Tre giorni di film e incontri nati per raccontare al pubblico le nuove rappresentazioni legate all’identità di genere, al corpo, alla libera manifestazione del desiderio e della sessualità. Questo l’obiettivo della prima edizione di Gender Border Film Festival che si terrà a Milano dal 7 al 9 novembre presso Il Cinemino (Via Seneca, 6). Ideato da Marco Kassir e Marco Malfi Chindemi, Gender Border vuole porsi fuori dal binarismo della contrapposizione di orientamento sessuale, fuori dagli stereotipi, dai pregiudizi e dai tabù della società eteronormata dominante per offrire la visione di una nuova società che racconta desideri e bisogni di rappresentazione trasversali e inclusivi.
La gara, la giuria
Fluidità di genere, sesso e sessualità, corpi non convenzionali, libertà di manifestarsi: queste le parole chiave che fanno da sfondo al percorso narrativo attraverso lungometraggi, documentari, cortometraggi, ospiti e l’istituzione di una sezione competitiva. Otto i titoli dei lungometraggi in concorso che saranno valutati dalla giuria composta da: Adele Tulli (regista), Maria Silvia Fiengo (fondatrice associazione Famiglie Arcobaleno), Rafael Maniglia (direttore Festival Mix Milano) e Giancarlo Zappoli (Direttore di MyMovies,it e Presidente Nazionale del Centro Studi Cinematografici). La giuria assegnerà il Gender Border Award al miglior film, mentre il Premio del Pubblico Il Cinemino andrà al film che avrà ricevuto più votazione dai soci del cineclub milanese.
Gender Talk
Ogni proiezione sarà seguita dal Gender Talk, incontro di approfondimento sul tema proposto dal film. Momento di discussione anche per l’incontro di sabato mattina (ore 11.00) con i protagonisti di Making (of) Love. Progetto nato a Genova dall’esigenza di 4 ragazzi e 4 ragazze per raccontare ad altri ragazzi e ragazze (dai 15 anni in su) le varie sfumature della sessualità a partire dall’ascolto del proprio corpo e dei propri sentimenti. Making (of) Love sarà il film manifesto della terza rivoluzione sessuale: il primo documentario italiano che guarda al piacere con lo sguardo dei ragazzi di oggi.
Il programma
Giovedì 7 Novembre, ore 21 – A Rosa Azul De Novalis di Gustavo Vinagre, Rodrigo Carneiro (Brasile, 2019)
Marcelo ha un’ottima memoria. Ricorda perfettamente la sua infanzia, la storia della sua famiglia e ha visioni sulle sue vite passate. In una di queste è stato Novalis, un poeta tedesco alla ricerca di una rosa blu. E nella sua vita attuale cosa sta cercando Marcelo? Il protagonista ci permette di entrare nella sua abitazione e nella sua vita offrendoci un caffè, bevanda alla quale non può rinunciare. Il film è un monologo, quasi una seduta psicoanalitica, che permette a Marcelo di ripercorre momenti difficili e importanti della propria vita. Il racconto del passato è inframezzato dalla sua quotidianità, che ci mostra con estrema naturalezza, e da riflessioni sul futuro. Forse è proprio attraverso questo percorso che Marcelo riuscirà a dare una risposta alla sua domanda lasciando, invece, allo spettatore interrogativi su cui riflettere.
Venerdì 8 Novembre, ore 15 – Mujer Nomad di di Martin Farina (Argentina, 2018)
La vita quotidiana dell’epistemologa e saggista argentina Esther Diaz; a partire dalle sue attività giornaliere, dai suoi rituali domestici, dai suoi congressi di filosofia e dagli incontri con le altre persone, il documentario racconta una storia che si muove tra il passato, il presente e l’onirico. Una narrazione fatta senza tabù, senza paure e con un tocco di finzione soggettiva. La storia di Esther è fatta di momenti travagliati, come il tentato suicidio, dal rapporto difficile con i figli ma soprattutto dal desiderio di diventare dottoressa in filosofia, materia attraverso la quale studia il piacere e la sessualità. Il documentario ci racconta come Esther sia riuscita a far coesistere tutto questo nella sua vita e come sia stata proprio la filosofia a determinare il modo in cui lei oggi vive e comprende l’ambiente che la circonda.
