Solo per il mese di agosto sulla piattaforma ARTE.tv sarà gratuitamente disponibile alla visione il lungometraggio Filthy (traducibile in italiano con “sporco” o “sporca”), lavoro del 2017 dell’attrice e regista slovacca Tereza Nvotová presentato al festival del cinema di Rotterdam dello stesso anno. La pellicola, inserita all’interno della rassegna ArteKino Selection, racconta una storia di abuso sulle donne dove solo la comunicazione comincerà a ricreare spiragli di vita reale.
Il film
La trama di Filthy racconta una storia di vita quotidiana: Lena (Dominika Zeleníková), ragazza diciassettenne di famiglia borghese, è alle prese per la prima volta con l’amore. Ma, tra passeggiate lungo il Danubio e notti di divertimento spensierato in discoteca, il suo sogno di un “e vissero per sempre felici e contenti” va in frantumi quando viene violentata dal suo insegnante di matematica (Róbert Jakab). Immersa in una vergogna colpevolizzante, Lena decide di portare il suo segreto dentro di sé fin all’interno delle mura di una casa di cura psichiatrica. È dal fondo dell’abisso che la protagonista dovrà trovare la forza per accettare l’aiuto degli altri e comprendere di essere la vittima innocente di una vicenda disarmante e disumana. Protagonista nell’ombra è il silenzio, una costante nelle storie di violenza, responsabile della costruzione di barriere invalicabili e nemico da sconfiggere. Ogni mezzo di comprensione e contrasto alla violenza ai danni delle donne risulta quindi imprescindibile e il cinema può rivelarsi un’importante lente di ingrandimento oltre che un punto di partenza per una riflessione sul tema.
Il contesto odierno
Amici, parenti, conoscenti, partner, ex-partner, perfetti sconosciuti; e la lista potrebbe continuare. Non si tratta di sei gradi di separazione, ma degli attori principali delle violenze e abusi che, secondo dati ISTAT del 2014, interessano il 31,5% delle donne italiane nel corso della propria vita. In altre parole, circa una donna su tre può aspettarsi di essere vittima di stupro, tentato stupro o altri episodi di violenza psico-fisica almeno una volta tra i 16 e i 70 anni. Un’evidenza che fa riflettere, e oggi in particolare, quando i dati relativi alla condizione femminile nel nostro Paese durante il lockdown del 2020 traducono in cifre una realtà sconfortante: +119% di chiamate ricevute dal numero d’emergenza per la violenza e lo stalking 1522 nei mesi tra marzo e giugno dello scorso anno, quando le misure restrittive dettate dall’emergenza sanitaria hanno favorito la creazione di — o hanno impedito l’allontanamento da — situazioni di disagio domestico spesso ingiustamente sopportate o taciute.