Fabio De Luigi fa il suo esordio alla regia con Tiramisù, una commedia agrodolce da lui sceneggiata, diretta e interpretata. Al suo fianco sul set Vittoria Puccini, l’esordiente Angelo Duro, Alberto Farina, Giulia Bevilacqua, Nicola Pistoia, Giovanni Esposito con la partecipazione di Orso Maria Guerrini e Pippo Franco.
Antonio Moscati (Fabio De Luigi) è sposato con Aurora (Vittoria Puccini), una donna dolce e tutta d’un pezzo. Nella loro vita bazzicano il cognato di Antonio, il cinico Franco (Angelo Duro) trentenne, divorziato, una figlia di nove anni, impegnato nella moda e nel frequentare modelle e Marco (Alberto Farina) eterno depresso tormentato dal pensiero dei debiti accumulati per via della gestione sciatta e disfattista di “Vini e Vinili”, un’ enoteca sempre tristemente vuota. Antonio invece è rappresentante di materiale sanitario. Gira con poco entusiasmo le sale d’attesa dei medici di base cercando di piazzare con scarsi risultati garze, bende e cerotti. Alla frustrazione quotidiana si è aggiunto ultimamente anche il timore che Aurora possa essersi stancata di lui e del suo lassismo.
Un giorno però, Antonio dimentica in uno studio medico un Tiramisù fatto dalla moglie e destinato alla Caritas. Un medico lo assaggia, e da quel momento la vita di Antonio cambia. Quel dolce diventa il primo innocente gradino di un’ improbabile scalata professionale e sociale per la quale Antonio non è stato progettato. Intrallazzi, sotterfugi, gesti di piccola e grande corruzione lo porteranno ad ottenere un sempre crescente – e per lui ingestibile – successo in campo sanitario. Tra imprevisti e situazioni comiche, Antonio diventerà, quasi senza accorgersene, una persona disposta a tutto pur di mantenere il nuovo status. A salvarlo da se stesso, tirandolo ancora una volta su, ci penserà una persona migliore di lui, Aurora.
Tirarsi su. Salire. Cadere e ricominciare tirandosi di nuovo su. Da questo semplice cerchio narrativo nasce e si sviluppa l’idea dell’opera prima di Fabio De Luigi. Un dolce, il Tiramisù, che innesca il successo di un uomo senza qualità – Antonio – che prima si realizza, poi si perde, infine cade. A farlo rialzare come sempre sarà la moglie Aurora, una donna certamente migliore di lui: “se è vero che dietro un grande uomo c’è sempre una grande donna – spiega De Luigi – da questa storia si evince che, la donna, sarebbe meglio si fosse piazzata davanti da subito: Aurora sostiene e aiuta Antonio nella disgrazia mentre, proprio per salvarlo da se stesso, lo lascia nella ricchezza”.
Quella dell’attore comico è una commedia che prova a smontare il mito del successo: “il successo, spesso, rende buffi, avercela fatta, a volte, regala l’illusione che tutto ci sia concesso. Ma l’etica, più che la morale, se ne frega del nostro successo e prima o dopo, presenta il conto”.
A far da sfondo una società corrotta e corruttibile: “mi divertiva raccontare l’arroganza di chi perde il senso delle cose, la corruttibilità delle persone e la conseguente disponibilità nel farsi corrompere”. Una società che abbassa “il proprio livello di tolleranza verso la disonestà tende ad allargare così tanto le sue maglie, da farci passare attraverso anche un incapace come Antonio”.
Mentore di Antonio sarà un pediatra, il dottor Galbiati interpretato da Pippo Franco: “un medico capace e incorruttibile, non un semplice caso raro, ma il degno rappresentante di una categoria che per fortuna esiste e persegue solo e soltanto l’interesse dei propri pazienti”. L’aspetto comico che punteggia la storia emerge anche dal rapporto complicato che Antonio ha con Franco, l’invadente fratello di Aurora, e Marco, un depresso cronico in balia di debiti: “ho voluto esaltare comicamente questo triangolo mettendo a contrasto le debolezze di due adulti irrisolti come Antonio e Marco, col cinismo sprezzante di un ragazzo più giovane e molto più risolto di loro”.
Dal punto di vista registico, Fabio De Luigi ha puntato sul ritmo: “ho cercato di realizzare una storia che raccontasse rotolando veloce, senza frenesia, ma con ricchezza di ambienti e situazioni che scorrono rapide: volevo che la linearità della vicenda e dei suoi interpreti fosse più veloce dello sguardo dello spettatore, che lo anticipasse”.
“Tiramisù è un dolce, un modo di dire e un bel titolo”.
Fabio De Luigi