Twiggy.
I costumi delle nuove generazioni diventano in breve tempo delle vere tendenze: la minigonna apre il varco a un forte e rapido processo di liberalizzazione dell’abbigliamento femminile, che non vuole più stecche, bustini e metri di stoffa per coprire o costringere. Il culmine lo troveremo con il movimento hippie e il Flower-Power. Anche se, paradosso vuole, pare che le femministe 70s adottassero e indossassero più volentieri gonne ampie e lunghe e mettendo così al bando la stessa mini rivoluzionaria.
Nel cinema, però, la prima apparizione avviene nel 1956 con Il Pianeta Proibito, dove l’attrice Anne Francis porta un abito molto corto, ispirato alle tuniche romane. È l’anticipazione della collezione di Courrèges che propone, nel 1964, le prime gonne al ginocchio (ancestrali delle mini della Quant?), perfette per la beat generation, indossate con stivaletti. Versione space e futuristica, se pensiamo agli anni 60. Non è un caso che è il decennio dell’allunaggio e degli esperimenti in orbita.
Se invece pensiamo alle dive dell’epoca, il pensiero va all’icona sexy Brigitte Bardot che più volte indossò sul set e nel tempo libero gonne e vestiti decisamente mini che mettevano in primo piano le sue gambe. Allo stesso modo fu seducente Raquel Welch, modella classe 40, che appena ventenne indossava minigonne mozzafiato.
In Italia, a sdoganarla, Raffaella Carrà e una giovanissima Patty Bravo al Piper di Roma. Parallelamente alla minigonna, si diffondono anche i cugini hot-pants, gli shorts. Anche loro vedono come madrina Mary Quant, ma divennero famosi grazie alla serie televisiva Hazzard (1979-1985) con una bellissima Catherine Bach (nel ruolo di Daisy) che indossava dei pantaloncini aderenti, corti, quasi a culottes, facendo così innamorare migliori di uomini.
Ma l’ultima minigonna famosa fu invece quella indossata da Sharon Stone nel thriller erotico Basic Instict. La Stone ricoprì il ruolo dell’ambigua scrittrice Catherine Tramell al fianco di Michael Douglas. Solo venti anni dopo l’attrice ha confessato di esser stata ingannata dal regista, Paul Verhoeven, proprio nella famosa scena clou del film, quando, con indosso una minigonna inguinale, accavallava le gambe, diventata poi un cult della fantasia erotica popolare.
Sharon Stone ha infatti rivelato a un noto settimanale francese: “Poco prima di girare la scena Paul mi chiese di sfilare gli slip bianchi perché si sarebbero visti nella cinepresa ma mi assicurò che nulla sarebbe stato notato“.
L’attrice precisò: “Quando in seguito, a pochi giorni dalla presentazione, vidi il film al Festival di Cannes del 1992 mi sentì tradita e così, d’impulso, mi alzai e schiaffeggiai Paul“. Nonostante ciò la Stone non rinnega il film e ne spiega i motivi: “Rifarei tutto. Basic Instinct ha cambiato la mia carriera”. E così una mini ha cambiato la carriera di una delle migliori attrici di Hollywood.
“Né io né Courrèges abbiamo avuto l’idea della minigonna. È stata la strada a inventarla”.
Mary Quant
Selene Oliva