Dopo essere stato presentato al Festival di Toronto, venerdì 2 ottobre alle 20,30 nel teatrino del Castello di Rivoli – Museo d’arte contemporanea ci sarà in anteprima europea il film Corona di Mostafa Keshvari, scelto per chiudere la rassegna “Pestifera” che ha esplorato i temi del contagio morale e fisico. La proiezione sarà introdotta dal critico cinematografico Giampiero Frasca mentre il regista sarà in collegamento dal Canada, dove risiede.
Un lungometraggio di grandissima attualità, il primo a raccontare la pandemia: Corona è un thriller psicologico ambientato nella fase iniziale dell’epidemia, in un ascensore dove una ragazza cinese, che potrebbe aver contratto il virus, rimane intrappolata con altre sei persone. Quando inizia a tossire, si scatena la paura. Tutti temono di essere infettati.
Il film, con Emy Aneke, Zarina Sterling, Richard Lett, del giovane artista e regista iraniano-canadese, indaga i temi della paura e del razzismo attraverso la storia di questo gruppo di persone bloccate sull’ascensore durante la pandemia. Uno studio sulla società, le persone e le scelte narrate attraverso un insieme di individui bloccati in uno spazio ristretto. Un ritratto claustrofobico degli effetti societari della pandemia globale. Autore attento ai temi della diversità e dell’inclusione, Mostafa Keshvari con Corona ha voluto raccontare sia il contagio sia la diffusione della xenofobia associata al virus, “nato” in Cina.
Il film è stato girato a febbraio, agli albori della pandemia, con una troupe già ridotta all’osso, di sole 25 persone. Il set è stato ricreato in un capannone e agli attori è stato data libertà di improvvisazione, proprio per immortalare cosa il mondo stava vivendo. Sottotitolo emblematico: La Paura è Un Virus. «L’idea mi è venuta mentre ero in un ascensore a leggere notizie sugli attacchi di turisti cinesi e ho pensato di girare un film in un ascensore – ha dichiarato Keshvari a The Hollywood Reporter – il Covid-19 è stato denominato all’inizio virus cinese. Ma ora colpisce tutti, non esiste un problema razziale. Ora la razza umana deve unirsi per sconfiggerlo. Il virus non discrimina, perché dovremmo farlo noi?“. Un pregiudizio non ancora superato, visto che l’espressione viene spesso utilizzata dal presidente americano Donald Trump.