Correva l’anno 1983 quando Peter Laird e Kevin Eastman, due artisti di fumetti squattrinati e alle prime armi, hanno cominciato a lavorare su una serie di disegni originali e fantasiosi con protagoniste delle tartarughe in una forma improbabile, e cioè con delle maschere e con delle antiche armi Ninja. Non tanto tempo dopo, nel 1984, le quattro testuggini con le orecchie rosse che prendono il nome dai maestri del Rinascimento Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo, hanno fatto il loro molto discusso debutto in un fumetto con un nome intrigante: Tartarughe Ninja (Teenage Mutant Ninja Turtles). E fu subito successo: Laird e Eastman hanno dovuto chiedere dei soldi in prestito solo per mandare in stampa 3.000 copie ma, già prima del secondo numero, avevano ordini per 15.000 copie. Il fumetto originale era ambientato in un mondo nero d’inchiostro assediato dal male.
Ma le Tartarughe hanno subìto un altro cambiamento quando, nel 1988, hanno generato una serie animata per bambini enormemente popolare, anche in Italia. L’appuntamento pomeridiano con quei cartoni animati era diventato sacro. Sul piccolo schermo le Tartarughe hanno cominciato a sviluppare personalità particolari da divoratori di pizza con atteggiamenti irriverenti, cariche di una simpatia trascinante. Improvvisamente è scoppiata la Ninjamania. Bambini e ragazzi di ogni età non ne avevano mai abbastanza e i loro videogiochi (chi ha il Nintendo ricorda…) e le action figure venivano spazzati via dagli scaffali a frotte.
Fu quasi automatico il debutto al cinema nel 1990 con Tartarughe Ninja alla Riscossa (dal nome del cartone animato) diretto da Steve Barron. Per la prima volta milioni di fan in tutto il mondo possono vedere sul grande schermo i loro eroi in carne ed ossa. In questo film viene raccontata la loro origine attraverso il racconto del Maestro Splinter. Una strana sostanza liquida verde trasformò quattro piccole tartarughe in rettili di dimensioni umane. Lo stesso Splinter, un ratto antropomorfo, diventò altrettanto grande e insegnò loro a diventare dei Ninja con tutte le mosse che imparò a sua volta (da una gabbietta) dal suo Maestro Hamato Yoshi.
Per quindici anni Splinter, insieme ai quattro Turtles, sono rimaste confinate nelle fognature di New York, secondo il regolamento: “non dobbiamo mai farci vedere”. Ma ora che dilaga il Clan del Piede comandato da Shredder, la città ha bisogno di eroi. Così le Tartarughe Ninja salgono in superficie per salvare la città e ben preso incontrano la giornalista April O’Neil, una reporter che indaga sul Clan, con cui diventano amici. Si scoprirà che Shredder è in realtà Oroku Saki, un ninja che da giovane uccise proprio Hamato Yoshi, il Maestro di Splinter. Nel finale, in uno scontro tra i due, Splinter ha la meglio.
Dopo l’incredibile successo del film, fu ben presto (1991) girato un seguito Tartarughe Ninja II – Il Segreto di Ooze, di Michael Pressman. Ancora una volta ambientato a New York, questa volta i nostri beniamini si trovano a dover combattere Shredder, sopravvissuto per miracolo dopo il finale del primo film, che riprende il comando del Clan del Piede e che crea due mostri utilizzando lo stesso fluido che fece mutare le Tartarughe, ovvero l’Ooze. In questo sequel aumenta ulteriormente il livello di divertimento, con Leonardo, Michelangelo, Donatello e Raffaello che non perdono mai occasione per scherzare, sfottendo loro stessi e i nemici. Il pubblico è entusiasta ed esce felice dal cinema.
A concludere la serie cinematografica fu invece Tartarughe Ninja III (1993), film diretto da Stuart Gillard che si discosta molto dai precedenti due e che crea un viaggio nel tempo nel Giappone feudale del 1603. Battute e gag si rincorrono, soprattutto per il fatto che i quattro rettili si trovano catapultati in un momento storico del passato, sempre in lotta contro cattivi e i potenti. In questo caso la pellicola si scinde completamente dal fumetto, assumendo quasi per intero le caratteristiche allegre dei cartoni animati in voga in quel periodo. Nonostante questi cambiamenti e il buon successo commerciale, il film è stato negativamente accolto da critici e fan. Il boom andava a chiudersi.
Nel 2012 è cominciata una nuova fase della Ninjamania con la serie televisiva di animazione computerizzata su Nickelodeon. E’ stato un successo immediato con 12 milioni di spettatori sintonizzati per la primissima puntata (da allora più di 100 milioni di spettatori in tutto il mondo hanno visto la serie). Questo giovedì arriverà al cinema il remake dal titolo Tartarughe Ninja.
Aspettiamo di vedere come reagirà il pubblico, di sicuro quello che colpisce fin dal trailer è il forte cambiamento dei quattro rettili in termini di look ed effetti speciali. Se nel trittico di film di inizio anni ’90 gli attori indossavano il costume, ora tutto viene elaborato e realizzato con la Motion Capture. La computer grafica ha stravolto l’aspetto dei nostri Ninja Turtles (diventate giganti e dotate di tanti accessori-fashion) e ha reso possibili sequenze action (anche in 3D), che una volta erano irrealizzabili. D’altra parte la tecnologia ha cambiato e sta cambiando tutto.
In questi trent’anni è cambiata la società, sono cambiate le nuove generazioni, sono cambiati i modi di immaginare e di vivere i propri eroi. Quello che conta è che non venga mai meno lo spirito dei nostri paladini della giustizia. Tartarughe Mutanti per colpa dell’Uomo e della sua sperimentazione, eppure dotate di cuore e senso di protezione verso la città e verso i ‘buoni’. Tutto viene capovolto grazie a loro. Le fogne non sono il luogo dove risiede il marcio: il peggio è sopra, nella metropoli. Il vero marciume continua ad essere causato dall’uomo e dalla sua sete di potere, in questi tempi in cui le regole di civiltà vengono calpestate e in cui domina l’egoismo. Per questo è importante tornare a pensare alle Tartarughe Ninja. Non tanto come nuova trovata commerciale che punta su una audience rinvigorita e spolverata (d’altra parte spesso le idee mancano…), ma perché ripensare a Leonardo, Michelangelo, Donatello e Raffaello ci riporta ad essere più piccoli ed a sentirci protetti da loro.
In questo momento ci servirebbero davvero le Tartarughe Ninja, in tutto. Come una credenza cieca, totale e immortale: non le vedi mai, ma in fondo speri che nelle fogne sotterranee ci siano davvero. Così ti viene voglia di mangiare la pizza e di pensare al domani con fiducia e ottimismo, all’urlo di “Cowabunga“!
Giacomo Aricò