Emma Stone e Steve Carell sono i protagonisti de La Battaglia Dei Sessi, il film diretto da Valerie Faris & Jonathan Dayton che racconta il leggendario incontro di tennis del 1973 fra la star ventinovenne Billie Jean King e l’ex campione Bobby Riggs.
Nel 1973 la TV americana trasmise uno degli eventi sportivi più attesi di tutti i tempi, con un seguito di 90 milioni di spettatori in tutto il mondo: una partita di tennis fra la campionessa del mondo Billie Jean King (Emma Stone) e l’ex campione e scommettitore seriale Bobby Riggs (Steve Carell). L’evento, denominato La Battaglia Dei Sessi, ebbe una grande risonanza in un periodo caratterizzato dalla rivoluzione sessuale e dalla nascita del movimento per i diritti delle donne.
Ma i due campioni rivali, King e Riggs, fuori dal campo, erano impegnati a combattere battaglie personali ben più complesse. King, donna estremamente riservata, non ambiva solo a ottenere l’uguaglianza fra i sessi, ma anche a comprendere la propria identità sessuale nell’ambito della sua amicizia con Marilyn Barnett (Andrea Riseborough). Riggs, invece, che incarna una delle prime grandi celebrità mediatiche auto prodotte, lottava segretamente contro il vizio del gioco d’azzardo, di cui la sua famiglia e sua moglie Priscilla (Elisabeth Shue) avevano fatto le spese. Insieme, Billie e Bobby offrirono uno spettacolo culturale che diede vita ovunque a grandi dibattiti, lasciando un segno permanente.
1973, ovvero l’anno della svolta: esce il primo numero del magazine femminista Ms, viene approvato il Titolo IX della Costituzione, che ratifica la parità dei diritti fra uomo e donna, e la Corte Suprema emette una storica sentenza sul diritto all’aborto, in seguito al controverso caso Roe-Wade. Tuttavia le donne erano ancora discriminate, al punto che non potevano essere titolari neanche di una carta di credito. In questo contesto, un evento sportivo divenne l’emblema della lotta per la parità: la “Battaglia dei Sessi”, un leggendario incontro di tennis fra la star ventinovenne Billie Jean King e l’ex campione Bobby Riggs.
90 milioni di telespettatori in poltrona, pronti ad assistere a un confronto sportivo che nel corso di varie settimane, assunse toni surreali nonché una valenza globale. Un evento che ebbe la funzione di rendere lo sport partecipe dei grandi cambiamenti sociali in atto e di accorciare la distanza fra sport, politica e società. L’attesa di questa storica partita, la sua spettacolarizzazione e la lotta per la parità dei sessi di cui si fece portavoce Billie Jean King e di cui è tuttora simbolo, prendono vita nel film dei coniugi Valerie Faris e Jonathan Dayton che raccontano come due personalità complesse diventarono il simbolo di un epocale cambiamento sociale.
I due registi hanno ricreato l’epoca con grande cura e meticolosità, esplorando il momento in cui la netta divisione fra uomini, donne e classi sociali iniziava ad assumere contorni meno definiti. Valerie Faris spiega: “La Battaglia Dei Sessi è sia la cronaca di un evento sportivo storico, sia la storia della trasformazione personale di una donna che era molto esposta dal punto di vista pubblico. Con questo film abbiamo voluto raccontare la sua battaglia politica e personale”. Il marito Jonathan Dayton aggiunge: “è stato il progetto più complicato della nostra carriera, perché è un film che racconta una vicenda sportiva, una storia d’amore, un dramma a sfondo sociopolitico, e che a volte assume persino i toni di una commedia. 44 anni dopo questo match, ancora si parla degli stessi argomenti. Siamo rimasti colpiti da come un semplice spettacolo, in quel periodo, sia diventato la metafora di importanti questioni sociali”.
La Faris prosegue: “l’evento ha precorso i tempi, infatti oggigiorno la politica funziona esattamente così, nel nostro Paese: i dibattiti si riducono spesso a puro intrattenimento, spesso siamo più interessati a vedere chi vincerà, che non al valore delle idee degli avversari. Abbiamo iniziato a lavorare per questo progetto durante le primarie del 2016, quando sembrava probabile che avremmo avuto la prima donna presidente della storia. Pensavamo che il film sarebbe stato perfetto per celebrare il massimo traguardo a cui una donna aspira oggi, a distanza di decenni da quella fatidica Battaglia. Ma poi il risultato ottenuto dalle recenti presidenziali ha gettato una luce completamente diversa sulla nostra storia”.
