Tratto dal primo libro della Trilogia delle città di K di Agota Kristof (pluripremiato, tradotto in oltre trenta lingue, edito in Italia da Einaudi), arriva giovedì 27 agosto al cinema Il Grande Quaderno, una dura allegoria sulla guerra raccontata attraverso la storia di due fratelli gemelli (i bravissimi László Gyémánt e András Gyémánte), cresciuti durante gli anni dell’ultimo conflitto mondiale. Il film, diretto da János Szász, è interpretato anche da Ulrich Thomsen, Ulrich Matthes e Orsolya Tóth. La fotografia è del candidato all’Oscar Christian Berger (Il Nastro Bianco).
Verso la fine della seconda guerra mondiale, la gente nelle grandi città è in balia dei raid aerei e della carestia. Una giovane madre disperata lascia i suoi figli, due gemelli, a casa della nonna che vive in uno sperdutissimo paese, infischiandosene del fatto che questa donna sia una alcolista inumana e crudele. Gli abitanti del villaggio la chiamano “la strega” e si racconta che abbia avvelenato il marito tempo fa. Ben accolti all’inizio, con il passare dei giorni, i gemelli comprenderanno che dovranno imparare a cavarsela da soli nel nuovo ambiente.
Si rendono conto che l’unico modo per affrontare il mondo degli adulti e la guerra assurda e disumana, è riuscire ad essere il più possibile insensibili e spietati. Imparando a rendersi liberi dallo stimolo della fame, dal dolore e dalle emozioni, saranno in grado di sopportare disagi futuri. Così iniziano la loro formazione: fortificare il loro spirito leggendo la Bibbia e studiando le lingue straniere. Essi si impegnano ogni giorno per fortificare i loro corpi e le loro menti. Passano le mani sopra il fuoco, si feriscono le gambe, le braccia e il petto con un coltello e poi versano l’alcool direttamente sulla loro ferite.
Imparano a non reagire agli insulti ed a ignorare il richiamo insidioso dei sentimenti e dell’amore. I gemelli scrivono tutto quello a cui hanno assistito durante la guerra, riempendo le pagine di un grande quaderno che gli ha regalato il padre. Quando scrivono, loro seguono un proprio rigoroso codice: la prosa deve essere priva di emozione, le note precise e obiettive. Con il passare del tempo si trovano coinvolti nella corruzione e nell’orrore di una guerra che ha lacerato il mondo.
Devono ascoltare la predica ipocrita di un prete lascivo, osservare i soldati che marciano incontro alla morte e testimoniare la crudeltà che i loro vicini infliggono uno su altro. La fine della guerra, la “liberazione” registra i momenti più cruenti: il loro villaggio e le poche persone con cui sono riuscite a costruire un rapporto sono vittime di stupri e suicidi. La tragica fine della madre e la breve ricomparsa del padre, condurranno tragicamente alla separazione i due fratelli.
Il Grande Quaderno è stato designato dall’Ungheria come candidato agli Oscar e ha vinto il 6 Luglio scorso, il Crystal Globe alla 48esima edizione del Festival di Karlovy Vary.
“Il mio è un film sulla guerra in cui non assistiamo a nessuna scena di guerra, una storia crudele di bambini innocenti, ma che resistono a tutto. Il racconto di due gemelli assassini. Due corpi, uno spirito; due corpi, una volontà. Parlano allo stesso modo e finiscono uno le frasi dell’altro, sono sempre in sintonia. Un fratello pensa a qualcosa e l’altro la attua. Quando uccidono, è un atto di giustizia. Due corpi e un’anima sola”
János Szász