Arriva stasera al cinema, dopo la proiezione delle scorse settimane al Festival del Film di Roma, il film scritto e diretto da Dan Girloy e con protagonista Jake Gyllenhaal: Lo Sciacallo. Una storia incentrata su un fenomeno sempre più frequente ed attuale, quello del Citizen Journalism, il giornalismo di strada realizzato da utenti privati che vendono poi i loro materiali video ai grandi mezzi di comunicazione ufficiali, di massa.
Louis Bloom (Jake Gyllenhaal) non riesce a trovare lavoro. Un giorno assiste per caso a un incidente stradale e ha un’illuminazione: si procura una videocamera e da quel momento passa le notti correndo sui luoghi delle emergenze, per riprendere le scene più cruente e vendere il materiale ai network televisivi. La sua scalata al successo lo rende sempre più spietato finché, pur di mettere a segno uno scoop sensazionale, arriva a interferire pericolosamente con l’arresto di due assassini.
Tutte le notti, mentre la città dorme, bande eterogenee di persone alla guida di macchine veloci, muniti di videocamere costose e di rumorose radio della polizia, si aggirano per i vasti meandri di Los Angeles in cerca di una storia. Questi giornalisti freelance, conosciuti come gli sciacalli, vanno a caccia di incidenti, incendi, omicidi e altri disastri nella speranza di vendere le riprese alle TV locali. Schizzando da una zona del crimine all’altra, sono mossi dalla semplice equazione che converte crimini e vittime in dollari e centesimi.
Per il regista e sceneggiatore Dan Gilroy la sottocultura notturna del cacciatore reietto di notizie è il mondo perfetto in cui gettare il protagonista Lou Bloom. Incarnazione di una giovane generazione alienata, Lou ha di fronte a se un futuro in cui gli stage ed il salario minimo hanno rimpiazzato la promessa di un lavoro a tempo pieno e di una carriera. “Cosa sono l’assunzione e le possibilità di fare carriera per la generazione di Lou quando le opportunità sono svanite a causa della globalizzazione del salario minimo?” si chiede Gilroy. “Questo è l’ambiente in cui è nato il personaggio di Lou. Vive in un mondo di crescente disparità economica. Porte chiuse. Praticantati che creano servitori per necessità. Questa è la realtà del lavoro per Lou e altre milioni di persone”.
Approfittando dell’opportunità di fare un’istantanea di questa sottocultura losangelina, Gilroy ha iniziato il lavoro con diversi aspetti chiave dei personaggi. “Lou è una persona che non cambia e piuttosto manipola il mondo intorno a sé”, dice il regista. “L’ho visto come un’opportunità di creare un personaggio che fa da specchio alla società”.
L’ascesa di Lou nel mondo del giornalismo televisivo è una classica storia di successo all’americana – con una svolta dark. “Inizia cercando lavoro e finisce per essere il proprietario di un business in espansione. È un happy ending per il nostro eroe ma una conclusione da incubo per la società”. Gilroy afferma che ha voluto “instillare la terribile consapevolezza che il vero orrore non è Lou, è il mondo che lo ha creato e che lo premia”.
La parte difficile per Gilroy è stata mantenere una connessione tra Lou ed il pubblico, mettendo in evidenza continuamente l’umanità del personaggio. “La bibbia di Lou sono le linee guida delle multinazionali scaricate da internet, in cui crede profondamente”, spiega Gilroy. “Lou è sempre ricettivo, impara e assorbe le cose come una spugna. Queste sono qualità umane con cui ci si può identificare, così come la sua impresa di arrampicamento. Crea empatia per la sua causa dato che è in cerca di un lavoro e di una relazione. Queste qualità, combinate con la sua solitudine, rendono Lou umano”.
L’ascesa di Lou nel mondo dello sciacallaggio è aiutata da Nina, interpretata da Rene Russo. “Nina è da trent’anni una veterana in quel sanguinoso sport che è il giornalismo televisivo”, dice Gilroy. “È una bellezza cinquantenne logorata e troppo imbellettata che ha cominciato davanti alla telecamera ed ora, solo con la sua tenacia, è diventata la direttrice della rete”.
