Toni Servillo e Alessio Boni sono i grandi protagonisti de La Ragazza Nella Nebbia, il thriller diretto da Donato Carrisi tratto dal suo omonimo best seller internazionale pubblicato nel 2015. Nel cast ci sono anche Lorenzo Richelmy, Galatea Ranzi, Michela Cescon e Jean Reno.
Un piccolo paese di montagna, Avechot. Una notte di nebbia, uno strano incidente. L’uomo alla guida viaggiava da solo. È incolume. Allora perché i suoi abiti sono sporchi di sangue? L’uomo si chiama Vogel (Toni Servillo) e fino a poco prima era un poliziotto famoso. E non dovrebbe essere lì. Un mite e paziente psichiatra cerca di fargli raccontare l’accaduto, ma sa di non avere molto tempo. Bisogna cominciare da alcuni mesi addietro. Quando, due giorni prima di Natale, proprio fra quelle montagne è scomparsa una ragazzina di sedici anni: Anna Lou (Ekaterina Buscemi) aveva capelli rossi e lentiggini.
Però il nulla che l’ha ingoiata per sempre nasconde un mistero più grande di lei. Un groviglio di segreti che viene dal passato, perché ad Avechot nulla è ciò che sembra e nessuno dice tutta la verità. Questa non è una scomparsa come le altre, in questa storia ogni inganno ne nasconde un altro più perverso. E forse Vogel ha finalmente trovato la soluzione del malvagio disegno: lui conosce il nome dell’ombra che si nasconde dentro la nebbia, perché “il peccato più sciocco del diavolo è la vanità”. Ma forse ormai è troppo tardi per Anna Lou. E anche per lui.
“La Ragazza Nella Nebbia è, da un punto di vista formale, un thriller di perfezione geometrica”. Parole di Toni Servillo, attore protagonista del film, che aggiunge: “ho trovato molto interessante l’intreccio tra cronaca giudiziaria e mass media da cui ha preso spunto la vicenda nella mente di Carrisi, che compie una vera e propria indagine sulla banalità del male”. Su Vogel, il suo personaggio, spiega: “ha due facce completamente diverse: sembra spietato e sicuro, ai limiti dell’antipatia. Comunica una sorta di disprezzo verso gli altri legato ad una grande considerazione di sé, ma poi vediamo questa impalcatura crollare sotto la fragilità di una persona che è stata messa in grande difficoltà e si sente in scacco. Era importante poter mostrare il forte contrasto tra una persona che appare decisamente sicura di sé e poi, subito dopo, raccontarlo nella sua vulnerabilità”.
Alessio Boni interpreta invece Loris Martini, un professore di lettere che si è trasferito da pochi mesi con sua moglie e sua figlia in una cittadina di montagna dove a un certo punto scoppia un caso eclatante: scompare una ragazza nel liceo in cui lui insegna. Per Boni questo film è “un modo per risvegliare le nostri parti oscure, non è mai tutto o bianco o nero, ci sono infinite sfumature, tutti si presentano in un modo che nasconde sempre qualcosa. In tutti noi c’è una percentuale di marcio, ma le convenzioni sociali ci aiutano a tenerla sedata”.
Presentiamo ora di seguito l’intervista rilasciata dall’autore-regista Donato Carrisi.
Perché ha deciso di portare al cinema il suo romanzo La ragazza nella nebbia?
Conosco da tempo la cosiddetta “macchina cinema”. Questo film rappresenta perciò per me una sorta di ritorno a casa, sul luogo del primo delitto. Lo avevo scritto tempo fa in forma di sceneggiatura, era nato per diventare un lungometraggio, ma è diventato prima un libro. Il thriller è una materia molto giovane, in Italia ci sono molti giallisti e pochi scrittori di thriller.
Che cosa non deve mancare mai in un thriller?
Il dosaggio dei colpi di scena e del mistero. E’ sempre necessaria un’emozione diversa, non basta poter contare su un meccanismo logico nello sviluppo della trama. E poi sono importanti le paure che il pubblico conosce, che gli sono familiari. Quando scrivo parto sempre da un finale articolato e poi vado a ritroso, mi interessa raccontare la suspense (non la paura, che è qualcosa di soggettivo) che è sempre essenziale nelle mie storie. Quello che invece nei miei racconti non c’è mai è la violenza. Anche nel film non c’è sangue e neppure un colpo di pistola. La suspense non ha bisogno di questo.
Come si fa a creare la suspense? A indurre lettori e spettatori ad aver paura?
Io di mio sono un fifone. Andreste a comprare una bistecca da un macellaio vegetariano? Solo chi ha paura può raccontare la paura… La Ragazza Nella Nebbia è una storia piena di tensione e nerissima che diventa un inquietante racconto sulle inchieste spettacolari. È un giallo, ma può essere visto come un modo seducente di raccontare la realtà. Non credo che dietro l’attenzione per i casi di cronaca ci sia voyeurismo o morbosità, piuttosto è la paura che ci induce a seguire la cronaca nera, una paura dell’oscurità che va in qualche modo esorcizzata.