Oggi vi parliamo di due lungometraggi italiani che verranno presenti in questi gironi alle Giornate degli Autori della 78esima Mostra del Cinema di Venezia all’interno della sezione Notti Veneziane: Cùntami di Giovanna Taviani (giovedì 2 settembre) e Parole. Operetta Per Voce e Piano di Umberto Contarello (venerdì 3 settembre).
Cùntami
Cùntami è un road movie su un furgone rosso in giro per la Sicilia alla ricerca dei nuovi narratori orali che si richiamano alla grande tradizione del cùnto e dei cantastorie, per raccontare l’altra Sicilia, quella che si risveglia attraverso la forza universale delle storie popolari del passato per narrare il nostro presente. L’autrice Giovanna Taviani (figlia del grande Vittorio) racconta: «io sono lo sguardo del film, la sua voce narrante, perché questo film è prima di tutto un mio cùnto di gioia e di dolore, dedicato alla mia infanzia e alla mia memoria. Un viaggio di formazione dalla vita alla maturità, che ha inizio nel liquido amniotico del ventre materno, e finisce sotto le viscere della terra, nelle profondità del mare, dove i miti del mio passato tornano a riposare in mezzo alle ceneri di mio padre e mia madre. Il “Paradiso è un’altra storia”, canta Lello Analfino nella canzone originale che chiude i titoli del film. Il paradiso sta nella forza della memoria, e del racconto, che passa di generazione in generazione, e che ci protegge dalle viscere della terra ricordandoci che il c’era una volta, ci sarà ancora. D’altronde Dio creò l’uomo perché amava sentir raccontare delle storie, recita il detto hassidico che ho posto in epigrafe del film»
Parole. Operetta Per Voce e Piano
Tutto è vero, nel senso che tutto è accaduto e ripreso nell’attimo in cui accadeva. Uno sceneggiatore al culmine della sua carriera, ma stanco del suo lavoro e oppresso da scelte di vita improcrastinabili, decide di tornare a Roma, da una piccola isola dove aveva trascorso i sei mesi di lockdown dell’anno scorso, in barca a vela con un suo conoscente. Durante questa navigazione, si accavallano gli imprevisti e una sorta di sfogo verbale sul groviglio della sua vita. Esce un flusso di parole, una confessione nuda e senza reticenze sul cinema e i registi con cui ha lavorato, la famiglia, l’amore, il passato, i lutti, inarrestabile e digressivo come un assolo jazzistico.
Umberto Contarello racconta…
«Cosa volevo? Raccontare il caso, non prevedere. Non progettare nulla. Cercavo l’abbandono. Con pochissime parole, cosa volevo dal filmmaker Luigi Ceccon? Che non sapesse nulla di quello che avrei detto o fatto. Di conquistarsi una distanza da me progressiva. Che stesse pronto a corrermi dietro e a stare fermo ad ascoltarmi. Ho detto di escludere il mare per la sua portata enfatica. Gli ho detto di scegliere una distanza “indecisa” per raccontare il rapporto tra me e Corrado perché indeciso è il nostro rapporto. Gli ho detto di raccontare una barca come un piccolo teatro dalla scenografia raffazzonata. L’ho ascoltato molto, perché sempre sintonizzato. E Monica Stambrini ha compiuto con il montaggio un vero miracolo, dando forma a una materia rapsodica e spesso aggrovigliata. Tutto è in questo piccolo lavoro volutamente “estemporaneo”, come l’improvvisazione di Danilo Rea che ha suonato mentre assisteva per la prima volta al film montato. Questo è, un piccolo omaggio all’estemporaneità».