L’attesa è finalmente finita. Dopo una (giustificata) infinita promozione, mercoledì 18 settembre arriva nelle nostre sale C’Era Una Volta…a Hollywood, il nono film scritto e diretto da Quentin Tarantino con protagonista l’inedita coppia formata da due stelle, Leonardo DiCaprio e Brad Pitt. La pellicola – la più intima ed emotiva del regista, legata al cinema che lo ha formato in gioventù – è una lettera d’amore all’ultimo periodo dell’età d’oro di Hollywood.
C’Era Una Volta…a Hollywood, tra successi e sogni infranti
Il film è ambientato nella Los Angeles del 1969 in cui tutto sta cambiando, dove l’attore televisivo Rick Dalton (Leonardo DiCaprio) e la sua storica controfigura Cliff Booth (Brad Pitt) cercano di farsi strada in una Hollywood che ormai non riconoscono più. Con questo film, Quentin Tarantino continua ad evolversi e a sorprendere il pubblico. Questo suo nono film non solo ha tutti i segni distintivi tarantiniani – una storia originale, con protagonisti freschi, il tutto presentato con la consueta bravura tecnica – ma si apre a strade che il regista-autore non aveva ancora battuto. È una storia basata sui personaggi, che affronta questioni mature parlando di sogni infranti, di aspettative non soddisfatte che inevitabilmente dobbiamo affrontare quando invecchiamo. A Hollywood questa lotta è particolarmente drammatica, in quanto il successo e il fallimento vivono fianco a fianco. In C’era Una Volta…a Hollywood lo fanno letteralmente e figurativamente.
Hollywood ad un punto di svolta
Unendo due delle più grandi star del cinema moderno – Leonardo DiCaprio e Brad Pitt, per la prima volta in assoluto insieme – la pellicola ricrea un’intera epoca ormai perduta: C’Era Una Volta a Hollywood è grande cinema fatto per il grande schermo. Una vera e propria storia originale in un paesaggio di sequel e supereroi. Ambientato nel 1969, Tarantino con questa pellicola ricrea il tempo e il luogo dei suoi anni formativi, quando tutto – gli Stati Uniti, la città di Los Angeles, lo star system di Hollywood, i film stessi – era ad un punto di svolta, e nessuno sapeva dove sarebbero finiti tutti i pezzi. Tutto ciò non è del tutto dissimile dai cambiamenti che colpiscono Hollywood oggi.
Leonardo DiCaprio è (il sempre insoddisfatto) Rick Dalton
Al centro c’è Rick Dalton, interpretato da Leonardo DiCaprio. Nel film, Rick era stato il protagonista di Bounty Law, una serie televisiva di successo degli anni ’50 e dei primi anni ’60, ma la sua profetizzata transizione verso la celebrità cinematografica non si è mai materializzata. Ora, mentre Hollywood si sposta verso un’estetica hippy, Rick si preoccupa che il suo tempo sia ormai passato e si chiede se ci sia ancora una possibilità per lui: “Rick Dalton è un sottoprodotto degli anni ’50 – il classico eroe pompadour (nome del ciuffo rock alla Elvis, ndr) – ma ora c’è una nuova era e questo treno per lui sembra essere passato – spiega Leonardo DiCaprio che aggiunge – io e Quentin Tarantino, abbiamo visto la storia di Rick Dalton come il viaggio di un uomo dominato da una continua ed immensa mancanza di fiducia: la sua incapacità di essere grato per la posizione in cui si trova e per quello che ha già ottenuto. Rick è costantemente alla ricerca di qualcosa di più”.