Venerdì 8 Novembre, ore 16.45 – Man Made di T Cooper (USA, 2019)
Man made, documentario che segue le straordinarie vite di quattro uomini transgender che si stanno allenando per partecipare al TransFitCon di Atlanta, l’unica competizione al mondo per trans-bodybuilding. Attraverso l’occhio autentico e attento del regista transgender T Cooper, il documentario è il prodotto dell’intrecciarsi di tutte le sfumature della virilità, dell’esigenza di una giustizia sociale e del desiderio di forgiare la propria strada, l’obiettivo finale è quello di arrivare ad essere la versione consapevole e migliore di sé stessi. Il documentario ci mostra le vite dei quattro protagonisti, ognuno con la propria storia, le proprie sofferenze e aspirazioni; ci porta nel cuore della transizione maschile (ftm) e ci rivela inaspettate verità riguardanti il gender, l’umanità e l’amore. In fondo tutti noi cerchiamo di darci una forma, di ridefinirci figurativamente e letteralmente.
Venerdì 8 Novembre, ore 19 – Ni D’Eve Ni D’Adame. Une Histoire Intersexe di Floriane Devigne (Francia/Svizzera, 2018)
“Qualche volta sogno di essermi liberato dei miei fianchi, del sedere, delle gambe. Ma non sono realmente così pazzo. Tutto ciò che mi dà realmente fastidio è quello che ci sta nel mezzo…così completamente inutile, è agghiacciante”. Come vivi con un segreto? Come vivi con i genitali che sono stati scelti per te, chirurgicamente ricostruiti alla nascita per rispettare la norma? Come formi la tua identità con questa differenza? M, 27 anni vive in Francia, dove l’intersessualità è ancora vista come una patologia che deve essere curata e riparata. Questa sua parte integrante è un tabù ancora da affrontare. Per rompere il silenzio M risponde all’annuncio di Deborah, 25 anni, anche lei intersessuale. Quest’ultima, laureanda in studi di genere, sta cercando storie di prima mano per scrivere la sua tesi. È in questo momento che M e Deborah iniziano una corrispondenza che cambierà radicalmente le loro vite. Il film esplora i modi in cui le persone intersessuali lavorano per rivendicare i loro corpi e dare una forma alla loro identità. Vengono poste domande difficili riguardanti quello che la società occidentale è disposta a fare in nome delle norme sociali e cosa significa essere uomo, donna o un po’ di tutti e due.
Venerdì 8 Novembre, ore 21 – Queen Kong di Monica Stambrini (Italia, 2016)
Appartati dietro ad un albero di un parco, un uomo e una donna fanno sesso. Sono entrambi eleganti, la musica della festa proviene dalla villa poco lontano. Lei è molto bella ed eccitante ma lui non riesce ad avere un’erezione. Un cellulare li interrompe. Stranita e delusa, lei fa per tornare alla festa dalla quale si erano appartati ma invece scompare nel bosco. Lui la segue svogliatamente. Il bosco è buio e la vegetazione sempre più fitta. L’uomo la chiama, inciampa, cade e, quando si risolleva, al posto della sua donna trova una strana creatura. Terrorizzato l’uomo prova a fuggire ma Queen Kong non glielo permette finché non avrà finito con lui.
Venerdì 8 Novembre, ore 21.30 – Las Hijas Del Fuego di Albertina Carri (Argentina, 2018)
Alla fine del mondo, per puro caso, tre donne si incontrano e danno inizio a un viaggio poliamoroso che cambierà le loro vite. Un viaggio fatto di strade e soprattutto di tempo che si trasforma in gioia pura, piacere e divertimento. Lentamente si abbandonano all’esplorazione dell’irreversibile passione e all’utopia dell’amore monogamo, lontano dal possesso e dal dolore, come l’inevitabile fine di un amore che non si adatta a nessun canone. Attraverso i suoi appunti, Violeta ci racconta le avventure de Las hijas del fuego: un gruppo di donne alla ricerca del proprio erotismo e di un modo di essere, in un mondo che non riconosce la voluttuosità del distacco. Las hijas del fuego è un film che vuole contribuire alla creazione di punti di riferimento per quei desideri e quelle passioni che non rientrano nella norma. La pellicola vuole portare alla luce un mondo alternativo ai dogmi sociale, agli stereotipi e alla classificazione dei corpi che la società ci impone.
