Dopo aver partecipato alla 74a Mostra del Cinema di Venezia nella Selezione Ufficiale Fuori Concorso con plauso di pubblico e critica, e dopo aver conquistato lo Starlight Cinema International Award e il Nastro D’Argento come Migliore Documentario 2018, esce oggi al cinema Diva! di Francesco Patierno, un viaggio attraverso i ricordi e le interpretazioni di una diva italiana del teatro e del cinema di tutto il mondo: Valentina Cortese. Il film ha partecipato anche alla nuova edizione degli Open Roads al Lincoln Center, la prestigiosa rassegna di film italiani a New York.
Le sue parole, otto grandi attrici
Nato da un’idea di Daniele Orazi e tratto dalla sua autobiografia Quanti Sono i Domani Passati (a cura di Enrico Rotelli, edito da Mondadori in occasione del suo 90° compleanno, lo trovi QUI), il film racconta la vita della Cortese attraverso un flusso narrativo che vede interpretare le sue stesse parole da otto tra le migliori attrici del momento: Barbora Bobulova, Anita Caprioli, Carolina Crescentini, Silvia D’Amico, Isabella Ferrari, Anna Foglietta, Carlotta Natoli e Greta Scarano. Tutte quante guardano dritto negli occhi lo spettatore, ogni cameralook arriva dritto al cuore.
Ogni attrice racconta un momento preciso della sua vita. Così come Valentina ha interpretato tantissime donne diverse. Tutte maschere, una per ciascun lato della sua anima. Personaggi attraverso i quali lei ha “trovato lo spazio per sopravvivere”. Per ciascuna di loro è stata una prova unica nel suo genere quella di interpretare colei che è stata candidata come miglior attrice non protagonista agli Oscar per Effetto Notte di François Truffaut, e che è stata la musa di Giorgio Strehler (che viene interpretato da Michele Riondino, l’unico uomo del cast) che la diresse in una versione passata alla storia de Il Giardino dei Ciliegi e, non da ultimo, attrice prediletta dei registi più importanti della storia del cinema italiano come Michelangelo Antonioni, Federico Fellini e Franco Zeffirelli.
Un moderno viaggio nel passato
Una grande donna prima ancora che una grande diva. Quello realizzato da Patierno è un documento unico sullo stile della Cortese, sul suo cinema, il suo teatro e, soprattutto, sulla sua affascinante personalità che ha segnato varie epoche, accompagnato da una trama musicale a contrasto, realizzata dal gruppo The Spectrum, che contribuisce ad arricchirne il potenziale emozionale. Mescolando in maniera sopraffina realtà e finzione, Patierno utilizza le clip dei suoi film in maniera funzionale al racconto, una scelta innovativa di grande effetto.
Il regista ha spiegato che con questo film ha realizzato il suo desiderio di “raccontare l’affascinante, continuo e invisibile intreccio che c’è tra la vita privata di un’artista e quella pubblica, professionale. Dietro l’immagine/icona dell’attrice vecchio stampo col foulard che le copre i capelli, ho scoperto infatti la storia appassionante, e sconosciuta ai più, di una donna che ha vissuto 90 anni della sua vita tra incontri e amicizie straordinarie, grandi amori, e momenti di vita di eccezionale intensità”.
Da Truffaut a Hollywood
Il viaggio di Diva! procede a ritroso. Si parte dal sopracitato Effetto Notte di Truffaut, vincitore dell’Oscar come Miglior Film Straniero nel 1974. Il cineasta francese, fece alla Cortese il più bello dei complimenti: “è facile vincere un Oscar quando si ha a che fare con Valentina Cortese”. C’è poi il periodo americano (nel 1948 firmò un contratto di sette anni con la 20th Century Fox), l’arrivo a Hollywood, l’incontro con il futuro marito Richard Baseheart (che la renderà infelice ma che le darà un figlio, Jackie).
