Stamattina è stato presentato al cinema Farnese di Roma Le Guerre Horrende, il secondo lungometraggio di Luca Immesi e Giulia Brazzale che, attraverso la vicenda del Capitano, dello Scudiero e del Soldato, dipinge l’orrore della Guerra: di tutte le guerre. Protagonisti sono Livio Pacella, Désirée Giorgetti, Dario Leone, Milton Welsh, Cosimo Cinieri, Anna Bonasso, Fabio Benetti, Simone Longo, Patrizia Laquidara, Francesca Arri, Beatrice Zen. Il film sarà al cinema dal 16 aprile.
Ambientato in un fantomatico Purgatorio senza tempo, fra i boschi della provincia vicentina, il film narra una piccola grande storia di umano dolore, di quelle che la Guerra sa generare al di là ed oltre la buona volontà dei suoi protagonisti. Al centro della vicenda c’è lo straordinario incontro di tre singolari personaggi: il Capitano, ragazzo del ’99, eccentrico reduce della Grande Guerra e del secondo conflitto mondiale, ritiratosi a vivere in un misterioso bosco, con il suo vecchio carrozzone da circo, insieme ad un giovane ed strambo scudiero. I due trascorrono tutto il tempo a narrare ed inscenare epiche battaglie, avendo per pubblico animali ed insetti immaginari. Le storie raccontano ora di comici lamenti funebri, ora di stravaganti guerre tra formiche e mosche. In questa atmosfera fiabesca, l’arrivo di un giovane paracadutista ferito e privo di memoria, spezza il legame tra il Capitano e lo Scudiero, in un crescendo di conflitti, tensioni e colpi di scena.
Le Guerre Horrende, espressione utilizzata dal Machiavelli in riferimento alle Grandi guerre d’Italia, ove horrendo va inteso in un senso etimologico più ampio, non solo come orribile, ma anche come grandioso ed imponente, è una favola nera sulla “damnatio memoriae” che ambisce a contaminare il linguaggio proprio del cinema con il linguaggio del teatro. Questo si deve innanzitutto all’ispirazione diretta che la sceneggiatura ha tratto dal testo teatrale Le Guerre Orrende scritto nel 1997 da Pino Costalunga. La storia, recitata anche in lingua veneta, è una commedia fantastica, dal sapore grottesco e paradossale, che declina sempre più nel dramma classico. La narrazione, all’inizio favolistica, surreale e sognante, con lo svolgersi della vicenda, lascia il passo al dramma della guerra, crudo e realista.
“A conclusione di questi intensi 5 anni dedicati alla commemorazione della Grande Guerra, ci sembrava dovuta una riflessione sulla melma devastante in cui tutte le guerre sono capaci di appiattire vicende ed umanità – spiegano Luca Immesi e Giulia Brazzale – specialmente in questo momento storico pieno di violenza, caos e atmosfera da fine del mondo”. La comunità scientifica, non a caso, accosta quest’epoca presente ai momenti più bui della Guerra Fredda: “il Bulletin of atomic scientists, dal 1947, a seconda della situazione mondiale, posiziona una simbolica lancetta più o meno vicino alla mezzanotte, metafora dell’Apocalisse – continuano gli autori – ebbene nel 2018 questa lancetta è arrivata a due minuti allo scoccare della mezzanotte. Non accadeva dal 1953, quando si credeva inevitabile un olocausto nucleare tra Stati Uniti e Unione Sovietica”.
Rimanendo fedeli al testo di partenza di Costalunga, la poesia riveste un ruolo principale nel film, i vari personaggi durante la vicenda recitano versi di Folengo, Ruzante, gli anonimi pavani, Pessoa, Apollinaire, Govoni. “L’idea fondante del nostro film è che le guerre e la violenza, siano solo il frutto del personale conflitto che giace irrisolto nel microcosmo che è in ognuno di noi” concludono i due registi.
“No war within, no war without”.