Dopo l’anteprima mondiale a Visions du Réel e la vittoria al Biografilm del Concorso Biografilm Italia, arriva al 30. Festival del Cinema Africano, Asia e America Latina di Milano, in concorso nella sezione Extr’A, Celles Qui Restent, il film documentario di Ester Sparatore dedicato alla battaglia per la verità di Om El Khir e delle “donne-fotografia” in Tunisia. Giovedì 25 marzo, in contemporanea con la presentazione al festival, il film sarà disponibile su ZalABB e MioCinema, per poi continuare il suo percorso sia “dal vivo” che online
Il documentario
Om El Khir Ouirtatani è una donna tunisina che insieme ad altre connazionali conduce dal 2012 una battaglia per scoprire la verità su tutti quei mariti, figli e fratelli scomparsi nel tentativo di raggiungere l’Europa. Attraverso la sua storia, la regista mette in luce il dramma che accomuna le “donne-fotografia” – così sono state chiamate, per i ritratti che impugnano – che periodicamente continuano a riunirsi davanti ai palazzi del potere e alle ambasciate per gridare la propria rabbia e il proprio dolore, rivendicando il diritto di conoscere che ne è stato di loro. Le loro azioni di protesta hanno condotto il governo tunisino ad aprire una commissione d’inchiesta che riguarda cinque barche partite da Tunisi per raggiungere l’Italia tra il 2010 e il 2012: a bordo un totale di 500 uomini di cui non si è più saputo nulla. Nabil, il marito di Om El Khir, era tra loro, partito il 29 marzo 2011, quando lei era incinta del loro terzo figlio. Ben lontana dall’essere annientata, Om El Khir ricostruisce la sua vita. Il film racconta la sua lotta e il suo percorso.
Ester Sparatore racconta…
“Non è la prima volta che tratto questi temi, seppur in maniera molto diversa. Nel mio film precedente, Mare Magnum, ho provato a raccontare la vita di Lampedusa incuriosita dalla grande attenzione mediatica su questa piccola isola di frontiera più vicina all’Africa che alla Sicilia. Durante il montaggio del film è avvenuto uno dei più grossi naufragi degli ultimi anni, e io e Letizia Gullo, co-autrice del film, abbiamo deciso di utilizzare sui titoli di coda l’appello del sindaco Giusi Nicolini: “Quanto deve essere grande il cimitero della mia isola?”. In qualche modo l’esperienza fatta mi ha portato a voler sapere qualcosa di più su “l’altra sponda”, la Tunisia. Sicilia e Tunisia sono divise da una sottile striscia di mare che è una frontiera naturale, ma allo stesso tempo rappresenta quasi un limite simbolico dell’applicazione dei diritti umani. Ho voluto attraversare questa frontiera, cambiare il punto di vista da chi parte a chi resta, considerando questo progetto quasi una naturale continuazione del mio viaggio, con una rotta contraria a quella dei migranti“.