In un auditorium deserto, un luogo sospeso nel tempo e nello spazio, due tra i più importanti musicisti jazz, Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura, incontrano per la registrazione di un disco lo storico produttore della ECM Manfred Eicher. Questo incontro artistico è documentato in Wenn Aus Dem Himmel (Quando dal Cielo), il documentario diretto da Fabrizio Ferraro nelle sale da giovedì 16 aprile.
Di, di fronte ad una platea spettralmente vuota, si sviluppa un lavoro artistico e artigianale in tutto analogo a quello di un laboratorio rinascimentale. Un lavoro nel quale la ricerca sul suono, l’esecuzione, la costruzione della struttura musicale, diventano espressioni di una fuga senza moto. Una fuga in cerca della visione per un pubblico a venire.
L’incontro tra Paolo Fresu, Daniele Di Bonaventura ed il produttore Manfred Eicher, è avvenuto per la realizzazione dell’album In Maggiore. Un incontro che si è sviluppato nell’arco di tre anni nei quali Fabrizio Ferraro ha filmato separatamente i musicisti nei loro luoghi di origine, nell’intimità delle loro case dove i processi creativi hanno origine. E poi nel corso dei loro viaggi e concerti, nei quali le idee musicali cominciano a prendere forma. E infine nell’Auditirium della Rsi a Lugano, dove si sono svolte le registrazioni vere e proprie.
A dare il titolo al disco, uscito il 20 marzo 2015, il brano originale di Paolo Fresu che conclude l’album con una serie di intervalli maggiori, dal colore raramente usato nel jazz e che rimandano all’atmosfera di apertura. Nel loro In Maggiore il trombettista sardo e il bandoneonista marchigiano cercano e ritrovano la poesia dei piccoli suoni e di un gesto musicale non magniloquente ma proprio per questo ancora più espressivo e significativo in un’epoca di crescente rumore e pressione acustica. Una ricerca catturata da Fabrizio Ferraro e restituitaci in immagini in grado di portare lo spettatore al centro del processo creativo.
Fabrizio Ferraro ha spiegato che nel suo documentario i musicisti vengono ripresi molto spesso di spalle mentre suonano ai concerti “perché mi interessava vedere cosa accade nell’ascolto da dietro. Volevo rincorrere la musica, il suono: non musicisti e musica che vengono verso di noi, ma noi che rincorriamo musicisti e suono. Può sembrare impegnativo, ma solo così possono venire i momenti di grazia”.
Nel film vediamo delle sedie vuote, pronte per un pubblico che arriverà solo nel finale: “il pubblico dovrebbe avere un ruolo attivo perché attiva è la dimensione dell’ascolto che ha la stessa importanza di chi suona” ha spiegato il regista.