Gilroy stabilisce una similitudine chiave tra il personaggio di Rene Russo e Lou. “Entrambi sono pienamente sviluppati. Non c’è sviluppo in Nina se non per il fatto che il suo lavoro è più sicuro alla fine del film che non al principio. Le regole giornalistiche che Nina infrange con Lou diventano più estreme, ma non ha fatto che infrangere regole per anni. Alla fine del film, come Lou, viene premiata per le sue scelte”.
Nell’ambiente del giornalismo televisivo in cui l’apparenza spesso è più importante della sostanza, Nina comunica l’aspetto di una donna che ha cominciato davanti ad una telecamera ed ora si aggrappa alla sua posizione con le unghie. Sotto la facciata di glamour, Nina lotta per tenere il passo con un mondo connesso su internet in cui gli smartphone forniscono informazione ed intrattenimento 24 ore su 24.
Nina è entrata a far parte di una razza in via d’estinzione sul punto di diventare un dinosauro dei vecchi media. Per essere competitiva, forza i limiti etici fino al punto di rottura e spinge Lou a portarle video rivoltanti. La disperazione di Nina emerge dalla sua descrizione della stazione televisiva: “Pensa al nostro programma come ad una donna urlante che corre per strada con la gola tagliata”.
Lou snocciola dati sul potere della tv di informazione locale e sulla sua bramosia di storie di crimini terrificanti. A sentire Gilroy questi fatti sono veri. “Nonostante la diminuzione dei tassi di criminalità, la televisione locale crea e perpetua il mito della criminalità urbana che minaccia i sobborghi. Le storie della televisione locale sono affascinate dai moniti. I crimini vengono falsamente ricollegati a degli schemi, dando l’idea di una serie crescente e pericolosa di minacce. Le notizie vengono confezionate in un prodotto che serve a vendere pubblicità”.
Lou porta le sue idee sul palinsesto ad un nuovo livello quando si getta nella sua nuova carriera. Come con ogni altra cosa della sua vita, Lou si approccia al lavoro dopo molta ricerca e preparazione. Le tracce dei discorsi di Lou sono ravvivate da fatti, consigli di auto-aiuto e sul business che ha raggranellato su internet. “È una strana combinazione di società primitiva e moderna mischiati insieme in questo essere umano”, dice Gyllenhaal. “Fa ricerche di ore ed ore su internet con lo scopo di scoprire cose sul mondo come di scegliere le parole da usare. Lou prende le informazioni che trova come se fossero scritte sulla pietra. Comunica sempre la sua idea, e tutto ciò che dice ha un aspetto di verità”.
Lo Sciacallo ritrae Lou come parte di un sistema di offerta e domanda in cui le televisioni locali esagerano i reportage sui crimini per aumentare gli ascolti. Come spiega Gilroy, “i telegiornali delle TV locali si approfittano delle persone instillando un senso pervasivo di pericolo. Detto questo, il mio film resiste alla tentazione di giudicare. “Abbiamo sempre cercato di rimanere cinematograficamente neutrali. Non sottolineiamo mai nessun giudizio morale. Auspicabilmente il film comunicherà cose diverse a diverse persone. Lo scopo è che gli spettatori vedano delle parti di se stessi in Lou e nel mondo in cui si muove”.
“So che la cultura del lavoro dei giorni nostri non garantisce più l’affidabilità del posto di lavoro che poteva essere promessa alle generazioni precedenti. Ciò che credo, signore, è che le cose belle succedono a coloro che lavorano come dei pazzi, e che le brave persone come lei, che raggiungono la vetta della montagna, non ci sono capitate per caso. Il mio motto è: se vuoi vincere la lotteria, gudagnati i soldi per il biglietto”
Louis Bloom, Lo Sciacallo