Diretto da Jeff e Michael Zimbalist, verrà presentato oggi a Milano alla presenza di Edson Arantes do Nascimento in persona, Pelé, l’incredibile storia vera del leggendario giocatore di calcio che da semplice ragazzo di strada raggiunse la gloria. Nato in povertà, affrontando un’infanzia difficile, Pelé ha usato il suo stile di gioco poco ortodosso e il suo spirito indomabile per superare ogni tipo di ostacolo e raggiungere la grandezza che ha ispirato un intero Paese, cambiandolo per sempre. Il film sarà al cinema da domani.
Nato con il nome Edson Arantes do Nascimento, ma soprannominato Dico dai suoi genitori, l’uomo che tutti gli amanti del calcio impareranno a conoscere come Pelé, è cresciuto nel povero villaggio brasiliano di Bauru. Dopo la devastante sconfitta della nazionale brasiliana nel mondiale del 1950, Dico (Leonardo Lima Carvalho), 9 anni, fa un’audace e improbabile promessa al padre, promettendogli che un giorno porterà il Brasile alla vittoria dei mondiali. Il ragazzo cresce e tutti i giorni, dopo la scuola, per aiutare la sua famiglia, dà una mano al padre nel suo lavoro di custode nella clinica locale.
Un giorno Dico accompagna la madre a fare le faccende domestiche in una casa benestante, dove per caso sente parlare il figlio dei proprietari con i suoi amici a proposito di un torneo giovanile di calcio e della presenza di un famoso osservatore. Quando Dico pronuncia male il nome di un famoso portiere, José e i suoi amici si prendono gioco di lui, soprannominandolo “Pelé”, un nome che all’inizio il ragazzo detesterà.
Dico convince i suoi amici a iscriversi al torneo durante il quale arriveranno fino alla finale che disputeranno contro José e i suoi. Purtroppo perdono il match, ma dopo una plateale rimonta che li stava quasi portando alla vittoria, grazie alle incredibili capacità di Dico e alla sua Ginga: la gioia e lo spirito del popolo brasiliano.
Dopo il torneo, il talent scout offre a Dico la possibilità di provare a giocare con il Santos FC, una squadra di prestigio. Il nome Pelé lo seguirà fino al Santos, dove giocherà prima nelle giovanili, poi nelle riserve per approdare infine in prima squadra. La sua particolare Ginga è motivo di forte contrasto con l’allenatore, ma quando il calciatore si dimostra l’elemento decisivo in diverse vittorie, i due non avranno più nulla di cui discutere.
All’età di 16 anni Dico (Kevin De Paula) riceve l’improbabile convocazione in nazionale per i mondiali del 1958. Qui imparerà che dovrà guadagnarsi un posto da titolare entrando in competizione con un altro fenomeno del calcio: il suo rivale d’infanzia José. La competizione per entrare in prima squadra è molto alta e Dico durante un allenamento si fa male a un ginocchio, mettendo a rischio la sua partecipazione all’intera competizione. Ma è troppo tardi per rimpiazzarlo e così parte insieme alla squadra per i mondiali del 1958 che avranno luogo in Svezia.
José è scelto per entrare in prima squadra mentre Dico si sottopone ad alcuni trattamenti al ginocchio ferito; nel frattempo il Brasile riesce a mala pena a qualificarsi per la fase a gironi. Non appena Dico è pronto per entrare in campo, José subisce un infortunio e il ragazzo lo sostituisce diventando titolare. Il Brasile riesce, con non pochi problemi, a superare l’URSS e ad arrivare allo scontro con la Francia in semifinale.
Durante l’intervallo, con la partita in parità, José rivela a Dico di non essersi fatto male, ma di essersi volontariamente fatto da parte per permettere a lui di giocare, avendo finalmente capito che la squadra brasiliana deve essere fiera di ciò che è e abbracciare la Ginga come stile di gioco, ricordando a Dico il modo in cui aveva giocato in quel famoso torneo di quando erano bambini.
Supportato dalle parole di José, un ispirato Dico segna tre goal e porta il Brasile in finale, dopo aver battuto la Francia. Nonostante le schiaccianti probabilità a loro sfavore, il Brasile si raccoglie tutto dietro a Dico e allo stile della Ginga, battendo la favorita Svezia in un match sbalorditivo.
Giocando con questo stile unico e straordinario, che farà affermare in tutto il mondo il calcio come “il gioco più bello del mondo”, il Brasile guidato da Dico, ormai per tutti Pelé, vince il suo primo mondiale diventando la prima nazione ad aver mai vinto una World Cup fuori dal proprio paese. È nata una leggenda.
EXTRA – Chi è Pelé detto O Rey
Il 23 Ottobre del 1940, presso Três Corações, una città nel Minas Gerais, nasceva una leggenda. Pelé ha iniziato la sua carriera da professionista all’età di 16 anni nel Santos Futebol Clube, una squadra per la quale ha giocato per quasi venti anni.
Nel 1958 ha vinto il suo primo mondiale a soli 17 anni – il giocatore più giovane ad aver mai vinto una World Cup, record tutt’oggi imbattuto. Nel corso della sua carriera ha vinto altri due mondiali nel 1962 e nel 1970, diventando l’unico giocatore al mondo ad aggiudicarsi tre trofei Jules Rimet. Non solo Pelé è il miglior bomber di tutti i tempi del Santos FC e della nazionale brasiliana, ma è anche il capocannoniere con più gol segnati nella storia del calcio (1283 gol in 1366 partite).
Nel 1974 Pelé è uscito dal suo semi-ritiro firmando un contratto con i New York Cosmos per le stagioni dal 1975-1977, conducendo la squadra alla vittoria del NASL del 1977. Pelé non solo ha aiutato a introdurre il calcio negli Stati Uniti, ma è anche riuscito a entrare nel cuore dei molti appassionati di sport americani, grazie al suo stile fuori e dentro il campo da gioco.
Durante il match che ha decretato la fine della sua carriera, l’1 Ottobre del 1977 allo Giants Stadium, di fronte a settantacinquemila fan, Pelé ha gridato “Amore! Amore! Amore!”, incoraggiando il pubblico a prestare attenzione alle nuove generazioni di tutto il mondo.
Pelé non dimenticherà mai da dove proviene e ha un inesauribile desiderio di donare a sua volta. Dalle sue umili origini, ai suoi ineguagliabili gesti atletici, alla sua influenza post-carriera e l’impatto che ha avuto in ogni continente – Pelé ricorda sempre con onore e orgoglio il luogo in cui è nato (Três Corações, che significa Tre Cuori), “Dove sono nato, dove sono cresciuto, dove ho giocato a calcio – questo ha dato anche a me tre cuori”.
Inserito dal Time Magazine nella lista “Delle venti persone più importanti del ventunesimo secolo”, nominato come “Il giocatore del secolo” dalla FIFA, e dopo aver ricevuto il Pallone D’Oro alla carriera, creato appositamente per lui, Pelé oggi continua il suo impegno nello sport e nella società adempiendo a vari ruoli come portavoce, ambasciatore e filantropo.