Da i disturbanti I Stand Alone e Irréversible, all’ipnotico Enter The Void ed allo scandaloso Love. Il mai banale Gaspar Noé dal 13 giugno torna a sconvolgerci al cinema con Climax, la pellicola – con, tra gli altri, Sofia Boutella, Romain Guillermic, Souheila Yacoub, Smile Kiddy – presentata alla Quinzaine des Réalisateurs alla 71° edizione del Festival di Cannes.
Climax, da una storia vera
L’ultimo film di Gaspar Noé si ispira ad un fatto di cronaca, avvenuto nel 1996. Protagonista una compagnia di ballerini che vivrà un’esperienza mistica, caotica e orrorifica. I danzatori del film – un ensemble di eccezionali ballerini, tutti professionisti – si ritrova in una sala prove isolata dalla città, nei pressi di una foresta. Non c’erano ancora i cellulari, e nemmeno Internet. Dopo le prove e gli allenmanti, la compagnia decide di fare festa per rilassarsi e divertirsi. Qualcuno però ha versato una sostanza allucinogena nella sangria. Così ecco che per ognuno di loro inizia un viaggio nella follia e nell’orrore. In un delirio collettivo, da trance, tutti saranno condotti verso il caos.
Un viaggio (musicale) verso il caos
Il Climax di Gaspar Noé mescola coreografie, colori, e incubi in un viaggio lisergico che porta lo spettatore verso un crescendo (un climax, appunto) sia visivo che sonoro, anche grazie all’energica colonna sonora anni ’90 caratterizzata dai brani dei Daft Punk, Rolling Stones, Giorgio Moroder, Aphex Twin e tanti altri. Con le sue sequenze visive al limite tra follia, sogno e delirio, Climax rappresenta per Gaspar Noé un mezzo per esprimere il caos. Lo stesso regista parte da questo punto: “sono sempre stato affascinato da situazioni in cui il caos e l’anarchia improvvisamente esplodono, sia le risse per strada, sia le sedute sciamaniche potenziate da sostanze psicotrope, o feste in cui tutti i partecipanti perdono il controllo a causa del troppo alcol. Lo stesso vale quando giro: ogni volta che entra in scena il caos sono ancora più felice e so che questo genererà immagini di una potenza reale, più vicino alla realtà che al cinema“.
Gaspar Noé racconta…
“A volte ci sono eventi sintomatici di un’era. Questi eventi vengono fuori spontaneamente o no, arrivano fino alle forze dell’ordine, in seguito diventano informazioni su larga scala. Le informazioni assumono così una nuova dimensione: sono magnificate, ridotte, distorte, metabolizzate o meno da chi le disperde e da chi le riceve. Le vite gloriose o vergognose finiscono sulla carta, poi spariscono velocemente nell’oblio collettivo. L’esistenza non è che un’illusione fugace che ognuno di noi si porta nella tomba. Gli uomini, come gli animali, nascono, vivono e muoiono lasciando una traccia non più grande di una margherita in mezzo a un campo. Gioie e dolori, conquiste e abbagli, occupano una percezione virtuale, un presente che non esiste al di fuori della memoria“.
“Nel 1996, un milione di storie sono finite sui giornali, storie che oggi abbiamo dimenticato e che domani dimenticheremo ancora di più. Molti di quelli nati e vivi in quell’anno sono ancora tra noi. Ma della maggior parte dei cuori che hanno smesso di battere non resta nulla, un nome in un cimitero o su qualche giornale dimenticato nel fondo di una cantina. Al loro punto più intenso i piaceri del presente ci permettono di dimenticare quel vuoto così vasto“.
“Gioia, estasi – sia costruttive che distruttive – funzionano come antidoto al vuoto. L’amore, l’arte, la danza, la guerra, lo sport sembrano giustificare il nostro breve periodo sulla terra. E di queste distrazioni, quella che mi rende più felice è la danza. Perciò quando ho pensato di realizzare un nuovo film, mi è sembrato stimolante farne uno basato su una notizia vera e propria, con ballerini il cui talento mi ha ipnotizzato. Con questo progetto, ancora una volta, posso rappresentare sullo schermo alcuni dei miei sogni e dei miei incubi“.
“Le guerre creano movimento, cambiamenti di popolazione, così come il credo di persone e i modi di vivere… E ciò che viene chiamato Dio sarà sempre lì dal lato della pistola più potente. Quello che era, sarà. La virgola potrà cambiare ma l’essenza della frase rimarrà sempre la stessa”.
Gaspar Noé