Di questo periodo magnifici sono due ricordi. Il primo è legato a Audrey Hepburn: fu Valentina Cortese a scoprire il suo talento ed a suggerirla a Wyler per Vacanze Romane. Il secondo è un episodio che la vide coinvolta. Ad un party (un festino sfrenato, in stile Loro…) la Cortese venne importunata dal produttore Darryl Zanuck e, per reazione, gli buttò del whisky in faccia. Un fatto che non può non ricordarci la disgustosa figura di Weinstein e la triste attualità, come se ci fosse un desolante continuum. Il gesto di Valentina, in opposizione all’arroganza e bestialità maschile, assume ancor di più valore a distanza di anni, diventando più che mai un grande esempio di dignità.
Gli amori
Un capitolo a parte lo merita Giorgio Strehler che, con un abbraccio, fece tremare Valentina Cortese, facendole sentire un brivido che non provava da tempo, facendola sentire viva e felice. La loro relazione fu intensa (Strehler disse: “senza di te mi sento come un soriano senza baffi, non riesco a stare in piedi, sbando”), anche a livello artistico. A Berlino un pubblico in estasi tributò ben 48 minuti di applausi allo spettacolo I Giganti Della Montagna. Il personaggio di Ilse entrò nell’anima della Cortese, secondo le sue parole: “lei era la poesia, era l’amore, la tenerezza per le cose che non tornano più ma che riemergono con i ricordi”.
Un’interpretazione che la provò molto (ebbe una sincope e si trovò ricoverata a Milano in un “reparto dei matti” con i quali si trovò a suo agio, molto più umani, autentici e sinceri rispetto a tanti altri personaggi che incontrò fuori), anche perché la mise a nudo. Altrettanto segnante per lei fu (andando indietro nel tempo) anche la storia con il direttore d’orchestra Victor de Sabata, che morì improvvisamente d’infarto. Il fatto che fosse più vecchio di lei, non fu accettato dalla madre della Cortese: le due litigarono durante una cena a Roma, una discussione che pose fine al loro già compromesso rapporto.
La madre
Valentina Cortese fu abbandonata da subito dalla sua ragazza-madre e venne affidata ad una contadina di Agnadello. Ed è questo aspetto, il distacco da sua madre, l’aspetto più straziante della vita di Valentina Cortese. Un distacco patito durante l’infanzia (sua mamma per lei era la “zia Olga” che ogni tanto andava a trovarla…) che ha intrigato molto Francesco Patierno: “più di tutto mi ha colpito ill mistero di una donna che dietro un’apparente e fuorviante immagine di vanitosa leggerezza, ha nascosto un segreto che è stato il buco nero della sua esistenza, origine probabilmente della voglia di scappare continuamente da qualcosa, e di non concedersi mai completamente a nessuno, e motore, molto probabilmente, della scelta di usare la maschera dell’attore per difendere il mondo segreto e irraggiungibile del privato”.
L’infanzia senza madre nella campagna lombarda è stato fondamentale per la sua formazione. La vita contadina le ha trasmesso i valori più importanti, quelli che l’hanno sorretta lungo tutto il suo percorso, umano e artistico. Un periodo che, nonostante la profonda sofferenza dovuta all’allontanamento dal suo nido materno, l’è rimasto impresso nel cuore e nell’anima.
“Mamma” Rina, la sua salvezza
Diva! si conclude proprio con un episodio d’infanzia: la piccola Valentina, giocando con altri bambini lungo un canale d’acqua, inciampò e si immerse. Rischiò di annegare ma fu riacciuffata da “mamma” Rina, la contadina che si prese cura di lei. Come una Madonna, come la Grazia: è stata lei a salvarla, in tutti i sensi. Si chiude qui Diva!, un racconto al femminile di una donna che sicuramente non lascerà nessuno indifferente.
EXTRA – Valentina Cortese, la Diva
Originaria di Stresa, assieme ad Alida Valli e Anna Magnani, Valentina Cortese è stata una delle attrici di punta del cinema italiano degli anni quaranta. Il suo primo film s’intitola L’Orizzonte Dipinto (1940); il primo ruolo importante fu quello di Lisabetta nel film La Cena Delle Beffe (1942) di Alessandro Blasetti. Dopo film come La Regina di Navarra (1942), Orizzonte di Sangue (1943) e Quartetto Pazzo, diviene una grande diva e partecipa a film come I Miserabili (1948) in cui compare un giovane Marcello Mastroianni. Insieme lavoreranno anche in Lulù (1953).