Sabato 9 Novembre, ore 15 – Capital Retour di Léo Bizeul (Francia, 2019)
Un corpo alla ricerca di un senso, oppure un senso che cerca disperatamente un corpo all’interno del quale realizzarsi e creare una propria esistenza? Figure mobili, nomadi e mutanti nel corpo, nello spirito e nell’identità. La protagonista di Capital retour giace nuda, distesa su una finta pelliccia davanti alla webcam, offre una breve descrizione di se stessa: alta 1,82m, 70kg, nata negli anni ’80 “ma non per questo più saggia”; tedesca di Strasburgo secondo i documenti, ma francese quando si tratta di cultura; pansessuale e intersessuale – rifiuta di essere inquadrata nella solita alternativa binaria. La pellicola, come la protagonista stessa, non è catalogabile in un unico genere, è in continuo cambiamento alla costante ricerca di una forma che meglio possa esprimere la sua essenza.
Sabato 9 Novembre, ore 16.45 – Io Sono Sofia di Silvia Luzi (Italia, 2019)
Sofia conta e mentre conta cambia, ha 26 anni e la vita in lei sta esplodendo solo ora, con leggerezza e terrore allo stesso tempo. Sofia conta i giorni e poco alla volta allontana un nome, un suono sordo che se pronunciato turba e toglie il respiro. E. è nato il 7 giugno del 1992 bello, forte e sano. E. se n’è andato definitivamente il 13 novembre 2018. Nel mezzo, in quello spazio indefinito che aveva radici nella finzione, si è forgiata una giovane donna. La quotidianità di Sofia è fatta di dolci da inventare, di un giovane amore appena nato, degli abbracci degli amici e di una madre e un padre che provano a dirsi che in realtà è tutto ”normale”. Poi la paura, la decisione, la partenza. Sofia vola in Thailandia e dall’altro capo del mondo ci dice che tutto ha un suo inizio, che questa è la sua nascita e che adesso Sofia può finalmente smettere di contare.
Sabato 9 Novembre, ore 18.45 – Room For A Man di Anthony Chidiac (Libano/USA, 2018)
Un giovane regista gay convive in un appartamento a Beirut con la madre e il cane. Attraverso la ristrutturazione della sua camera da letto egli cerca di ricostruire la propria identità. Come gli operai siriani che stanno facendo i lavori in casa sua vanno e vengono, così domande, vecchi argomenti e inaspettate passioni si agitano in lui. Per andare a fondo nelle sue ricerche il giovane regista contatta l’estraneo padre e, dopo anni di separazione, intraprendono un viaggio insieme verso il Sud America alla ricerca dei loro legami familiari. Il documentario, in costante chiave metaforica, è un intimo saggio sul significato di mascolinità e la ricerca di un giovane uomo verso la propria accettazione, tutto questo attraverso un viaggio fatto a cavallo di due continenti.
Sabato 9 Novembre, ore 21 – El Principe di Sebastián Muñoz (Cile/Argentina/Belgio, 2019)
San Bernardo, Cile 1970, poco prima dell’elezione di Allende alla presidenza. In una notte dove l’alcol scorreva a fiumi Jaime, un ventenne solitario e narcisista, accoltella il suo migliore amico chiamato Lo Zingaro, in quella che sembra una lita passionale. Condannato, finisce in carcere dove conosce lo Stallone: Un uomo più grande e rispettato nel quale Jaime troverà protezione, rivelando un profondo bisogno di tenerezza e riconoscimento. Dietro le sbarre Jaime, diventato Il Principe, scoprirà i sentimenti e le alleanze che si trovano in mezzo alla violenza quotidiana. Lo stretto rapporto tra i due, l’Amore nero come viene definito in carcere, permetterà loro di affrontare la lotta di potere che vige in quell’ambiente.