Giovedì 9 agosto esce al cinema con MoviePlanet Group Die In One Day – Improvvisa o Muori, il film horror diretto da Eros D’Antona che lo ha realizzato con la sua casa di produzione Funny Dreamers Production. Si tratta di una pellicola mozzafiato dal respiro internazionale, anche grazie ai suoi interpreti: Kateryna Korchynska, David White, Mirko D’Antona, Cinzia Susino e Biagio Sampietro.
Nel tentativo di riprendersi la figlia che gli è stata portata via dalla ex moglie che lo ha ridotto in miseria, Richard (David White) fa la conoscenza di Sasha (Kateryna Korchynska), una giovane aspirante attrice che lo persuade a partecipare ad un gioco teatrale della durata di 24 ore con in palio un premio in denaro per la miglior performance. Quella che sembra essere la soluzione ai suoi problemi si trasforma in un incubo quando Richard scoprirà di essere parte di un sanguinario show.
Per addentrarci nel film, abbiamo deciso di intervistare il regista, Eros D’Antona.
Die in One Day – Improvvisa o Muori. Dal titolo sembra la risposta italiana a “Obbligo o Verità”. Raccontaci un po’ questo tuo progetto che hai scritto, diretto e prodotto: come definiresti questo film?
Preferirei che fossero gli altri ad esprimere i propri pensieri sul mio film. Io più che altro sostengo di aver realizzato un horror abbastanza godibile e alla portata di tutti, anche per quel pubblico che non ama il genere. La violenza non è eccessiva, giochiamo più sulla tensione ma soprattutto su una storia che, indipendentemente dal fatto che possa piacere o meno, comunque esiste e per alcuni potrebbe anche rivelarsi un interessante e non pretenzioso spunto di riflessione sulla società moderna.
Oltre alla regia hai curato anche il montaggio, molto ben realizzato a mio parere. Come volevi che procedesse e scorresse questa storia?
Volevo che scorresse proprio nel modo in cui alla fine è venuta fuori. Nonostante la priorità fosse il gioco (il Die in One Day), prima di buttarci dentro i nostri protagonisti ho voluto far conoscere loro e le loro storie senza dilungarmi troppo ma al contempo senza cedere alla fretta. In questo modo lo spettatore non si annoia e acquisisce una quantità di informazioni che gli permettono già nella prima parte del film di porsi alcune domande le cui risposte però arrivano con lo scorrere dei minuti. O almeno spero che sia così!
La Maschera come simbolo e il teatro come metafora della società. Oggi sembra che per “sopravvivere” dobbiamo “recitare”, improvvisando, appunto, per cercare di stare a galla e barcamenarci. Se non ne siamo capaci, anche restando noi stessi, diminuiscono le possibilità di farcela. Secondo te può starci questo sottotesto riferito al tuo film?
Può starci e mi piace al punto che non avrei nient’altro d’aggiungere se non soltanto il fatto che noi, in riferimento al mio film, possiamo rispecchiarci non solo nei concorrenti ma forse anche di più negli spettatori, quelli che alla fine dei conti tengono in piedi tutto il “sistema”. Vedo gente che si imbottisce continuamente di video che mostrano frammenti di vita di persone che non conoscono con il solo scopo di provare una qualsiasi emozione, che nella maggior parte dei casi si limita ad amore e gioia ma spesso, e purtroppo, lo si fa per provare tristezza e odio.
Tema e immagine: quali sono state le tue ispirazioni? I “D’Antona Bros” hanno gli stessi gusti e riferimenti cinematografici?!
Io e miei fratelli siamo cresciuti guardando più o meno gli stessi film, quei film che ci hanno poi fatto innamorare del cinema e che hanno inciso in maniera significativa sui nostri prodotti, nei quali sono ben evidenti alcuni elementi in comune. Ciononostante i film miei e di Roberto sono comunque diversi, perché ognuno di noi ci mette del suo che è frutto di esperienze di vita e punti di vista differenti.
Stile di racconto e scelta del cast danno al film un respiro internazionale. Era il tuo obiettivo allargare quanto più possibile il pubblico? Che momento è per “l’horror all’italiana”?
Già al film precedente, Haunted, ho cercato di dare una sorta di respiro internazionale con l’intento di fargli ottenere quanta più visibilità possibile e non posso negare che il risultato è stato più che soddisfacente. Mi auguro che accada lo stesso per Die in One Day. Credo che sia un buon momento per l’horror made in Italy, ci sto provando io così come altri registi che producono film meritevoli e di qualità. Non mi piace assolutamente usare il termine “rinascita” ma mi auguro che sia l’inizio di qualcosa di positivo.
Piena estate, il contesto giusto per vedersi un film del genere. Concordi? Perché consigli di andare a vederlo?
Per gli appassionati, la “serata cinema” è d’obbligo anche in piena estate, forse meglio in seconda serata quando fuori l’aria è più fresca, ma anche gli spettatori occasionali tendono ad andare al cinema ad Agosto e questo film andrebbe visto anzitutto per dare una possibilità ad un horror italiano e poi perché dura soltanto 80 minuti che è l’ideale per tutti quei dubbiosi che non vogliono passare troppo tempo in sala.
Intervista di Giacomo Aricò