Sta tornando a splendere sempre di più il cinema italiano: Le Meraviglie di Alice Rohrwacher è stato infatti premiato a Cannes con il secondo massimo riconoscimento, il Grand Prix. La regista è stata premiata sul palco da Sofia Loren e ha detto: “girando il film ogni tanto ci hanno pizzicato delle api e poiché si dice che, chi viene punto, da vecchio non avrà reumatismi, speriamo che queste punture ci portino bene per il futuro”.
Sotto il sole della croisette, ad un soffio da giugno, è invece calato il Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan: è stato infatti il regista turco – senza troppe sorprese – ad esser stato premiato con la Palma d’Oro. Lunghissimo (tre ore e venti minuti circa) ma scorrevole, quasi ipnotico, molto curato nella messinscena. Un film esistenzialista, fitto di dialoghi filosofici sulla vita: è la parola che prevale sull’azione. A consegnare il premio sono stati Quentin Tarantino e Uma Thurman.
Migliori attori sono stati invece proclamati Julianne Moore per Maps to the Stars di David Cronenberg e Timothy Spall per Mr. Turner di Mike Leigh (a consegnargli il premio, Monica Bellucci). Il Premio della Giuria ha invece visto un curioso e suggestivo ex aequo tra il regista più giovane del Festival, Xavier Dolan (25 anni, dal Canada), e quello più anziano Jean Luc Godard (84enne). Il Maestro Godard con Adieu au Langage, ha raccontato, in soli 70 minuti (il film più corto del Festival), la storia di due amanti che si rincorrono, si amano, ma non si capiscono. E per la prima volta nella storia del cinema ha utilizzato una dissolvenza incrociata in 3D. Un modo per riflettere una volta di più sul rapporto cinema-spettatore.
L’enfant prodige Dolan invece ha presentato il suo Mommy, una straordinaria storia di amore e conflitto tra una madre e un figlio problematico, affetto dalla sindrome di disordine dell’attenzione epidemica. La madre lotta per difendere quella forza della natura incontenibile che è suo figlio e vive una situazione claustrofobica, ben sottolineata a livello visivo dal formato ridotto dello schermo (anche qui, un gioco per lo spettatore). Godard e Dolan, il maestro e l’allievo.