Sabato 15 e domenica 16 dicembre 2018 presso la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli di Milano (viale Pasubio, 5) ci sarà Expanded ’68 – Il Cinema Racconta la Rivoluzione, la rassegna curata da Federico Rossin che ripercorre un anno rivoluzionario attraverso due giorni di proiezioni.
Con il ’68 nasce un nuovo modo di fare cinema: la sperimentazione dei linguaggi e l’ibridazione delle tecniche diventano dati acquisiti e rispondono ad una precisa necessità espressiva. Per raccontare la novità delle lotte, la settima arte deve adottare nuovi canoni di stile, rifarsi all’avanguardia, e integrare l’arte nella vita e nella politica: pratiche che ancora sopravvivono nelle produzioni contemporanee. La retrospettiva vuole andare al di là del 68 che identifichiamo con la rivolta studentesca: si va dal contesto di protesta globale contro la guerra del Vietnam, all’evento fondatore della repressione studentesca di Piazza delle Tre Culture in Messico; dai film che hanno documentato il sequestro dell’élan libertario nei paesi socialisti, alle lotte degli afroamericani e delle donne, in un percorso parallelo di emancipazione identitaria.
C’è qualcosa che accomuna i molti ’68, un ethos, una spinta profonda, un orizzonte di senso, una convergence de luttes, come si diceva una volta? E se questa convergenceesiste, come è stata documentata, raccontata, raffigurata, incarnata e trasmessa alle generazioni successive attraverso il cinema? Quali sono i codici narrativi e le forme filmiche con cui si è cercato mimeticamente di rispecchiare la novità delle lotte e la pluralità sfuggente e libertaria dei soggetti in gioco? Quali sono insomma le eccezioni al sistema di segni vigente – allora come oggi – e che perdurano come decisive lezioni di etica filmica, d’invenzione stilistica, d’immaginazione iconografica? Ecco l’esperienza del ’68 che Expanded 68 cerca di affrontare.
Alla rottura delle forme tradizionali di lotta ha corrisposto infatti anche una rottura della forme tradizionali di cinema. Ad una rivoluzione politica corrisponde sempre una rivoluzione delle forme artistiche. Non vogliamo sbarazzarci della mitologia del ’68 ma decostruirla e allargarla ad altri contesti e idee di cinema. Rompere con l’etnocentrismo e finire ogni postura nostalgica: sono gesti cinematografici e politici declinati al presente e non meramente critici. Sono la polifonia e l’irriducibilità di questo cinema ibrido, espanso e liberante che ci importano. La sua eredità selvaggia ed emancipatrice. Il cinema nato attorno al ’68 nel mondo intero ha rappresentato un laboratorio di creazione di straordinario vigore e immutato valore: Expanded 68 cerca di raccontarlo.
“L’utopia diventa costantemente migliore, mentre l’aspettiamo”.
Alexander Kluge