Presentato in Concorso al 70° Festival del Cinema di Locarno, esce oggi al cinema Gli Asteroidi, film d’esordio di Germano Maccioni. Scritto dal regista insieme a Giovanni Galavotti, Gli Asteroidi porta per la prima volta sullo schermo un cast affiatato di giovani attori non-professionisti: Riccardo Frascari, Nicolas Balotti e Alessandro Tarabelloni, affiancati in ruoli chiave dal talento di Pippo Delbono e Chiara Caselli. La colonna sonora unisce la composizione originale di Lorenzo Esposito Fornasari a brani de Lo Stato Sociale.
Una provincia industriale, sconfinata, alienante. Un tempo florida, ora profondamente segnata dalla crisi economica. Provincia di campi allargati e capannoni dismessi, è l’universo in cui gravitano Pietro (Riccardo Frascari) e il suo amico Ivan (Nicolas Balotti), diciannovenni in conflitto con la famiglia, con la scuola, con tutto. Sullo sfondo una serie di furti nelle chiese, compiuti dall’inafferrabile “banda dei candelabri”, e l’incombere di un grande asteroide, monitorato dalla stazione astronomica della zona perché in procinto di passare molto vicino alla Terra.
Talmente vicino che un amico un po’ strambo, fissato con questioni astronomiche e filosofiche, è sicuro che precipiterà sul pianeta, annientando l’umanità. E mentre la “fine del mondo” si avvicina, Ivan convince Pietro a partecipare a un furto, con conseguenze drammatiche che colpiranno fatalmente il loro mondo.
Concepito, prodotto e realizzato interamente a Bologna e nella sua provincia – un territorio che diventa autentico protagonista della pellicola – il film si inscrive nel genere attualissimo del coming-of-age, un romanzo di formazione innestato su una trama vivace di azione, e su uno sguardo di camera che indaga un piano insieme intimo e sociale. Protagonisti di questa favola avventurosa calata nella contemporaneità, sono tre ragazzi neppure ventenni legati da amicizia profonda, in un contesto in cui la crisi economica ha picchiato duro, e non ha risparmiato le loro famiglie, rendendo precari affetti e legami. Del futuro non pare esserci traccia.
Il presente sono giorni vuoti e ripetitivi: scuola, lavoro da quattro soldi, circolo ricreativo, vagabondaggi. Sullo sfondo due misteri: una serie di rapine nelle chiese, e il passaggio di un asteroide terribilmente vicino alla Terra. Uno scenario da provincia ex-industriale sconfinata, che poggia su un passato dove tutto ormai vacilla e tuttavia può prestarsi, quasi epico, a cavalcate selvagge alla John Ford su un motorino smarmittato. E quasi aliena, sull’orizzonte piatto della pianura emiliana, si staglia la stazione astronomica che nutre i sogni di uno dei ragazzi, Cosmic (interpretato da Alessandro Tarabelloni): lo stesso osservatorio astronomico – la Stazione Radioastronomica di Medicina (Bologna) – del Deserto Rosso di Antonioni. Una notte particolarmente stellata può segnare le vite dei ragazzi in maniera decisiva, e portare il loro viaggio, come quello dei corpi celesti del titolo, a una distruzione, o a un nuovo passaggio.
Germano Maccioni ha sempre pensato agli Asteroidi come a “una piccola fabula di formazione, ambientata in provincia, nell’orizzonte piatto della pianura, fertile di campi lunghissimi, facce e storie pazze, balere e apparenti brutture architettoniche che a volte però sorprendono lo sguardo e ci fanno intravedere una grazia inaspettata”. In questo paesaggio tanto emiliano quanto metafisico, Maccioni ha cercato “una rappresentazione di una condizione umana. Sono onorato (e curioso) che l’anteprima mondiale del film avvenga nel concorso ufficiale di un festival internazionale e così aperto sul mondo come quello di Locarno, come il migliore dei contraltari”.