“Un film bellissimo, un classico del cinema messicano e mondiale, un tributo all’amore e alle difficoltà che si devono affrontare per raggiungerlo”. Con queste parole il maestro Martin Scorsese ha esaltato Enamorada, la pellicola scritta e diretta nel 1946 da Emilio Fernández. Un capolavoro dimenticato del cinema messicano che Scorsese ha deciso di restaurare e che dall’8 aprile sarà nelle sale italiane con La Cineteca di Bologna nell’ambito del progetto Il Cinema Ritrovato.
Il film
Un melodramma appassionante, una tempestosa storia d’amore sullo sfondo della rivoluzione messicana del 1917. José Juan Reyes (Pedro Armendáriz), un generale ribelle, si innamora della bella e altera Beatriz (María Félix), nel film che la cosacrò a star internazionale. Poco incline alla causa rivoluzionaria e dopo aver sdegnosamente resistito alla sua corte, l’indomabile bisbetica finirà per cedere alle sue lusighe, seguendolo in fuga dalla città. Emilio Fernández, che aveva partecipato in prima persona alla rivoluzione, firma una pellicola leggendaria, diventata il simbolo dell’epoca d’oro del cinema messicano nel mondo.
Una lucente estetica hollywoodiana
“L’influenza esercitata da Toland su Figueroa e l’immersione formativa del giovane Fernández nella patria del cinema americano sembrano contribuire alla lucente estetica hollywoodiana che percorre Enamorada – scrisse Philip Concannon su Sight&Sound nel novembre 2015 – il rapporto turbolento tra i due protagonisti ha gli alti e i bassi di una screwball comedy (anche se Rosalind Russell non tentò mai di far fuori Cary Grant), mentre le scene più tenere sono girate con l’intimità e l’estatica bellezza di una storia d’amore di Frank Borzage”. Sempre Concannon: “Fernández tendeva ad abbracciare la filosofia “print the legend”, anche se la sua vita era già abbastanza interessante da non richiedere ulteriori abbellimenti. Dopo aver ucciso un uomo da giovane e aver partecipato alla rivolta, stroncata, contro il presidente Obregón, nel 1924 Fernández finì in carcere a scontare una condanna ventennale. Presto evase e scappò in America, approdò a Los Angeles e scoprì il cinema”.
L’età dell’oro del cinema messicano
“Se negli ultimi sei anni ben 5 Oscar alla regia sono andati ad autori messicani – ricorda il direttore della Cineteca di Bologna Gian Luca Farinelli –, è anche perché il Messico, dagli anni ’30 all’inizio degli anni ’60, ha avuto una cinematografia di grande rilievo internazionale, con grandi registi, produttori, attori, attrici, sceneggiatori, direttori della fotografia. Oggi lo abbiamo dimenticato ma quei film esistono, anzi sono tornati in vita. Uno di questi, Enamorada, è stato scelto e restaurato da Martin Scorsese, grazie al supporto di Olivia Harrison, la vedova di George Harrison, che adorava il Messico e il suo cinema. Enamorada è un travolgente, commovente, carnale melodramma, ambientato durante la rivoluzione di Pancho Villa, incarnato da due meravigliosi interpreti come Pedro Armendariz e Maria Felix, all’inizio della loro carriera. La fotografia è di Gabriel Figueroa, maestro del bianco e nero, che avrebbe poi lavorato per John Ford, Luis Buñuel, John Huston”.
Un film impeccabile e d’autentica bellezza
“Tra i film venuti da questo paese in cui la folgorante lezione di Ejženstejn non è stata dimenticata – scriveva nel 1947 Joseph-Marie Lo Duca nella “Revue du cinéma” –, Enamorada ha un accento particolare. Il film s’impone per la sua placida forza e per la fede del regista nella propria arte, oltre che per alcune trovate di autentica bellezza. Citiamo almeno la ripresa di un uomo a cavallo lungo un portico interminabile, una carrellata che lascia senza fiato anche gli addetti ai lavori, e l’eccezionale controluce del finale. Quanto a fattura – dalla sceneggiatura alla stampa – il film è impeccabile, cosa che sorprenderà forse coloro che non sanno che gli studios più moderni si trovano in America latina”.
Così parlò Emilio Fernández
“Il nostro cinema non è antiquato. Noi siamo sentimentali per temperamento. Quando c’è la luna piena usciamo a guardarla. Ci piace ammirare la natura. Ci piace vedere un bel fiore. Sentimentali? Per la gente del nord forse siamo svenevoli. Questo dà alle nostre anime una sensibilità tremenda e meravigliosa. Per la nostra gente è naturale erompere nel canto. Più la gente è semplice, più è bella”.