Il romanzo più famoso di Louisa May Alcott, Piccole Donne, torna sul grande schermo con una nuova trasposizione cinematografica che questa volta ha la firma di Greta Gerwig. Il cast del 2019 si può considerare stellare: Meryl Streep, nel ruolo di zia March, Saoirse Ronan, Emma Watson (subentrata al posto di Emma Stone), Florence Pugh, Eliza Scanlen, nei panni (tutti vittoriani) delle quattro sorelle March.
Il collettivo delle sorelle March
Il manoscritto ha sempre esercitato un certo fascino sul cinema: già note le pellicole di Harley Knoles (1918), di George Cukor (1933), di Mervyn LeRoy (1949) e Gillian Armstrong (1994). Questo grazie anche all’interesse da parte delle diverse generazioni verso una storia che indaga con intensità le diverse sfumature dell’animo femminile.
Un giudizio superficiale (ci riferiamo alla critica europea di inizio Novecento) può interpretare l’opera di Alcott come un racconto dello stereotipo rosa. Ogni singola parola descrive le aspettative di vita e le diverse sfaccettature di ogni singolo personaggio: insieme raccontano una sonorità complessa e articolata, che raggiunge l’apice con il rapporto sorella-sorella o, più semplicemente, donna-donna. La loro unione rappresenta la forza: è il collettivo femminile-femminista delle sorelle March, cui fa capo Jo. Un personaggio rivoluzionario per l’epoca (siamo nell’800!) che, al posto di ambire ad essere moglie e madre, sogna di diventare una scrittrice. La loro lezione di vita, primaria eredità di ogni generazione che ha letto Piccole Donne, è quella che il mondo non va conquistato attraverso le mani di un uomo, ma con l’autodeterminazione.
Saoirse Ronan è Jo, eroina femminista ante-litteram
Non è un caso che l’eroina per eccellenza di Alcott, Jo March, sia stata anche interpretata da Katharine Hepburn, impegnata con la madre (e ancora una volta si parla di sonorità e unione femminile) per la lotta al diritto di voto come suffragetta. Oggi questo ruolo poteva essere perfetto per Keira Knightley (Janet Bennet in Orgoglio e Pregiudizio e Colette nell’omonimo film) o per Emma Watson (ricordiamo il discorso alle Nazioni Unite #HeForShe). La regista Greta Gerwig ha invece preferito Saoirse Ronan, già protagonista in Lady Bird, un film anch’esso di formazione con una nota sull’empowerment femminile.
Selene Oliva