Il Giulio Andreotti che non avete mai visto. Quello che esce dalla conversazione (durata ben tre anni e divisa in 21 incontri) con Tatti Sanguineti è un uomo a tratti drammaturgo, un po’ sceneggiatore e sicuramente amante del cinema. Giulio Andreotti – Il cinema visto da vicino verrà proiettato al Festival del Cinema di Venezia oggi nella sezione Venezia Classici.
Andreotti parla non solo dei ricordi di infanzia, dei primi film visti al cinema Olimpia, a una lira – “Dr. Jeckill e mr. Hyde l’ho visto tre volte” – ma anche delle vicende della censura che subì il cinema italiano e che portarono la firma di Andreotti dal dopoguerra in poi. Un filmdoc che ci racconta in 94′ la storia del cinema italiano in rapporto con la nostra cultura-società.
Si tratta di una lunga conversazione, avvenuta qualche anno fa, tra Tatti Sanguineti e il senatore Andreotti riguardo al suo rapporto con il cinema italiano, inframmezzata da materiali di repertorio e brani di film. Fu l’ex comandante partigiano Rodolfo Sonego, della brigata Garibaldi sull’altopiano di Belluno, a dire a Sanguineti che se avesse voluto capire davvero cosa fosse successo negli anni del secondo dopoguerra in campo cinematografico, avrebbe dovuto parlare con Andreotti. Registrarono le conversazioni col senatore, piacevolmente coinvolto e disponibile a questo tipo di argomento, con due macchine da presa: 21 sedute in cui tutto era preciso, documentato, riscontrato, verificato.
Come dice lo stesso Sanguineti: “se qualche pezza d’appoggio mancava, la si cercava per l’incontro successivo. Pur non avendogli posto alcun limite ai tipi di domande, Sanguineti e l’accompagnatore Pier Luigi Raffaelli non se la sentirono di chiedergli di presentarsi a ogni seduta con lo stesso abito. Il documentario finisce così per presentarci un Andreotti vestito in 21 modi differenti. Quando Andreotti parla di Cielo sulla palude, capisci che è un drammaturgo. Quando parla di Umberto D. capisci che è uno sceneggiatore. Quando preferisce Rossellini a Visconti capisci che capiva il cinema.”