Lo ricordate sicuramente per uno dei suoi tanti soprannomi: Mr. Dynamite, Il Padrino del Soul – The Godfather of Soul, Il Lavoratore Più Istancabile dello Show Business – The Hardest Working Man in Show Business. Ma ora, con l’uscita domani sera al cinema di Get On Up, avrete l’opportunità di conoscere James Brown come uomo, al di là della leggenda. Il film, che offre uno spaccato unico della musica, delle scelte e dei capricci di un’icona, è stato diretto da Tate Taylor ed è stato prodotto da Brian Grazer e dal leader dei Rolling Stones Mick Jagger. Ad interpretare Brown è l’attore Chadwick Boseman.
Nei ruoli principali Taylor ha scelto attori con cui aveva già collaborato nel film The Help, come l’attrice nominata all’Oscar Viola Davis nel ruolo di Susie Brown, la madre di James, e la vincitrice dell’Oscar Octavia Spencer per la zia Honey. La produzione ha coinvolto anche Nelsan Ellis per interpretare Bobby Byrd, amico di una vita e musicista sempre al fianco di James; Dan Aykroyd nei panni di Ben Bart, storico manager e agente; Craig Robinson come Maceo Parker, sassofonista di James nel periodo di The Famous Flames; Lennie James per il ruolo di Joe Brown, il padre di James; Tika Sumpter nel ruolo della corista Yvonne Fair; e Jill Scott come Deedee, la seconda moglie di Brown. Inoltre, al suo esordio cinematografico, il cantante e autore, vincitore di numerosi dischi di platino, Aloe Blacc interpreta il componente dei Flame Nafloyd Scott.
Nato nei sobborghi poveri della South Carolina, nel pieno della Grande Depressione, nel 1933, James Brown è sopravvissuto a un’infanzia fatta di abbandono, abusi, riformatori e prigione. Nessuno gli ha mai insegnato il rispetto delle regole. Ed è così che ha iniziato a infrangerle. Dalla boxe amatoriale all’elemosina agli angoli delle strade, la sua vita è stata scandita da duri colpi che hanno riecheggiato per tutti gli anni a seguire. E nonostante ciò è divenuto uno degli interpreti più affermati sulle scene della musica mondiale, oggi riconosciuto come l’artista più campionato nella storia, in grado di ispirare gli artisti più celebri dei giorni d’oggi.
Un film che lascia ampio spazio alla riflessione. Invece di privilegiare un racconto cronologico, dalla culla alla tomba, la biografia viene svelata con un approccio non lineare, permettendo allo stesso James Brown di parlare direttamente al pubblico e di raccontare la sua energica storia di successi e battaglie contro tutte le avversità.
Nel ruolo da protagonista, Chadwick Boseman è riuscito a incarnare il carisma, l’energia e il genio musicale di Brown. Cresciuto sulla terra rossa del South Carolina, a due passi da dove James Brown è nato, Boseman ha affrontato un duro lavoro fatto di interminabili ore gli ha permesso di interpretare le stesse incredibili movenze del cantante con tutto il suo stile. Le sequenze musicali di “Get on Up” includono alcuni spezzoni dell’esplosivo spettacolo dell’Apollo Theater nel 1962, della straordinaria performance al T.A.M.I. Show realizzata nel 1964, dello storico concerto al Boston Garden del 1968 e dell’apoteosi funk tenutasi all’Olympia di Parigi nel 1971.
Come per altre figure chiave coinvolte in Get on Up, Tate Taylor si è mosso al ritmo battuto da James Brown anche prima di prendere la patente. “Nel Sud degli Stati Uniti è considerato una leggenda, arrivata naturalmente nelle nostre vite.” afferma lo stesso regista. “È stato un uomo pericoloso, sexy, divertente. Ha anche combinato parecchi casini, ma chi può dire di non averne mai fatti? Ha sempre fatto parte della cultura del profondo sud”.
Quando è iniziata la fase di immersione totale in questo nuovo progetto, Taylor ha avuto un’illuminazione. “È stato confermato da tutti quanto James Brown fosse un maniaco del controllo, ma è anche vero che sapeva sempre come le cose andassero gestite e insisteva come un martello pneumatico perché fossero fatte per bene,” riflette il regista. Con il suo film, Taylor ha voluto trasmettere al pubblico la propria versione dei fatti, nella maniera in cui la vedeva Brown stesso: “mi sento libero di superare le regole classiche e andare dal 1968 al 1933 e poi ancora nel ’68 in soli dieci minuti, se sento il bisogno di farlo”.
Permettere al protagonista di relazionarsi con lo spettatore ha anche liberato il regista dalle convenzioni classiche dei film biografici, come poteva essere un montaggio formale e l’utilizzo di titoli esplicativi. Taylor puntava a qualcosa di più dinamico e personale: “dopo aver salvato la città di Boston dagli scontri, la notte dopo dell’assassinio di Martin Luther King, e poi ancora con l’incisione del singolo ‘Say It Loud—I’m Black and I’m Proud,’ Brown è inaspettatamente diventato la voce dell’America nera” ha spiegato Taylor. “È andato in Vietnam per incontrare i soldati; ha visitato la Casa Bianca e incontrato più di un presidente. Ha rilasciato interviste praticamente ovunque e gli è stato chiesto un parere praticamente di ogni cosa. Ha addirittura partecipato alla conduzione del “The Mike Douglas Show” per un anno”.
Taylor fa un distinguo necessario, spiegando di non aver voluto trascurare i periodi oscuri della vita di James Brown. “Nessuno sta cercando di dipingere un’immagine perfetta di un personaggio, anche perché è scontato che chi è perfetto non riesce a essere particolarmente divertente. James Brown ha avuto una vita folle, e voglio che il pubblico ci entri in contatto”.
“James Brown è sempre stato un uomo in anticipo sui tempi e oggi come oggi possiamo dire di non averlo ancora capito a pieno. Ha vissuto la vita di centinaia di persone in una sola”
Chadwick Boseman