Nel 1948 è sotto contratto con la 20th Century Fox. Lavora con James Stewart e Spencer Tracy in Malesia (1949), e viene diretta da Jules Dassin in I Corsari Della Strada (1949). Lavora nel film La Contessa Scalza (1954) accanto ad Ava Gardner, Humphrey Bogart e Rossano Brazzi, in Italia con Michelangelo Antonioni in Le Amiche (1955), film grazie al quale vince il Nastro d’Argento come migliore attrice non protagonista, ed in Spagna con Luis Garcia Berlanga in Calabuig (1957). Nel 1958 si ritira temporaneamente dalle scene in seguito a un matrimonio sfortunato con Richard Basehart, che aveva sposato il 24 marzo 1951, da cui divorzia nel 1960. Dall’unione è nato Jackie, anche lui attore.
La Cortese ha confessato di ricordare l’esperienza americana come interessante (ha potuto lavorare con i grandi attori e registi che ammirava sugli schermi) ma non certo entusiasmante, visto il suo desiderio di ritornare in Italia. L’unico rimpianto è aver dovuto rinunciare, causa gravidanza, alla proposta fattale direttamente da Charlie Chaplin per un ruolo in Luci Della Ribalta. Torna sulle scene con il film Barabba (1961) diretto da Richard Fleischer e interpretato accanto a Anthony Quinn, Silvana Mangano, Vittorio Gassman ed Ernest Borgnine. Valentina Cortese è anche in una scena del film La Ragazza Che Sapeva Troppo di Mario Bava (1963). È diretta da Federico Fellini in Giulietta Degli Spiriti (1964) e duetta con Ingrid Bergman (sua cara amica) in La Vendetta Della Signora (1964). In America partecipa al film Quando Muore Una Stella (1968) con Kim Novak e Peter Finch.
Dopo alcune partecipazioni televisive (I Buddenbrook, dove fu diretta da Edmo Fenoglio), l’incontro con Giorgio Strehler e il teatro mettono in mostra le sue qualità di attrice drammatica; nel 1973 lavora con François Truffaut in Effetto Notte (premiato con l’Oscar al miglior film straniero), con cui ottiene la nomination all’Oscar come miglior attrice non protagonista. La vincitrice di quell’anno, Ingrid Bergman, alla consegna del premio, si scusò pubblicamente con l’amica Cortese, affermando che secondo il suo parere era l’attrice italiana a meritarlo.
Indimenticabile il sodalizio con Franco Zeffirelli nel film Fratello Sole, Sorella Luna (1971), lo sceneggiato televisivo Gesù di Nazareth (1976), nel ruolo di Erodiade, e in Storia di una Capinera (1993). Nonostante l’intensa attività teatrale e i prestigiosi ruoli in coproduzioni internazionali (oltre ai già citati titoli è bene ricordare L’Assassinio di Trotsky del 1972), in Italia partecipa a numerosi film, commedie, polizieschi ed horror che lei considera trascurabili. Il suo ultimo film americano risale al 1980, Ormai Non C’è Più Scampo, dove lavora con William Holden, Jacqueline Bisset e Paul Newman.
Nel 1987 partecipa al film di Carlo Vanzina Via Montenapoleone tratteggiando con la consueta intensità una madre dell’alta borghesia incapace di accettare l’omosessualità del figlio. Nel 1988 è protagonista del film Le Avventure del Barone di Münchausen di Terry Gilliam, in cui interpreta il doppio ruolo di Daisy/Regina della Luna, al fianco di Robin Williams (accreditato come Ray D. Tutto) nel ruolo di Re della Luna. Negli anni 2000 porta in scena il Magnificat di Alda Merini per la regia di Fabio Battistini.