Brad Pitt è lo stuntman Cliff Booth
Al fianco di Rick c’è Cliff Booth – interpretato da Brad Pitt – un ex eroe di guerra che ora fa lo stuntman di Rick. La loro carriera si è evoluta, a pari passo con l’aumento delle loro delusioni. Entrambi però hanno sempre potuto contare reciprocamente sull’altro: è questa la loro costante. Cliff ha ripetutamente dimostrato la sua lealtà nei confronti di Rick, e viceversa: per entrambi, l’altro rappresenta la propria vera ed unica famiglia. A spiegarlo è stato lo stesso Brad Pitt: “i nostri personaggi si basano su una relazione attore-stuntman – a quei tempi era molto frequente che due carriere procedessero così, a braccetto – abbiamo parlato di Steve McQueen e Bud Ekins, che erano una squadra forte con The Great Escape, e abbiamo parlato di Burt Reynolds e Hal Needham. In quell’epoca il legame che si creava era molto più stretto rispetto a oggi, dove siamo tutti più transitori. Cliff e Rick invece fanno davvero affidamento l’uno sull’altro. A volte il tempo morto è più estenuante del lavoro effettivo: per questo motivo avere un amico, una spalla, era fondamentale. E lo è ancora oggi”.
Margot Robbie è Sharon Tate, la vicina di Rick
A supportare DiCaprio e Pitt nel viaggio di Rick e Cliff, ci sono un mix di personaggi reali e immaginari interpretati da alcuni degli attori più acclamati di oggi: Al Pacino è Marvin Schwarzs, un agente emerito che vende le virtù dei western italiani; Kurt Russell è Randy, un coordinatore degli stuntman; Dakota Fanning veste i panni di Lynette Alice “Squeaky” Fromme (meglio conosciuta come un membro della “famiglia Manson”). Un discorso a parte merita Margot Robbie che interpreta Sharon Tate, l’idealizzata ingenua che diventa la vicina di casa di Rick. È sposata con Roman Polanski, il cui film Rosemary’s Baby lo ha reso il regista più ammirato della città. Per questo marito e moglie sono nella lista di tutte le feste e vivono la vita alla grande. Margot Robbie ha osservato: “Rick Dalton vive accanto a Roman e Sharon, a pochi metri di distanza. Tutte le cose che Rick pensa di volere e desiderare – stare nel cerchio ristretto di Hollywood con tutto il fascino che ne deriva – è per lui così vicino eppure così lontano”.
La Los Angeles 1969 di Tarantino
Per Quentin Tarantino, questo set di personaggi non era solo affascinante per gli attori e attrici coinvolti, ma era ugualmente interessante perché rappresenta tre livelli di classe di Hollywood: “in questa città, queste persone possono esistere tutte una accanto all’altra – spiega Quentin Tarantino – l’idea di esplorare quel tempo, quell’era di Los Angeles e quell’era di Hollywood, con questi diversi strati è ciò che mi ha attratto di più“. L’ambientazione ha una forte risonanza personale per Tarantino: “questo film è in parte un pezzo di memoria – spiega – ho vissuto nella contea di Los Angeles – Alhambra – nel 1969. Ricordo quello che c’era al cinema, quello che trasmettevano in TV, sia a livello nazionale che locale; ricordo il conduttore bambino dell’epoca, ricordo che Seymour era il presentatore dei film horror. Ricordo che la radio KHJ suonava continuamente e ricordo come le persone ascoltavano la radio nella loro auto: non cambiavano stazione, cercavano questa canzone rispetto a quella canzone. L’ascoltavano a tutto volume, anche quando c’erano i messaggi pubblicitari. Per realizzare questo film parte del divertimento per me è stato quello di aprirmi il cervello e tirare fuori la mia memoria“.
Tre giorni indimenticabili
Film su legami d’amicizia e di casting, come “Butch e Sundance“, sono rari nel sistema moderno, quindi entrambi i personaggi dovevano essere forti: “ho provato a scrivere due storie diverse, e poi ho deciso di no, che non volevo esprimerle attraverso una tipica trama melodrammatica – conclude Quentin Tarantino – volevo raccontare tre giorni indimenticabili della vita di questi personaggi mentre si muovono per Los Angeles, volevo vedere come il conflitto della storia si sviluppa ogni giorno fino a raggiungere un punto di svolta“. Signori, bentornati a Hollywood.