Il 6 ottobre arriva al cinema Domani, un viaggio-documentario intorno al mondo alla ricerca di soluzioni efficaci per dimostrare che un futuro migliore (e immediato) è possibile. Partendo dagli esperimenti più riusciti nei campi dell’agricoltura, energia, urbanistica, economia, democrazia e istruzione, i registi Cyril Dion e Mélanie Laurent immaginano un nuovo avvenire per noi e per i nostri figli.
Domani è un road movie in cinque parti all’interno delle quali vediamo animarsi il disegno possibile di questo nuovo mondo. Sono gli stessi Cyril Dion e Mélanie Laurent a presentarcele:
I Parte – Agricoltura
Scopriremo che è possibile produrre più cibo senza fertilizzanti o pesticidi, con poca meccanizzazione, riparando la natura anziché distruggerla. Vedremo come le città possono reincorporare l’agricoltura, e le campagne ripopolarsi. Visiteremo luoghi che dimostrano che questo si può fare anche su vasta scala. Esperti internazionali confermano che possiamo sfamare la Francia, l’Occidente e il mondo in via di sviluppo senza petrolio e creando posti di lavoro, grazie all’agroecologia. Ma c’è un grosso impedimento alla realizzazione di questo sogno: l’industria petrolchimica che controlla la lavorazione dei generi alimentari. Per dare luogo a un cambiamento in agricoltura, è necessario realizzare un vasto processo di transizione energetica.
II Parte – Energia
Vediamo come le nostre città e i nostri paesi si riorganizzano per fare completamente a meno non solo del petrolio, ma anche dell’energia fossile e nucleare. Vediamo qual è un futuro energetico possibile: milioni di edifici che sono tante piccole postazioni di energia solare, lo sfruttamento intelligente di tutte le risorse rinnovabili (acqua, aria, legno, rifiuti…), l’immagazzinamento e la ridistribuzione dell’energia attraverso reti intelligenti, la diffusione dell’informazione attraverso il web, un massiccio risparmio energetico senza sacrificare le cose indispensabili al nostro modo di vita.
Suggeriamo che questa rivoluzione trasformerà le nostre case, le nostre città e le nostre modalità di trasporto. E visitiamo luoghi in cui questa trasformazione è già in atto. Per alcuni minuti viviamo in quella che sarà la nostra vita di domani. Anche in questo caso, gli esperti tracciano alcune linee guida che potrebbero consentirci di diffondere su vasta scala questa rivoluzione, entro il 2050. Ma ecco che all’orizzonte si profila un altro ostacolo: la transizione energetica è costosa, e stati e città non hanno più soldi, gravati dal debito e dalle politiche di austerità.
III Parte – Economia
Osserviamo che è possibile creare monete locali (supplementari a quelle tradizionali) pensate per finanziare i cambiamenti di cui abbiamo bisogno (cibo organico, energia rinnovabile, isolamento termico, scuole, fame nel mondo, ecc.). Città, paesi e aziende lo stanno già facendo e funziona. Allo stesso tempo, ci rendiamo conto che l’economia globalizzata così come funziona oggi non può durare. Sta distruggendo la natura, esaurendo le risorse e rafforzando le disuguaglianze tra i super-ricchi e un numero sempre crescente di “poveri”.
Incontriamo alcuni membri di una rete di 35mila imprenditori americani che operano con successo all’interno di economie locali fiorenti. La loro storia dimostra che il legame col territorio, l’indipendenza gestionale e la costruzione di reti sono il futuro dell’economia. A integrare la visione d’insieme, includiamo le pratiche dell’economia circolare: creare catene produttive senza rifiuti, in cui i materiali sono riciclati quasi all’infinito e in cui i rifiuti di una persona diventano la risorsa di un’altra. Eppure, resta ancora un problema: la nostra avidità. Nonostante le crisi e le difficoltà, solidarietà e cooperazione non sono sempre la norma. Ognuno cerca di accumulare abbastanza per sé, senza preoccuparsi di condividere o ridurre i consumi. Se vogliamo cambiare l’economia, dobbiamo cambiare noi stessi.
IV Parte – Democrazia
Qui prendiamo coscienza del fatto che nell’attuale sistema democratico, contrariamente a quello che ci viene detto, abbiamo molto poco potere. Se i leader politici decidono di non agire, non c’è niente che possiamo fare – o quasi niente. A questo punto scopriamo che i meccanismi della democrazia diretta esistenti in alcuni paesi consentono di invertire questa tendenza e permettere ai cittadini di proporre o bocciare leggi, di scrivere o cambiare la costituzione. E lavorando fianco a fianco con politici e amministratori riescono a raggiungere obiettivi straordinari. Non ci resta che mobilitarci e diventare abbastanza numerosi da rappresentare una massa critica.
V Parte – Istruzione
In quest’ultima parte, visitiamo e conosciamo meglio scuole che, a partire dall’asilo e dalle elementari, insegnano ai bambini a collaborare, a risolvere i conflitti pacificamente e a vivere in armonia con se stessi, con gli altri e con la natura. I bambini imparano a elaborare un metodo di apprendimento personale e, soprattutto, ad esprimere i loro talenti e a perseguire le loro passioni. Sappiamo che l’educazione e le esperienze dei primi anni di vita influiscono direttamente sullo sviluppo fisico, sessuale e intellettuale, e sullo sviluppo del comportamento finanziario e territoriale, contribuendo ad alimentare atteggiamenti predatori, un consumismo sfrenato e la mancanza di empatia verso gli altri individui o la natura. Scopriamo che interi paesi stanno già investendo sull’educazione dei bambini, affinché possa emergere una nuova generazione in grado di risolvere molti dei nostri problemi. E scopriamo che è una strategia adottabile ovunque.
Siamo pieni di speranza, ma resta una questione fondamentale da risolvere: se tutte queste meravigliose iniziative esistono e funzionano, com’è possibile che i nostri governi non le intraprendano e sostengano? Ci troviamo di fronte a un altro grosso problema: forse le nostre democrazie non funzionano così bene. Ancora una volta, riprendiamo il nostro viaggio per rimuovere l’ultimo ostacolo.