Lunedì 25 ottobre la Cineteca di Bologna porta nelle nostre sale Effetto Notte (1973), uno dei capolavori del cinema di François Truffaut. La pellicola è stata restaurata da The Criterion Collection in collaborazione con Warner Bros. presso i laboratori Criterion con la supervisione del direttore della fotografia Pierre-William Glenn, a partire da un negativo camera originale 35mm e un interpositivo 35mm.
Il film
A Nizza un regista (François Truffaut) gira la storia di una sposina che fugge col suocero, e il set vive la mobilitazione incrociata di crisi e sentimenti tra personaggi della finzione e della realtà. Celebratissimo (premio Oscar per il miglior film straniero), e il più sincero e interessante, tra i film sull’amour du cinéma: Truffaut rende omaggio a Welles, a Renoir, a Hitchcock, ma soprattutto dà splendida messinscena “alla domanda che mi tormenta da trent’anni: il cinema è più importante della vita? […] Non ci sono intoppi nei film, non ci sono rallentamenti, i film vanno avanti come treni nella notte”. Effetto notte è il ‘film su un film’ per eccellenza, un vertiginoso gioco di specchi fra realtà e finzione. “Sei un bugiardo” scrive Godard al regista dei 400 colpi dopo averlo visto. Ma cosa sono per Truffaut i film se non il più meraviglioso degli inganni.
François Truffaut racconta…
“La costruzione di Effetto Notte era stata fatta da Jean-Louis Richard e da me e io mi riservavo di scriverne i dialoghi man mano che andava avanti il film, diciamo ogni domenica per la settimana seguente, spesso recitandoli a voce alta con Suzanne Schiffman. come è mostrato in una scena tra Ferrand e la sua script-girl Joëll in una camera d’albergo. Perché scrivere i dialoghi all’ultimo momento? Senza dubbio perché, affianco a me e a Jean-Pierre Léaud, c’era un certo numero di attori e di attrici con i quali io stavo lavorando per la prima volta e volevo ascoltare il loro modo di parlare (Jean-Pierre Aumont, Dani, Nathalie Baye, Bernard Menez) o tenere conto del loro accento o dei limiti del loro vocabolario francese, nel caso di Jacqueline Bisset e Valentina Cortese. Alcune cose sono state improvvisate mentre giravo“.
“Perché un film sul cinema? Perché l’avevo in testa da tempo. E ho l’impressione di aver aspettato tantissimo a farlo, nella misura in cui, per esempio, ho girato film dedicati ai libri in genere, come Fahrenheit, o a un libro particolare, come Le Due Inglesi. Il mestiere del regista è misterioso per tutti: lo avvertiamo dalle domande che ci rivolgono e alle quali facciamo fatica a rispondere. Durante la guerra chiesi a un adulto: “In quanto tempo si fa un film?” E lui mi rispose: “In tre mesi”. Ecco, così appresi che ciò che succede sullo schermo in due ore era girato in tre mesi. Ma all’interno di questi tre mesi tutto è mistero. A dir la verità, ogni volta che giravo un film pensavo a quanto sarebbe stato interessante fare un film sul cinema, per la semplice ragione che in fase di lavorazione accadono sempre cose sbalorditive, buffe, curiose, interessanti, ma di cui il pubblico non godrà, perché avvengono al di fuori della macchina da presa. […] C’è qualcosa di meraviglioso nella pratica quotidiana di questo lavoro. Merita un film, perché questo mestiere, che è prestigioso nel suo insieme, nei dettagli è costantemente sorprendente“.
“Ho dedicato Effetto Notte alle sorelle Lillian e Dorothy Gish, le due prime vere attrici del cinema, ma ho soprattutto pensato alla canzone Moi, j’aime le music-hall nella quale Charles Trenet elenca con garbo e ironia tutti i cantanti in voga. Ho girato Effetto notte con questo spirito, con la volontà di far entrare il cinema in un film, sì, il cinema in un film, e di farcelo entrare da tutti i fori della pellicola. “Moi, j’aime le cinema””.
“Nel corso di Effetto Notte rendo un omaggio particolare a Quarto potere, il film che ha cambiato il cinema e anche la mia vita. Attraverso il giovane attore interpretato da Jean-Pierre Léaud, giro sempre attorno alla domanda che mi tormenta da trent’anni: il cinema è più importante della vita? Forse è una domanda tanto intelligente quanto quest’altra: “Preferisci tuo padre o tua madre?”. Penso al cinema per così tante ore al giorno e da così tanti anni che non posso fare a meno di mettere in concorrenza la vita e i film, e di rimproverare alla vita di non essere così ben congegnata, interessante, densa e intensa come le immagini che noi creiamo. “Nei film non ci sono intasamenti”, dice Ferrand a Jean-Pierre Léaud, “né vuoti, né tempi morti. I film avanzano come treni nella notte”“.