Il risultato elettorale ha motivato i filmmaker a occuparsi ancora di più delle storie personali dei due protagonisti, che non erano poi così diversi fra loro come poteva sembrare. Entrambi vengono divorati dai media che li catapultano in un confronto che diventa il simbolo delle proprie battaglie individuali. “Il mondo si è spaccato ancora di più, da quando abbiamo iniziato la lavorazione del film, e per non contribuire a questa spaccatura abbiamo scelto di focalizzarci sulle vicende personali di Billie Jean e Bobby – spiega la Faris – il nostro obiettivo era enfatizzare tutti i personaggi e mostrare la complessità di quella situazione”.
Nel 1973 vari muri, quelli relativi alla razza, all’identità sessuale, alla religione e all’orientamento sessuale, iniziavano a vacillare. Le donne si stavano organizzando e scendevano in piazza come non avevano mai fatto prima, tuttavia continuavano a guadagnare la metà degli uomini e trovavano ancora tante porte chiuse davanti a loro. Il film racconta una storia di cui la gente continuerà a parlare anche dopo essere uscita dal cinema, perché ci induce a riflettere su cosa è cambiato e su cosa invece è rimasto uguale. “A livello personale, è una riflessione sul modo in cui troviamo il coraggio di vivere nella nostra pelle – aggiunge Dayton – è un film pieno di speranza, che sottolinea ostinatamente la convinzione che ci sono più cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono”.
Malgrado le umili origini, Billie Jean King riuscì a emergere nell’esclusivo mondo del tennis, vincendo tutto ciò che poteva vincere, e assicurandosi ben 39 titoli del torneo Grand Slam. Conquistò il pubblico con un gioco spietato e aggressivo, tuttavia non era contenta di come le donne venivano trattate sia nello sport, che nella società. Desiderava contribuire al cambiamento sociale: “l’effetto che questa partita ha avuto sulla vita di Billie Jean King, sulla società e sullo sport, è stato immenso – spiega Emma Stone – non credo che Billie Jean avrebbe mai immaginato l’impatto che quella giornata avrebbe avuto, in tanti settori diversi. Ma in quel momento sentiva su di sé solo la pressione di essere diventata la rappresentante dell’intero movimento femminista, e questo l’ha resa ancora più appassionata nel modo di giocare”.
Forse, per Billie Jean King, non c’era un antagonista migliore di Bobby Riggs, l’uomo che nel 1973 mise in moto un evento esplosivo. All’epoca King era all’apice del suo successo, della sua forma fisica ed era pronta a tutto pur di dimostrare la parità fra uomo e donna; Bobby invece era un simpatico burlone, un ex tennista ormai in pensione, che subiva il fascino della popolarità mediatica. “Bobby era bravissimo nell’auto promuoversi – spiega l’interprete Steve Carell – non pensava che la gente prendesse sul serio il match, ma allo stesso tempo non gli importava di essere odiato dalle donne finché tutti si divertivano. Adorava la popolarità, ma la caricatura di cattivo ragazzo che lui stesso promuoveva, iniziò a consumarlo. Aveva ottenuto la ricchezza e la notorietà, ma la gente non era interessata alla sua vera personalità bensì al personaggio che si era costruito, dimenticando persino il suo valore sportivo”.
La chiusura non può che spettare a Billie Jean King: “quella partita cambiò le regole del gioco e i suoi effetti hanno lasciato un segno anche se oggi si parla ancora delle stesse cose. La discriminazione sessuale continua. E ciò che la gente non capisce è che la penalizzazione delle donne penalizza anche le loro famiglie, è una assurdità che provoca disagio a tutti. Spero che la storia di questa partita continuerà a favorire il dialogo, a unire le persone e a non discriminare. Le cose per cui abbiamo combattuto nel 1973 sono quelle per cui ancora combatto e dobbiamo continuare a farlo”.
“Iniziai a pensare alla società e alle donne e all’importanza che questo evento avrebbe potuto avere… Sapevo che avrei dovuto vincere”.
Billie Jean King