In concomitanza con la Milano Fashion Week, il canale Studio Universal (Mediaset Premium DT) lunedì 29 febbraio alle 23.20 presenta in Prima Tv Orry Kelly: Tutte le Donne Che Ho (s)vestito (2015) di Gillian Armstrong, un documentario che celebra la vita e la carriera di uno dei più grandi costumisti di Hollywood. Australiano naturalizzato statunitense nel 1934, non solo vestì dive del calibro di Bette Davis, Ingrid Bergman e Marilyn Monroe, ma, conquistò anche il cuore di un vero idolo delle folle come Cary Grant. Una relazione tempestosa durante la quale i due divisero tra l’altro un appartamento a Hollywood.
Orry-Kelly nasce a Kiama il 31 dicembre 1897 da Florence Kelly e William Kelly, sarto e grande bevitore. La madre lo introduce al teatro all’età di sette anni, portandolo nella grande città, a Sydney, a vedere una produzione di Dick Whittington: Orry se ne innamora. Dopo aver terminato gli studi, inizia a lavorare in banca, così da frequentare “una classe più elegante”, come gli diceva sua madre. Dopo il tumultuoso periodo che seguì alla fine della Prima Guerra Mondiale, nel 1922 Orry si imbarca sulla Sonora diretto a New York facendo coraggiosamente un salto nel vuoto per iniziare una nuova vita.
Inizia a bazzicare il teatro, ma i suoi giorni tra le fila di Broadway sono contati dopo che cade dal palco troppe volte, cercando di reggere una ragazza del corpo di ballo. Così passa a creare scialli dipinti a mano, almeno finché non vanno fuori moda. Vista la popolarità dei suoi scialli, Orry aggiunge al repertorio cravatte dipinte a mano. Gli spettacoli dei locali notturni di New York offrono a Orry l’opportunità di creare set, e le sue trasformazioni ottengono buone critiche. Allo Shubert Theatre inizia a vestire Ethel Barrymore e una certa Katherine Hepburn. Al teatro Shubert i costumi di Orry piacciono così tanto che lo promuovono a responsabile della manutenzione dei costumi di scena.
Quando arriva a Los Angeles non conosce nessuno e il suo lavoro di New York non gli permette di avere un accesso facilitato a Hollywood. Il suo compagno di New York Archibald Alexander Leach lo raggiunge in città e fa un provino per la Paramount. Viene preso. Gli cambiano il nome in Cary Grant e lo propongono come il nuovo Clark Gable. Jack Warner della Warner Bros lo ingaggia e si mette poi alla ricerca di un costumista che facesse felici le sue nuove star Kay Francis e Ruth Chatterton. E tramite il nuovo agente di Archie, i bozzetti di Orry arrivano sulle scrivanie di chi conta alla Warner Bros. Jack Warner decide di dargli un’opportunità. Il ragazzo di Kiama viene assunto per vestire le star del cinema. Stilista full time, Orry è diverso dai suoi contemporanei: fa scalpore con la semplicità. Segna il passo alla Warner Bros, con classe ed eleganza.
Orry-Kelly prosegue la carriera diventando uno dei costumisti più pagati di Hollywood. Era sfrontato, audace, e rispettato da molte delle attrici più brave e splendenti di Hollywood. La sua lingua però rischiava di metterlo nei guai, dopotutto Orry era australiano, e la sua schiettezza non piaceva a tutti – in particolare ad alcuni dei manager più potenti degli studio abituati a gente che li osannava senza mai contraddirli. Per questo la strada di Orry a volte non era tanto spianata, ma nessuno poteva negarne il talento e a Hollywood il talento vinceva sempre.
Orry fu il Costumista di ben 285 film, disegnò abiti per star come Marilyn Monroe, Bette Davis, Humphrey Bogart, Rosalind Russell, Errol Flynn e moltissime altre celebrità del grande schermo. Tra i suoi film: A Qualcuno Piace Caldo, Casablanca, Un Americano a Parigi e Perdutamente Tua. Orry-Kelly (Jack per gli amici) vinse tre Oscar e venne nominato per un quarto. Orry fu a capo del reparto costumi della Warner Brothers durante il periodo più florido della storia del cinema americano, che diede forma alla ‘fabbrica dei sogni’ e fu di grande influenza sulla cultura di massa tramite i brevetti sui costumi e gli show radiofonici.
Era scandaloso, arguto, schietto, bevitore, e non celava la sua sessualità in un periodo in cui Hollywood era profondamente conservativa, ma sopravvisse in parte grazie alla protezione che veniva dalla sua amicizia con Jack e Ann Warner e la giornalista di costume Hedda Hopper – ma principalmente grazie al suo straordinario e impareggiabile talento.