18o anni fa oggi moriva a Napoli uno dei poeti immortali: Giacomo Leopardi. Un personaggio che il nostro cinema ha celebrato nel 2014 con Il Giovane Favoloso film diretto da Mario Martone con protagonista – nei panni del poeta – uno strepitoso Elio Germano (che per questa prova vinse il David di Donatello 2015 come Miglior Attore Protagonista).
Nato a Recanati nel 1798, Giacomo Leopardi (Elio Germano) è un bambino prodigio che cresce sotto lo sguardo implacabile del padre Monaldo (Massimo Popolizio), in una casa che è una biblioteca, talmente grande da far invidia alle grandi corti europee. La sua mente spazia ma la casa è una prigione: legge di tutto, ma l’universo è fuori. In Europa il mondo cambia, scoppiano le rivoluzioni e Giacomo cerca disperatamente contatti con l’esterno. A ventiquattro anni, quando lascia finalmente Recanati, l’alta società italiana gli apre le porte ma il nostro ribelle non riesce ad adattarsi e vive una vita piena di aspettative e di desideri, segnata dalla malinconia.
A Firenze si coinvolge in un triangolo sentimentale con Antonio Ranieri (Michele Riondino), l’amico napoletano con cui convive da bohémien, e la bellissima Fanny (Anna Mouglalis). Si trasferisce infine a Napoli con Ranieri dove vive immerso nello spettacolo disperato e vitale della città plebea. Scoppia il colera: Giacomo e Ranieri compiono l’ultimo pezzo del lungo viaggio, verso una villa immersa nella campagna sotto il Vesuvio. Una storia di genio, sofferenze, poesia, amori e avventure.
La sceneggiatura del film è stata scritta a quattro mani da Mario Martone e da Ippolita di Majo e attinge agli scritti di Leopardi e all’insieme del suo epistolario, lo scrigno attraverso cui è possibile seguire la sua breve vita dalla Recanati della biblioteca paterna fino alla Napoli del colera e del Vesuvio.
Martone ha specificato però che il suo interesse “non è per l’aneddoto: la vita di Leopardi è tutt’uno con la sua scrittura, si potrebbe dire che non c’è un suo verso, non c’è un suo rigo che non sia autobiografico. Leopardi sa, con molto anticipo su Proust, o su Beckett, che solo la radicale esperienza di se stessi consente la partita con la verità: da qui le poesie, lo Zibaldone, le Operette morali“.
La forza di questo poeta arriva anche sul grande schermo, come spiega lo stesso Martone: “affrontare la vita di Leopardi significa inoltre svelare un uomo libero di pensiero, ironico e socialmente spregiudicato, un ribelle, per questa ragione spesso emarginato dalla società ottocentesca nelle sue varie forme, un poeta che va sottratto una volta e per tutte alla visione retorica che lo dipinge afflitto e triste perché malato“.
“Il Giovane Favoloso’ vuole essere la storia di un’anima, che ho provato a raccontare, con tutta libertà, con gli strumenti del cinema”.
Mario Martone
(Foto di Mario Spada)