Con un’abilità trascinante, Giuliana De Sio è la straordinaria protagonista di Notturno Di Donna Con Ospiti, lo spettacolo – interpretato la prima volta dall’attrice vent’anni fa – scritto da Annibale Ruccello, indimenticabile scrittore e poeta geniale che aveva anticipato temi oggi di profonda attualità. Un testo che mette a nudo contraddizioni e scomode verità, utilizzando una alchimia perfetta di linguaggio, mettendo ben in luce rapporti affettivi, fragilità, bisogni e ricerca di identità. Lo spettacolo sarà in scena domani al Teatro Fraschini di Pavia.
In Notturno di Donna Con Ospiti, scritto nel 1982 e rappresentato per la prima volta l’anno successivo, Ruccello intraprende un viaggio nel quotidiano, sfociando nel genere thriller con colpi di scena ad effetto: la protagonista è Adriana (Giuliana De Sio), che vive in una casa a due piani isolata nell’hinterland napoletano, porta avanti la terza gravidanza, con un marito violento, Michele, che fa il metronotte.
Una sera, mentre è quasi del tutto assopita davanti al televisore, piombano a farle visita strani individui: una donna che chiede rifugio dopo un’aggressione – che risulterà essere una sua cinica compagna di scuola – il marito di lei e un ex fidanzato appena evasa da galera. La vicenda si complica e impone alla donna di riconsiderare la propria esistenza, a partire dall’infanzia e il difficile rapporto con i genitori, pensieri che fanno affiorare nella sua mente i ricordi di un tempo passato e scatenano reazioni che conducono ad un finale folle e catartico.
Testo drammatico, intriso però di una comicità involontaria scaturita dalla durezza e brutalità di sentimenti e situazioni, dalla degradazione crescente di un ambiente un po’ desolato nel quella spicca la figura di Adriana, una donna-bambina forse mai cresciuta del tutto. Schiacciata da una vita senza sogni e logorata dal suo microcosmo familiare, omologante attraverso i falsi miti della radio e della televisione, la protagonista si trova faccia a faccia con i fantasmi del suo passato, ospiti evocati dalla sua mente, che provocheranno in lei una reazione estrema e sconvolgente.
La regia è affidata a Enrico Maria Lamanna, che costruisce in modo organico un percorso giocato tra realtà e sogno. Secondo il regista, il testo propone “il viaggio che Ruccello aveva intrapreso nel quotidiano attraversato e contaminato dal thriller, nonché il viaggio nel panorama desolato della periferia urbana, dei ghetti degradati, tra le tv locali e le radio libere”. Una serie di colpi di scena con “un occhio al cinema thrilling, soprattutto a quello anni ’70, per intendersi di Scorsese e di Kubrick”.
I canoni sono sempre gli stessi: il luogo isolato, il protagonista barricato all’interno, la minaccia esterna che semina orrore e sgomento fino ad un catartico finale: “un progetto in definitiva che segna l’ideale ricostruzione del discorso su Ruccello, sulla violenza e modernità delle metropoli” conclude Enrico Maria Lamanna.