Lunedì 7 febbraio uscirà nelle sale Gli Anni Belli, l’esordio alla regia di Lorenzo d’Amico De Carvalho, con protagonisti Maria Grazia Cucinotta, Ninni Bruschetta e Romana Maggiora Vergano. Il film è anche interpretato da Ana Padrão, Stefano Viali, Gianvincenzo Pugliese, Francesca Ziggiotti, Gabriele Stella, Luca Attadia, Alexia Turchi, Riccardo Maria Manera, Giorgia Spinelli, Costantino Comito, con Riccardo Sinibaldi, Beniamino Marcone e Rosalia Porcaro e vede la partecipazione straordinaria di Paola Lavini e di Bebo Storti.
Il film
Estate, 1994. Un nuovo governo è da poco salito al potere ed Elena (Romana Maggiora Vergano), 17 anni, amante dei Nirvana e pasionaria in erba non vede l’ora di farlo cadere. Purtroppo per lei i suoi genitori hanno altri programmi. Il padre (Ninni Bruschetta), burbero insegnante di greco, e la madre (Maria Grazia Cucinotta), paziente mediatrice, si trascinano una consuetudine dagli anni Settanta: saltare in macchina e recarsi sempre nello stesso identico campeggio. Quest’anno, però, li aspetta una sorpresa: c’è un nuovo direttore in città e ha cambiato tutto, a cominciare dal nome. Il nuovo sta avanzando, e il “Bella Italia” intende essere il nuovo fatto vacanza.
Elena approda al “Bella Italia” rassegnata a un’estate infernale, ma non ha fatto i conti con l’arrivo a sorpresa di un gruppo di ventenni (ai suoi occhi grandi e fichissimi) e soprattutto con l’apparizione angelica di André (Riccardo Maria Manera), diciottenne italo-francese bello quasi più di Kurt Cobain. Sullo sfondo di un’Italia che, non lo sa, ma sta cambiando tanto anche lei, Elena si appresta a vivere l’estate più esaltante di sempre, tra rivoluzioni, lacrime di sofferenze d’amore adolescenziale che si affogano in enormi gelati, falò al mare, giochi in spiaggia, sorprese, rivelazioni e trombe marine. Se è vero che la vita si può riassumere in dieci estati fondamentali, questa di Elena è l’estate degli Anni Belli, quelli che non si dimenticano mai.
Lorenzo d’Amico De Carvalho racconta…
“Gli Anni Belli è il racconto di formazione di una generazione, la mia, in cerca di Rivoluzione in un mondo dove ci veniva detto che la Storia era ormai finita. Nati in una società super-privilegiata, la fine della guerra fredda ed il procedere dell’integrazione europea ci promettevano un futuro di pace, libertà, ed eterna crescita economica. Un mondo perfetto, contro il quale sentivamo comunque l’urgenza di ribellarci. La nostra adolescenza – dal latino adolesco, che significa crescere ma anche bruciare – ci spingeva comunque a rivoltare il mondo. Un’operazione ben difficile quando tutto intorno a te sembra costruito al solo scopo di soddisfare il principio del piacere, e la felicità mostrata come alla portata costante di tutti, a patto che si sia in condizione di comprarla. Un mondo in cui metter in questione lo status quo, per noi, ragazzi borghesi occidentali, poteva sembrare un atteggiamento ingrato, infantile, e in fin dei conti senza senso: come si può sostenere ci sia qualcosa di sbagliato, se tutto sembra andare a tuo favore? E soprattutto come si può restare convinti di poter cambiare il mondo, quando le Grandi Questioni appaiono completamente al di fuori della tua portata?”.
“Con la mia co-sceneggiatrice Anne-Riitta Ciccone, abbiamo pensato che il modo migliore di affrontare questo tema fosse attraverso la commedia. Specialmente allo scopo di intercettare le giovani generazioni, che non amano certo gli si spieghi la vita, e sono perfettamente capaci di leggere fra le righe di quella che potrebbe a prima vista apparire come una storia pensata solo per intrattenere. Abbiamo scelto un anno specifico, quel 1994 dove il paese sembrava sul punto di spiccare il volo verso una nuova vita, una sorta di nuova adolescenza della nostra comunità nazionale, che nell’aver fatto piazza pulita della vecchia classe politica pensava di essersi lasciata per sempre alle spalle la stagione buia della corruzione e dell’estremismo politico, e guardava al futuro con entusiasmo, pur rimanendo profondamente divisa al suo interno”.
“Abbiamo preso la nostra protagonista, una ragazza che smania per essere riconosciuta in quanto adulta in un mondo che si ostina a non prenderla sul serio, e l’abbiamo piazzata in un microcosmo, il campeggio, che potesse risultare familiare al pubblico di ogni epoca e paese, ma nel contempo fosse abitato da personaggi capaci di rendere il sapore dell’Italia di allora, in cui riconoscere tutte le radici dell’Italia di oggi. Abbiamo infine aggiunto il mare, i mondiali, una crisi familiare, l’amicizia, e l’amore, e cercato di ricatturare il sapore dell’estate, di quella estate della vita di cui ognuno conserva per sempre nel cuore il ricordo”.