Basato sull’iconica serie televisiva animata della Hasbro degli anni ’80, dal 23 giugno è al cinema Jem e le Holograms il film scritto da Ryan Landels e diretto da Jon M. Chu. Un’avventura musicale interpretata da: Aubrey Peeples come Jerrica Benton/Jem, Stefanie Scott nei panni di Kimber Benton, Aurora Perrinau come Shana Elmsford, Hayley Kiyoko come Aja Leith, Ryan Guzman nei panni di Rio, Molly Ringwald nel ruolo di Zia Bailey e l’attrice, candidata all’Oscar, Juliette Lewis nei panni di Erica Raymond.
Quando una ragazza di provincia, da piccola star underground del video si ritrova improvvisamente ad essere una superstar a livello mondiale, per lei e la sua band di sorelle ha inizio un viaggio assolutamente unico alla scoperta del fatto che certe qualità sono troppo speciali per tenerle nascoste.
L’idea di re-inventare Jerrica e le sue sorelle per il grande schermo era da tempo un desiderio del regista Jon M. Chu, che era un fan di Jem e le Holograms fin da bambino. Il suo film ha mantenuto le stesse idee alla base della serie degli anni ’80, ossia l’emancipazione femminile, l’onestà e l’integrità – insieme alla moda e alla bella musica – pur adattato anche alle nuove generazioni. Riuscire in questa impresa – e insieme rispettare profondamente i fan irriducibili che hanno trasformato il quartetto di questa serie emblematica in icone della cultura pop – era compito assoluto di Chu.
Il cineasta apprezzava i messaggi positivi che questa serie proponeva ai bambini della sua generazione, oltre all’originalità delle storie e dei personaggi: “era assolutamente imprevedibile – spiega Chu – non seguiva nessuna regola né andava nella direzione tipica dei cartoni animati. Il robot audiovisivo Sinergy (chiemato allora Energy in italiano) trasformava Jem e le Holograms in eccitanti avatar e loro cantavano e suonavano, lottavano contro le Misfit e vivevano grandi avventure. Andavano dappertutto. Questo genere di coraggio era una cosa che gli altri cartoni semplicemente non offrivano, per questo mi colpiva da bambino”.
Chu spiega cosa fosse così affascinante in quella serie: “Jem era diverso da tutto quello che c’era in Tv. A quel tempo non sapevo cosa mi piacesse a parte il fatto che era divertente e che c’era la musica; era una storia di supereroi in cui potevo usare la fantasia e giocare insieme ai miei giocattoli. Solo anni dopo ho capito quanta gioia mi ha dato questo programma e anche che era un coraggioso cartone animato sull’emancipazione femminile. Il nocciolo della serie era restare fedeli alla propria identità e coltivare la propria libera espressione – che fosse attraverso la musica, l’arte, la danza o qualsiasi altra cosa”.
Chu sapeva che non sarebbe stato facile trasformare un cartone animato iconico come Jem e le Holograms in un film live-action per una nuova generazione: “quando si usa un altro mezzo di comunicazione ci deve essere un cambiamento, e noi non volevamo competere con il cartone. Ci sono anche delle aspettative diverse da parte degli spettatori che seguono la storia in maniera diversa. La nostra più grande sfida era come fare. Inoltre, io pensavo che per conquistare un nuovo pubblico, dovevamo rendere il film contemporaneo senza però perdere l’essenza del leggendario cartone animato, che è coraggioso nella sua narrazione”.
“Jem parlava di musica e d’amore, ma al nocciolo, era una serie che parlava di persone che si vogliono bene e ch tengono l’una all’altra”.
Jon M. Chu